A quasi 5 anni dalla sua prima uscita, il Termometro della Salute, ricerca promossa dall’Osservatorio Salute, Legalità e Previdenza Eurispes-Enpam, presentato a Roma nei giorni scorsi, è tornato a proporre un tentativo di lettura dello stato dell’arte del Sistema sanitario nazionale all’indomani del Covid-19, tra gap e prospettive. Mandelli (Fofi): «Occorre alleggerire il carico su Pronto Soccorso r ospedali. I farmacisti sono artefici di questa evoluzione e della creazione di una sanità più vicina ai cittadini»

Il secondo rapporto “Termometro della Salute”, una ricerca promossa da Eurispes ed Enpam all’interno dell’Osservatorio Salute, Legalità e Previdenza, presentata a Roma lo scorso 21 giugno, ha proposto una lettura dell’esistente, mettendo in evidenza le criticità e le prospettive del nostro Sistema Sanitario dopo lo tsunami Covid-19.

La ricerca e gli obiettivi

«Questo lavoro di ricerca vuole occuparsi di ciò che l’impatto del Covid-19 ha generato nella percezione del Sistema sanitario nazionale e sulla sua programmazione nel dopo-Covid. Nel nostro Paese, così come nel resto del mondo, i temi della salute sono infatti balzati al vertice dell’attenzione dei cittadini e dei governi, travalicando i tradizionali contorni delle politiche di settore e imponendosi come snodo centrale delle stesse politiche economiche. Basti pensare alla “rivoluzione” nella Ue rappresentata dalla parziale condivisione del debito dei paesi aderenti, che ha portato al varo del Next Generation EU e ai Piani nazionali di resilienza.

L’Osservatorio Eurispes-Enpam ritiene che sia, ora, possibile andare oltre le specifiche tematiche legate alla pandemia per affrontare la riforma del Servizio sanitario nazionale che, proprio dai limiti mostrati anche nel recente passato e dai provvedimenti in risposta al Covid-19, prende le mosse per una ambiziosa opera di riforma. Ambiziosa, ma problematica e irta di contraddizioni e incognite. Se il Paese ha tenuto, se la Sanità pubblica ha svolto la sua decisiva e riconosciuta funzione, se il ruolo della salute nel quadro più generale di una società democratica e avanzata è tornato in prima pagina, sarebbe un grave errore non concentrare ora il massimo sforzo per rimettere, con la riforma, la Sanità definitivamente al centro delle politiche volte alla crescita del Paese» ha dichiarato il presidente Eurispes, Gian Maria Fara, in occasione della presentazione del rapporto.

Il depotenziamento progressivo del Ssn

Il rapporto evidenzia ed elenca le principali criticità del nostro Ssn, a partire da un suo progressivo depotenziamento messo in atto nel corso di un decennio che ha sottratto alla sanità 37 miliardi di euro, portando l’Italia ad avere una quota di investimenti in sanità sul PIL di molto inferiore a Paesi come Germania o Francia. Il Covid ha segnato un’inversione di tendenza, ma dopo il triennio “straordinario”, con l’ultima Legge di stabilità la quota del PIL riservata al Ssn è tornata a scendere, tendendo a quel minimo storico collocato intorno al 6%.

La carenza di risorse umane

Altro tasto dolente è la penuria di risorse umane: il mancato turnover e il blocco delle assunzioni hanno determinato un progressivo invecchiamento del personale sanitario che imploderà nei prossimi anni con il loro pensionamento. In particolare, l’invecchiamento dei medici impatta sulla medicina di base e sulle cure primarie, mentre particolarmente complessa è anche la situazione relativa al personale infermieristico, particolarmente carente.

«Dal 2022 al 2027 il Sistema sanitario pubblico perderà ogni anno una media di 5.866 medici dipendenti, e una media di 2.373 medici di medicina generale. Per l’intero quinquennio vanno calcolate le uscite di 29.331 medici dipendenti, e di 11.865 medici di base. Rispetto agli attuali organici, per entrambi i comparti si tratta di perdite di poco inferiori al 30%. Anche i 21.050 infermieri più anziani del servizio pubblico sono destinati a lasciare vuoto il loro posto di lavoro nel prossimo quinquennio “per raggiunti limiti di età”. Si consideri inoltre che in molti casi si tratta di un lavoro usurante e che non è da escludere che si producano molti prepensionamenti che aggraverebbero la perdita di quasi il 10% degli addetti» si legge nel rapporto.

