Il dolore cervicale

“Ho male al collo”.  Chi non ha sentito ripetere questa frase in farmacia più e più volte.  Di cosa si tratta?

Si parla di cervicalgia quando il dolore che il paziente avverte è localizzato a livello delle prime sette vertebre della colonna e nelle zone adiacenti. Spesso il dolore è diffuso, soprattutto se non deriva da una causa specifica. L’insorgenza di dolore cervicale è correlata alla postura, a possibili traumi, a problemi psico-sociali, a instabilità e incoordinazione. Tutte queste variabili si influenzano a vicenda. La maggior parte degli episodi acuti, ossia che durano meno di sei settimane, si risolvono entro due mesi in modo completo con o senza un trattamento.

La metà di chi ha sofferto di un primo episodio, però, continuerà ad avere un certo grado di dolore e andrà incontro a recidive, a volte frequenti, anche a un anno di distanza. È difficile dare un dato epidemiologico unico. L’incidenza è comunque alta. Secondo dati recenti diffusi dalla Mayo Clinic, il dolore al collo rappresenta la quarta causa di disabilità, con un tasso di prevalenza annuo che supera il 30%.

Le cause

Tra le principali cause di cervicalgia ci sono i traumi e la postura. Cadute accidentali, incidenti d’auto o altri eventi traumatici possono provocare il cosiddetto “colpo di frusta”. Quando questo accade, il collo si muove improvvisamente e involontariamente oltre il suo normale raggio.

Muscoli, legamenti e altri tessuti vengono sottoposti a uno stiramento forzato che può provocare dolore, gonfiore e difficoltà di movimento.

La postura errata gioca un ruolo fondamentale nell’insorgenza di dolore cervicale. Lo abbiamo scoperto tutti con questa epidemia. La permanenza a casa e il telelavoro ci hanno costretti a lunghe ore di immobilità, magari seduti davanti a un terminale. La colonna vertebrale andrebbe mantenuta in equilibrio e allineata rispetto alla forza di gravità.

Chinarsi, sporgere la testa in avanti in modo ripetuto, mantenere le spalle contratte o guardare fissi sempre nella stessa direzione, sono tutte situazioni che possono affaticare i muscoli, comprimere le articolazioni e creare squilibri muscolo-scheletrici.

In molti casi ne deriva dolore e/o contratture. Ricordiamo che sarebbe meglio avere lo schermo che si guarda dritto davanti a sé e non posizionato lateralmente, come invece spesso accade.

Stress e invecchiamento

Anche situazioni di stress e l’invecchiamento giocano un ruolo importante nell’insorgenza di problemi di cervicale. Lo stress emotivo porta facilmente a mantenere contratti i muscoli di collo e spalle senza che ce ne accorgiamo.

Si tratta di un’abitudine deleteria perché, oltre a causare dolore di per sé, può aggravare una situazione già esistente di trauma al collo e rallentarne la guarigione. L’età non gioca a favore perché comporta l’usura di vertebre e articolazioni. Gli anni che passano inducono inevitabili cambiamenti nelle strutture anatomiche che sostengono e fanno muovere il collo, che sono ancora più accentuati se nella vita si è mantenuta a lungo una postura scorretta. I dischi intervertebrali sono formati da tessuto connettivo che si consuma fisiologicamente con l’uso.

L’usura patologica

Molti dei problemi che provocano dolore alla zona cervicale, però, derivano da un’usura eccessiva e patologica detta degenerazione o spondilolisi. A causarla sono piccoli traumi che non inducono subito sintomi, quando avvengono, ma che progressivamente indeboliscono il connettivo.

In questa situazione, poi, una ulteriore sollecitazione può provocare maggiori danni al disco vertebrale rispetto allo stesso evento che si verifica su un connettivo forte e sano. Nell’insieme, il quadro generale che affligge il paziente può comprendere rigidità, gonfiore e lesioni alla radice del nervo in uno o più punti della colonna.

Un po’ di anatomia

Nella maggior parte dei casi (80-85%) all’origine del dolore c’è un’alterazione non grave che interessa le strutture meccaniche situate nella regione cervicale. Sono coinvolti, quindi, i muscoli, i legamenti, i dischi intervertebrali e le articolazioni posteriori che garantiscono il movimento e il sostegno del collo.

Il collo è dotato di un’estrema mobilità per consentire allo sguardo di orientarsi in tutte le direzioni e ha una struttura molto solida perché deve sostenere il peso della testa, che può arrivare a otto chilogrammi nell’adulto. Uno stress meccanico non corretto ed eccessivo rispetto al grado sopportabile provoca dolore. Non sempre l’entità del dolore è correlata in modo direttamente proporzionale alle alterazioni rilevabili tramite indagini strumentali, soprattutto nei pazienti che hanno subito un colpo di frusta.

Una condizione frequente

Nell’ambito del dolore muscolo-scheletrico, la cervicalgia rappresenta la seconda causa di richiesta di prestazioni in medicina generale, in tutto il mondo, dopo la lombalgia (mal di schiena in zona lombare). Si stima che nel corso della vita ben due terzi della popolazione presenti dolore cervicale in qualche forma, soprattutto nelle fasce di età medie. I dati si basano su studi epidemiologici svolti tramite questionari rivolti a popolazioni specifiche.

