Fofi: continuare a puntare sulla prevenzione per combattere la diffusione dell’Aids

L’infezione da Hiv è un esempio perfetto di come la ricerca farmacologica possa mutare radicalmente il destino del paziente. Oggi la sopravvivenza ha raggiunto traguardi impensabili, e con una buona qualità della vita,  trasformando l’Hiv in una malattia cronica” ha commentato il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli, in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro l’Aids. Mandelli ha ricordato anche il numero ormai costante dei nuovi casi in Italia (si veda di seguito) e il fatto che spesso le diagnosi sono tardive.


Circa il 30-35% delle persone colpite, infatti, sarebbe all’oscuro della presenza della malattia, sia a livello italiano che mondiale. Da qui l’importanza di continuare a investire in campagne mirate alla prevenzione e agli screening, a cui si dovrebbe aggiungere anche un’opera costante e quotidiana di informazione, sia per contrastare lo stigma che ancora accompagna questa malattia che per divulgare i progressi operati in campo diagnostico e terapeutico. “I farmacisti sono a disposizione della collettività per offrire consiglio e indicazioni anche sul tema, importantissimo, delle interazioni tra le terapie antiretrovirali e gli altri farmaci di uso comune. Credo però che se, fortunatamente, l’Hiv è divenuto una malattia cronica, si debba mettere in condizione l’assistenza territoriale di farsi carico anche di questi pazienti, soprattutto considerando quale peso abbia qui l’aderenza alla terapia, anche per ridurre al minimo le possibilità di contagio accidentale”, ha sottolineato il presidente di Fofi.

I dati dell’ultimo anno

I dati aggiornati al 31 dicembre 2017 sulle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia sono pubblicati sul numero speciale del Notiziario Istisan dell’Istituto superiore di sanità pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids. Numero che è stato redatto con il contributo dell’advisory board sulla Sorveglianza delle infezioni da Hiv/Aids del Comitato tecnico-sanitario del Ministero della Salute. I dati provengono dalle due principali banche dati per il settore, il Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e il Registro nazionale Aids, che raccolgono il flusso informativo convogliato da regioni e centri segnalatori al Centro operativo Aids (COA) dell’Iss.
Le nuove diagnosi di Hiv nel 2017 sono state 3.443, corrispondenti a 5,7 nuovi casi ogni 100 mila residenti, ovvero un’incidenza in linea con quella osservata a livello europeo (5,8/100mila). L’andamento si è mantenuto stabile a partire dal 2015, dopo la leggera diminuzione osservata tra il 2012 e il 2015. Il 2017 ha fatto segnare il numero maggiore di casi nella fascia di età 25-29 anni. La modalità di trasmissione principale tra le nuove diagnosi di Hiv è attraverso rapporti eterosessuali.
Il rapporto annuale segnala anche come le nuove diagnosi tra i maschi riguardano i cosiddetti “Msm” (maschi che fanno sesso con maschi); si è mantenuto costante il numero di donne con nuova diagnosi. Continua il trend di diminuzione delle nuove diagnosi negli italiani, mentre rimane stabile negli stranieri, come pure la quota la quota delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv in fase clinica avanzata (bassi CD4 o presenza di sintomi).