Remunerazione e mobilità sanitaria

A questo si aggiungono questioni di carattere remunerativo (la remunerazione di un medico in Italia è di 2,4 volte quella media del Paese a fronte di 3,6 di Regno Unito, 3,4 di Germania e 3 di Spagna) e forte mobilità sanitaria tra Regioni italiane caratterizzate da un’offerta molto diversa.

Le criticità della riforma

All’ultimo punto, e non certo per importanza, le criticità del progetto di riforma: «L’obiettivo programmato con il DM 77 dell’apertura in pochi anni di circa 1.350 Case della Comunità comporta uno sforzo logistico enorme che difficilmente la maggior parte delle Sanità regionali sarà in grado di sopportare. Nel corso del 2022 si è assistito a molte “inaugurazioni” di Case della Comunità, ma in realtà si è trattato di strutture preesistenti (poliambulatori, case della salute). Se il Sistema sanitario nazionale non sarà messo in grado di programmare e poi assorbire le necessarie professionalità, le Case e gli Ospedali della Comunità rimarranno vuote; mentre la crisi del decisivo comparto della medicina generale si avviterà ulteriormente, gli ospedali continueranno a degradarsi, l’universalità della sanità pubblica continuerà a deperire, si apriranno ulteriori autostrade per la sanità privata e curarsi diverrà una questione di censo.

Anche dal punto di vista “culturale”, l’attenzione che il DM 77 dedica alla telemedicina e alla ottimizzazione delle reti di comunicazione in ambito sanitario si scontra con la realtà di molte Regioni, per le quali il Fascicolo Sanitario Elettronico è ancora uno strumento sostanzialmente sconosciuto» si legge ancora nel documento Eurispes-Enpam.

Rafforzare la sanità di prossimità, a partire dalle farmacie

Dall’indagine Eurispes-Enpam emergono dati molto preoccupanti rispetto alla capacità del sistema sanitario far fronte ai bisogni di salute degli italiani. «Rafforzare la sanità di prossimità, di cui i farmacisti rappresentano il primo punto di accesso sul territorio, risponde all’esigenza di garantire un servizio di facile accesso e fruibile ai pazienti, che può contribuire a contrastare il drammatico fenomeno della rinuncia alle cure» ha dichiarato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) commentando i dati del II Rapporto secondo cui, nel 2022, oltre un terzo dei cittadini ha rinunciato alle prestazioni sanitarie per indisponibilità delle strutture e lunghe liste di attesa.

Alleggerire il carico degli ospedali: farmacia dei servizi e telemedicina

La Farmacia dei Servizi, dal canto suo, è in grado di rispondere in modo adeguato all’esigenza di prossimità delle cure, in particolar modo per una popolazione che invecchia e ha bisogno di un costante monitoraggio delle condizioni di salute e dell’aderenza terapeutica. «L’esperienza pandemica – ha proseguito Mandelli – ci ha insegnato che abbiamo bisogno di alleggerire il carico sui Pronto Soccorso e sugli ospedali. I farmacisti sono artefici di questa evoluzione e della creazione di una sanità più vicina ai cittadini, operando in stretta sinergia con i medici di medicina generale e gli altri professionisti della rete di assistenza sul territorio, come previsto dal DM 77.

Grazie alla telemedicina, i farmacisti possono favorire un accesso capillare all’assistenza sanitaria anche nei contesti più difficili, migliorare e rendere più efficiente la presa in carico dei pazienti cronici. Per questo, dobbiamo lavorare tutti insieme – professionisti, politica e istituzioni – per rafforzare l’assistenza di prossimità e proseguire nel percorso di sburocratizzazione in atto, per poterci dedicare al cuore della nostra professione: la promozione della salute e l’assistenza quotidiana ai pazienti» ha concluso il presidente Fofi.