Fondazione Salvatore Maugeri ha presentato a Milano un programma di attività dedicato ai pazienti fragili, che include ricerca clinica, studio e analisi sul territorio e che mira a promuovere una vera e propria cultura del paziente fragile
Tra circa 25 anni, una persona su tre avrà più di 65 anni (gli over 65 sono il 22,3% della popolazione e arriveranno al 33,5% nel 2045). Gli anziani costituiranno una fascia ampia di popolazione, della quale il sistema dovrà farsi carico. Soprattutto se all’età avanzata si abbineranno condizioni di fragilità. In uno studio condotto da Rockwood et al. nel 2004, su una popolazione canadese, è stato evidenziato che, con il crescere dell’età, la fragilità aumenta passando dal 7% in pazienti con fascia di età tra i 65-74 anni al 36,6% in pazienti con più di 85 anni. In Italia, una ricerca del 2018, svolta da un gruppo di medici di medicina generale della regione Veneto, stima che più del 20% dei pazienti anziani è considerato fragile.
Definire la fragilità e gestirla
Nell’ambito della Medicina Generale, quando si parla di fragilità si fa riferimento perlopiù al concetto clinico di multimorbidità e instabilità clinica, ma la definizione di fragilità non è univoca nella comunità scientifica internazionale. Come spiega il Prof. Antonio Spanevello, Direttore Programmi Scientifici di Fondazione Salvatore Maugeri: “Potremmo definire fragile un paziente con una ridotta resistenza ai numerosi fattori in grado di scatenare uno stato di malattia (stressors). Si tratta di soggetti ‘vulnerabili’, molte volte affetti da malattie croniche complesse, con presenza di comorbilità, instabilità clinica, politerapia e con ridotta autosufficienza. Si possono, in alcuni casi, aggiungere problematiche sociali e famigliari che rendono ancor più difficile la gestione”. Proprio la gestione efficace ed efficiente dei pazienti fragili deve essere una priorità per il Ssn e un tema sul quale dovrebbe convergere l’impegno delle istituzioni. “Fondazione Salvatore Maugeri desidera diventare il principale riferimento culturale nello studio e nello sviluppo di attività di prevenzione primaria e secondaria a supporto del paziente fragile e promuovere l’evoluzione dei modelli sanitari per la sua presa in carico”, dichiara il Prof. Gualtiero Brugger, Presidente Fondazione Salvatore Maugeri.
Il programma di Fondazione Salvatore Maugeri
“Proprio per arrivare a una definizione universale e condivisa di paziente fragile, Fondazione Salvatore Maugeri prenderà parte attiva al dibattito internazionale scientifico dove già si discutono diverse definizioni, contribuendo attivamente a una migliore profilazione del paziente fragile”, continua Spanevello. Nei prossimi anni saranno cinque le linee di ricerca attivate dalla Fondazione. Oltre alle due linee di Medicina clinico-specialistica e di Medicina del Lavoro e rischi da esposizione in ambiente lavorativo, che sono una prosecuzione dell’originario filone di ricerca del fondatore Salvatore Maugeri, altre tre linee si inseriscono a pieno titolo nell’impegno verso il paziente fragile:
Medicina Riabilitativa Neuromotoria, con studi di misurazione dell’outcome in tutte le principali patologie neuromotorie che conducono allo stato di fragilità (ictus, mielolesioni, Parkinson, SLA)
Cardioangiologia riabilitativa, con focus su determinanti di malattia, interazione tra terapie farmacologiche e riabilitative, identificazione di biomarcatori predittori di prognosi in pazienti affetti da scompenso, ischemia e aritmie.
Pneumologia riabilitativa, con sperimentazione di nuovi modelli riabilitativi centrati sulle cure territoriali e domiciliari.
La Fondazione propone anche azioni concrete sul territorio e lavori di ricerca organizzativa in affiancamento alla linea di ricerca scientifica, per riconoscere la condizione di fragilità come aggravante delle patologie croniche e definirne i modelli di prevenzione e presa in carico più appropriati. Luca Damiani, Consigliere Fondazione Salvatore Maugeri commenta: “Promuoveremo da una parte una serie di indagini in partnership con associazioni pazienti per comprendere i bisogni dei pazienti fragili e dall’altra lavoreremo con enti universitari per una migliore identificazione del paziente fragile. Vogliamo essere catalizzatori dei bisogni e trovare insieme la strada per gestirli, è per questo motivo che istituiremo in collaborazione con alcuni atenei italiani, premi e borse di studio rivolte a studenti universitari che hanno affrontato il tema del paziente fragile”.
Quale ruolo per il farmacista?
Nella cura del paziente fragile sono coinvolti essenzialmente il medico di famiglia, lo specialista e il caregiver. Un ruolo tutt’altro che secondario gioca però anche il farmacista. Come sottolinea ancora Spanevello: “Negli Istituti Clinici Scientifici Maugeri (di cui la Fondazione è azionista di maggioranza ndr) operano diversi farmacisti che lavorano a contatto con le aziende farmaceutiche e che possono dare il loro contributo nel migliorare la gestione del paziente fragile. Più in generale, sul territorio, il ruolo del farmacista è sicuramente di sostegno al paziente fragile, che deve essere assistito nel corretto utilizzo di farmaci e dispositivi per garantire la migliore aderenza terapeutica possibile”.
Buonasera sono Sergio ho 62 anni sono della prov. di Fe e da circa 2 anni mi hanno diagnosticato una forma di parkinsonismo. Sono caduto per ben 2 volte in moto con perdita della memoria, la prima 20 anni fa e la seconda qualche anno fa. In entrambi gli episodi ho perso coscienza ma non presenza per circa 3 ore (commozione celebrale). Ebbene nessuno dei 2 specialisti che ho visto e che mi hanno detto che soffro del morbo di parkinson, hanno collegato la sindrome ai 2 episodi. Prendo mezza pastiglia di Mirapezin da 0,7 g. Non sto prendendo nulla per la perdita d’equlibrio. Pensavo di prendere un farmaco a base di Btaistina cosa ne pensate?
Gentilissimo, la invitiamo a rivolgersi a specialisti. Il nostro è un sito dedicato ai farmacisti, non ci occupiamo di consulti medici. Grazie