Però, questa impostazione di ricerca potrebbe portare a stime per eccesso circa la frequenza della condizione. Infatti, i trials si eseguono in Paesi industrializzati dove le attività di lavoro si svolgono in ufficio e sono prevalentemente sedentarie, con posture errate, movimenti uguali e ripetuti nel tempo e alti livelli di stress. La maggior parte degli studi riferisce una prevalenza annuale tra il 15 e il 50%.

L’impatto sociale

Nel 10% dei casi le persone che soffrono di cervicalgia raggiungono livelli di astensione dal lavoro uguali a quelli causati dalla lombalgia e il problema da acuto diventa spesso cronico. Le ricadute sono pesanti e riguardano più ambiti, quello fisico, psicologico e quello economico. Infatti, il coinvolgimento parte dal diretto interessato per poi riflettersi sul datore di lavoro e sui costi dei servizi sanitari. Il numero di persone che cerca una soluzione al dolore al collo attraverso un intervento medico e che non si limita a tenersi il male è aumentato, soprattutto negli ultimi tre decenni.

Un male da non trascurare

La cervicalgia non deve essere trascurata. Il farmacista può suggerire al paziente di rivolgersi al medico per individuare la causa e cercare di risolverla in modo da evitare che la situazione peggiori o che si cronicizzi. L’automedicazione per periodi troppo prolungati non è opportuna. Lo specialista provvederà a ricostruire la storia del paziente e a visitarlo in modo da capire se il dolore è di natura neuropatica o meccanica e decidere se e quali esami prescrivere per fare luce sul singolo caso. Il dolore cervicale spesso è di natura multifattoriale, cosa che può complicare la diagnosi e il trattamento.

In molti pazienti non si riesce a stabilire una diagnosi definitiva. È molto importante riuscire a determinare se il dolore abbia una causa vertebrale o extra-vertebrale e se esiste una patologia grave sottostante che lo provoca. La cervicalgia può essere associata ad altri sintomi come mal di testa, formicolio o scarsa sensibilità agli arti superiori.

Cervicalgia e computer

Chi è seduto davanti a un terminale tende inavvertitamente a sporgere la testa in avanti per avvicinarsi allo schermo. Questo movimento fa contrarre la muscolatura del collo in modo prolungato e innaturale. Come conseguenza possono insorgere stanchezza, cefalea, calo di concentrazione, tensione e contratture muscolari. Il collo sostiene bene il peso della testa quando si trova in posizione eretta. Inclinandolo con un angolo di 45°, invece, funge da fulcro di una lunga leva e il peso che deve sopportare diventa quadruplo. È proprio per questo motivo, di natura fisica, che possono comparire cervicalgia, dorsalgia e dolore alle spalle in generale. Quindi, chi soffre di mal di testa e mal di schiena dovuti al lavoro al computer dovrebbe prestare la massima attenzione alla postura, controllando di tanto in tanto che la testa sia allineata sul collo e concentrandosi per rilassare i muscoli delle spalle. Altri accorgimenti semplici e molto utili ai quali spesso non si pensa sono aumentare il carattere grafico, usare occhiali da lettura per Pc e posizionare lo schermo dritto davanti a sé all’altezza degli occhi, per facilitare la lettura senza sforzo.

L’intervento farmacologico

Se il disturbo è di natura meccanica, nella maggior parte dei casi si ricorre all’uso di analgesici, non trascurando, però, la mobilizzazione precoce e gli esercizi. Se possibile è meglio evitare che il paziente si fermi del tutto e rimanga allettato, se non al massimo per uno o due giorni.

La gamma degli antinfiammatori non steroidei che possono dare beneficio e disinfiammare è ampia. Ricordiamo che la risposta alla singola molecola spesso è personale e che bisogna sempre usare la minima dose efficace per raggiungere l’effetto desiderato. In questo campo sono molto utili anche i miorilassanti, soprattutto nelle situazioni acute e quando è coinvolta una contrazione muscolare anomala. In casi specifici, in particolare quando la cervicalgia è cronica, il medico può decidere di prescrivere corticosteroidi per via parenterale.

Alcuni consigli

• Acquisire consapevolezza della propria POSTURA, correggere quelle errate e rilassare i muscoli

• Scegliere il CUSCINO giusto. Utilizzare un cuscino sottile se si dorme sdraiati sulla schiena, uno un po’ più alto se si dorme su un fianco

• Applicare GHIACCIO per venti minuti consecutivi fino a quattro-cinque volte al giorno in caso di dolore acuto da trauma. Aiuta a sgonfiare i tessuti e riduce gli spasmi muscolari

RILASSARE I MUSCOLI, fare stretching, massaggi o fisioterapia e applicare calore quando il dolore non è più in fase acuta

• Fare esercizi muovendo delicatamente il collo ripristina la NORMALE ampiezza di MOVIMENTO. Inoltre, impedisce che la muscolatura si indebolisca troppo rimanendo ferma