Per quanto la tirzepatide sia approvata dalla Food and Drug Administration statunitense – FDA per i soggetti con diabete tipo 2, la sua efficacia non era stata ancora approfondita con riguardo ai pazienti con diabete di tipo 1.

Uno studio pilota osservazionale retrospettivo condotto negli USA e pubblicato sul Journal of Diabetes Science and Technology ha inteso indagare l’efficacia della tirzepatide in pazienti adulti con diabete di tipo 1.

Lo studio condotto

Si è trattato di uno studio pilota, osservazionale, retrospettivo e monocentrico, in cui sono stati raccolti i dati relativi all’emoglobina glicata (HbA1c), al peso, all’indice di massa corporea (BMI) e al monitoraggio continuo del glucosio dalle cartelle cliniche elettroniche di adulti con diabete di tipo 1 all’inizio del trattamento con tirzepatide e in occasione di successive visite cliniche effettuate nell’arco di 8 mesi.

Gli esiti primari erano la riduzione dell’HbA1c e la variazione percentuale del peso corporeo, mentre gli esiti secondari erano la variazione delle metriche del controllo continuo della glicemia e dell’indice di massa corporea nell’arco di 8 mesi dal basale.

Pazienti arruolati e risultati ottenuti

Sono stati arruolati 26 adulti con diabete di tipo 1, di cui il 54% rappresentato da donne; l’età media era di 42 ± 8 anni e l’indice di massa corporea medio risultava pari a 36,7 ± 5,3 kg/m2. 

Ogni partecipante ha ricevuto una dose di 2,5 mg all’inizio del trattamento, con un aumento del dosaggio in base agli obiettivi del medico o del paziente. I valori di emoglobina glicata, peso e indice di massa corporea sono stati registrati ad ogni visita dall’inizio del trattamento fino ad otto mesi di follow-up. Nel periodo, sono stati registrati oltre al controllo continuo del glucosio, anche i dati relativi alle ipoglicemie gravi e chetoacidosi diabetica.

A tre mesi dall’inizio del trattamento è stata registrata una riduzione significativa dell’HbA1c dello 0,45% e dello 0,59% a 8 mesi; la riduzione del peso corporeo è stata del 3,4%, 10,5% e 10,1% a 3, 6 e 8 mesi dall’inizio della tirzepatide. 

Il tempo in cui i pazienti avevano valori glicemici nel range target (70-180 mg/dL) e nel range target stretto (70-140 mg/dL) sono aumentati del +12,6% e +10,7%, rispettivamente, mentre è diminuito (-12,6%) il tempo in cui i pazienti avevano valori al di sopra del target di riferimento (>180 mg/dL) a 3 mesi.

«È interessante notare che la maggior parte del miglioramento del tempo nell’intervallo glicemico target è dovuto al miglioramento del tempo nell’intervallo ristretto – ha sottolineato Viral Shah, senior author dello studio, professore di medicina nella divisione di endocrinologia e metabolismo e direttore della ricerca clinica sul diabete presso l’Indiana University Center for Diabetes and Metabolic Disease -. Questo suggerisce un grande potenziale di tirzepatide nel normalizzare l’iperglicemia associata al pasto e può aiutare le persone con diabete di tipo 1 a raggiungere un durata di tempo ottimale in un intervallo ristretto».

I pazienti hanno altresì ridotto la dose giornaliera di insulina di 21,6 unità al giorno a 3 mesi dall’inizio del trattamento, mantenendo il risultato a 6 e 8 mesi.

Il farmaco è risultato relativamente sicuro e ben tollerato, con solo 2 pazienti che hanno interrotto la terapia.

Osservazioni conclusive

«L’uso di tirzepatide è stato associato a riduzioni significative del peso e dell’emoglobina glicata negli adulti con diabete di tipo 1, senza un aumento del rischio di ipoglicemia o chetoacidosi diabetica – ha sottolineato ancora Shah -. Trattandosi di uno studio pilota non possiamo trarre una conclusione definitiva, ma fornisce dati rassicuranti e richiede uno studio randomizzato su tirzepatide nel diabete di tipo 1».