Linee guida NICE

Gestire la febbre del bambino

Febbre neiIl National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha elaborato proprie raccomandazioni che invitano a un approccio più ragionato a quello che, prima di essere un sintomo, è un meccanismo di difesa dell’organismo

Il trattamento della febbre offre un valido spunto per indurre a riflettere sull’impiego attento dei farmaci, che sono presidi importanti, da non demonizzare ma da gestire nel rispetto di alcuni accorgimenti. Il pediatra è la figura di riferimento cui chiedere indicazioni, ma, poiché molti farmaci sono di automedicazione e finiscono presto per entrare a pieno titolo nell’armamentario terapeutico quotidiano, è sempre consigliabile mantenere un giusto livello di attenzione critica e consultare sempre anche il foglietto illustrativo. Un aspetto importante è innanzitutto non cedere a quella che gli inglesi hanno battezzato fever phobia, cioè la paura che la febbre possa arrecare danni e debba essere pertanto soppressa subito e a ogni costo.

Affrontarla in maniera efficace e sicura

Per numerose malattie sono reperibili linee guida e cioè direttive ufficiali, emanate da autorevoli istituzioni scientifiche sulla base dei risultati di studi, ricerche ed esperienze e mirate a orientare al meglio la diagnosi e la cura. Per quanto riguarda la febbre qualche anno fa la Società Italiana di Pediatria aveva formulato utili indicazioni pratiche, tuttora valide, su come misurarla e curarla. Nello scorso maggio, però, anche il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha elaborato proprie raccomandazioni che meritano una riflessione, in quanto invitano a un approccio più ragionato a quello che, prima di essere un sintomo, è un meccanismo di difesa e pertanto non richiede necessariamente tutte le volte un trattamento antipiretico.  Innanzitutto il pediatra andrebbe consultato se la temperatura corporea supera i 38 °C nei primi tre mesi di vita e i 39 °C fino al sesto mese. Oltre questa età, invece, il valore della temperatura, anche se è molto alto, da solo non basta a distinguere le situazioni da non sottovalutare: contano di più altri elementi, per esempio alterazioni dello stato di coscienza o delle interazioni del bambino con gli altri, anomalie gravi della respirazione o del colorito di pelle e mucose, rigidità del collo. In secondo luogo la febbre va trattata solo quando rende il piccolo sofferente e irritabile, non lo lascia dormire o mangiare normalmente. Un altro aspetto evidenziato dalle linee guida NICE è la frequenza cardiaca: il rischio che il bambino abbia qualcosa di più serio di un banale raffreddore è reale quando essa supera i 160 battiti al minuto al di sotto dell’anno d’età, i 150 battiti al minuto tra uno e due anni e i 140 oltre i due anni. Nei casi in cui non si riscontrino altri segnali di allarme, anche se la febbre è alta, è possibile che il bambino abbia contratto patologie benigne, ad esempio a sesta malattia che in genere passa dopo tre giorni. In merito ai farmaci antipiretici, quelli autorizzati per i bambini sotto i sei anni di età, come già avevano affermato le linee guida SIP, sono paracetamolo e ibuprofene e vanno usati per contrastare il malessere del bambino, e soltanto finché il malessere persiste.

Suggerimenti pratici per un approccio ragionato alla febbre nei bambini

  • Ricordare ai genitori di evitare di farsi prendere dal panico e di annotare ogni elemento utile (comportamento, vivacità, alimentazione), da riferire nel caso al pediatra.
  • Non associare o alternare arbitrariamente più antipiretici (paracetamolo e ibuprofene) e prestare attenzione ai principi attivi presenti nei farmaci che già si somministrano al bambino, in modo da evitare possibili sovradosaggi.
  • Ricordare che il dosaggio previsto dell’antipiretico deve essere determinato in base al peso e non in maniera approssimativa. Per il paracetamolo, per esempio, ogni somministrazione deve essere di 15 mg/Kg di peso (per esempio a un bambino di 20 Kg occorre una dose di 300 mg), pena una ridotta efficacia.
  • Se la febbre non si riduce verificare di aver impiegato la dose corretta di antipiretico, non aumentarne la frequenza di somministrazione ed evitare di ricorrere ad altri farmaci senza prima aver consultato il medico.

Piercarlo Salari