Siglato al Ministero della Salute un protocollo di intesa Italia-Usa tra il Centro Nazionale Trapianti e l’Alliance for Paired Kidney Donation, che dà avvio a un programma pilota di donazioni di rene in modalità incrociata tra i due Paesi, aprendo una nuova opportunità per tutti quei pazienti in dialisi in attesa di trapianto che non hanno trovato sinora il giusto matching

Una nuova possibilità di cura per i pazienti in attesa di trapianto di rene è offerta dal nuovo programma Italia-Usa relativo ai cosiddetti trapianti di rene crossover, ovvero quelli che avvengono attraverso il reciproco “scambio” dell’organo tra coppie nelle quali il donatore è geneticamente incompatibile con il proprio ricevente, ma compatibile con il ricevente di un’altra coppia.

Il programma pilota di trapianto incrociato

Il Protocollo di intesa tra Italia e Stati Uniti, siglato presso il Ministero della Salute, dà formalmente avvio a un progetto pilota di donazione di rene in modalità incrociata.
L’accordo è stato sottoscritto dal Centro nazionale trapianti rappresentato dal direttore Massimo Cardillo e dalla Alliance for Paired Kidney Donation, fondazione non profit che gestisce uno dei programmi di trapianto di rene da vivente negli Usa, rappresentata dal suo presidente, il professor Michael A. Rees, direttore del Centro trapianti di rene della University of Toledo Medical Center, in Ohio.

Grazie alla firma dell’accordo e all’avvio del progetto, coppie di pazienti italiani e statunitensi potranno essere incrociate tra di loro sulla base di un algoritmo condiviso che provvederà a verificare il livello di compatibilità esistente tra gli iscritti delle due liste d’attesa. In questo modo, i pazienti in attesa di trapianto a causa di una insufficienza renale cronica che dispongono di un potenziale donatore, inadatto perché incompatibile, potranno avere chance maggiori di ricevere il trapianto di cui necessitano.

In base all’accordo i costi della procedura di trapianto saranno coperti dalle assicurazioni americane per il paziente statunitense e il donatore italiano, mentre quelle per il paziente italiano e il donatore americano saranno a carico del Sistema sanitario nazionale.
Inoltre, l’accordo siglato ha stabilito che il trapianto di rene avverrà nel Paese del ricevente; saranno dunque i donatori a viaggiare.

La fase pilota

La fase pilota riguarderà i primi 3 casi e sarà circoscritta a 3 ospedali: il Centro trapianti di rene del Policlinico Agostino Gemelli di Roma per l’Italia, mentre per gli Usa saranno coinvolti lo University of Toledo Medical Center e i poli ospedalieri della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Conclusa la sperimentazione operativa e gestionale, il programma verrà rivalutato per un possibile consolidamento del protocollo e per il progressivo allargamento agli altri centri di trapianto di rene da vivente della rete italiana.

I trapianti crossover di rene in Italia

Dal 2015, il programma nazionale italiano di trapianto di rene crossover ha consentito la realizzazione di 77 interventi. Complessivamente, nel 2021 in Italia sono stati eseguiti 2.043 trapianti di rene, di cui 341 da donatore vivente: di questi, 5 sono stati realizzati attraverso uno scambio tra coppie di donatori e riceventi.

«Questo accordo tra Italia e Stati Uniti apre letteralmente una nuova frontiera e ci consentirà di aumentare significativamente le possibilità di stabilire match positivi tra i diversi pazienti» ha commentato il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo. L’obiettivo finale è difatti una rete internazionale di trapianti incrociati a livello europeo con la partecipazione di tutti i Paesi che possa andare nella direzione di un sempre maggiore beneficio dei pazienti.

La diversità come risorsa

«Negli Stati Uniti, circa il 20% dei 6 mila trapianti di rene da vivente vengono realizzati grazie agli scambi. Crediamo che questa collaborazione possa aumentare significativamente le opportunità per i pazienti con insufficienza renale sia italiani che statunitensi – ha sottolineato il professor Michael Rees – Lo scambio di reni ci dimostra come le differenze possano essere un valore e una risorsa: allargare il bacino dei donatori a cui attingere aumenta le possibilità di trapianto, perché le incompatibilità genetiche si registrano più facilmente tra persone etnicamente omogenee. L’eterogeneità della popolazione americana darà maggiori opportunità di trovare donatori compatibili per i pazienti italiani rispetto a quanto avviene oggi negli incroci con i cittadini dell’Europa meridionale».