Le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST) costituiscono un vasto gruppo di malattie infettive che possono causare sintomi acuti, infezioni croniche e gravi complicanze a lungo termine e le cui cure assorbono ingenti risorse finanziarie.

Secondo le ultime raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030 più del 90% delle nazioni dovrà disporre di un Sistema di sorveglianza per le IST e di servizi adeguati per cura e controllo.

In Italia viene pubblicato annualmente un rapporto sulle IST dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, frutto di due sistemi di sorveglianza sentinella attivi nel nostro Paese, uno basato su centri clinici e l’altro su laboratori di microbiologia clinica.

Alcuni dati dell’ultimo rapporto

Stando ai dati dell’ultimo rapporto, emerge che nel 2021 il numero totale di segnalazioni di IST è risultato del 18% superiore a quello registrato nel corso del 2020, anno in cui, tuttavia, i dati hanno risentito dell’emergenza pandemica Covid-19. Stabili, invece, se confrontati ai dati 2019.

Riduzioni e aumenti

Rispetto al 2019 la riduzione maggiore di casi è stata osservata tra donne eterosessuali che hanno segnato un importante -14,5%. Stabile, invece, il numero di casi tra uomini eterosessuali.

Nello stesso periodo è stato rilevato un impattante +88% dei casi tra maschi che fanno sesso con maschi, più in particolare gli aumenti maggiori del 2021 rispetto al 2020 sono stati quelli di clamidia, gonorrea e sifilide, primaria e secondaria.

La clamidia è risultata prevalente tra giovani appartenenti al target 15-24 anni. Inoltre, va osservato che il numero di soggetti che ha effettuato un test per clamidia è aumentato di circa un terzo (32%) nel 2021 rispetto al 2020.

Grazie probabilmente all’efficacia di campagne vaccinali anti-HPV rivolte sia a femmine che a maschi, è stata evidenziata, a partire dal 2018, una riduzione significativa del numero di casi di condilomi ano-genitali, -31%.

IST e HIV

La prevalenza di infezione da HIV tra soggetti con una IST confermata è rimasta nel 2021 stabile e pari al 14,7%, circa 70 volte più alta di quella stimata nella popolazione adulta italiana.

Nel 2021, i soggetti con sifilide latente hanno mostrato la prevalenza più alta di HIV, 38%. Inoltre, il 96% delle persone HIV positive con una IST diagnosticata nel 2021 già sapevano di essere sieropositive prima della diagnosi di IST.

Strategie da intraprendere per diagnosi e trattamento precoce

Gli autori dello studio hanno evidenziato che alla luce dei risultati emersi si palesa: «la necessità di pianificare una strategia nazionale per il controllo delle IST che favorisca la diagnosi e il trattamento precoce, nonché la promozione del test HIV a tutte le persone con una IST e una collaborazione attiva tra strutture ospedaliere e territorio, in modo da favorire l’assistenza attraverso un Percorso Integrato di Cura della persona a rischio di o con IST».

Occorre, inoltre, favorire la diagnosi precoce di Chlamydia trachomatis attraverso l’offerta del test in donne giovani, anche se asintomatiche, in particolare se pluri-partner.

Potenziare il contrasto alla diffusione delle epatiti virali B e C tra soggetti con un’infezione sessualmente trasmessa seguendo le più recenti raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sostenere la prevenzione primaria favorendo la vaccinazione anti-HPV e anti-epatite A e B.

Puntare a informazione, consapevolezza e un piano nazionale di prevenzione pluriennale

Un altro tassello imprescindibile è relativo all’informazione, che necessita di essere implementata, unitamente alla consapevolezza circa il ruolo delle IST nella trasmissione dell’HIV.

Importante, infine, puntare all’elaborazione di un piano nazionale pluriennale per la prevenzione delle IST e all’attivazione di programmi di sorveglianza dei comportamenti.