Un incontro per riflettere sull’attuale crisi della medicina e la conseguente necessità di un ripensamento, nella direzione di una maggiore autonomia del medico per quella “medicina di scelta” che faccia recuperare ai pazienti la fiducia perduta. Il webinar “La scienza impareggiabile: ripensare la medicina oggi”, tenutosi lo scorso 27 aprile e organizzato con il contributo non condizionato di Boiron, è stato un’occasione di riflessione su questi temi, a partire dal libro “La scienza impareggiabile: medicina, medici, malati” (Castelvecchi Editore), del professor Ivan Cavicchi, filosofo della medicina.

Il presupposto dal quale è partito il professore è che il medico non deve essere solo un descrittore, ma deve poter applicare procedimenti che, seppur non canonici, sono basati sulle sue conoscenze.

Un altro elemento evidenziato dall’autore è il dualismo che caratterizza due mondi che dovrebbero invece interagire tra loro: medicina e sanità. «Se la Sanità, nel 1978, è stata rivoluzionata con l’istituzione del Ssn, la medicina degli ultimi 40 anni non ha avuto interventi significativi né a livello di formazione né a livello di prassi. Tutto questo ha portato la medicina a una crescente regressività, accompagnata da una più ampia sfiducia da parte dei cittadini» ha sottolineato Cavicchi.

La pandemia è stato un test che ha evidenziato tutte le debolezze del sistema, costringendo a un suo ripensamento. Un ripensamento che deve procedere nella direzione di una rivalutazione della figura del medico, il quale deve disporre di maggiore autonomia professionale. «Viviamo in una società profondamente mutata rispetto a pochi decenni fa, in cui oggi il paziente oltre al diritto alla salute, vuole confrontarsi con il medico e dire la sua – ha sottolineato Filippo Anelli, presidente FNOMCEO – Da una visione paternalistica del medico occorre oggi proporre una figura che consiglia e concorda insieme al cittadino-paziente».

Tornare a una medicina della scelta

A ciò si aggiunge la necessità di comprendere i reali bisogni dei pazienti e gli strumenti di cui dispone il medico per intervenire. Di qui la “medicina della scelta”, che consenta una rimodulazione dei percorsi formativi per meglio rispondere alle esigenze dei cittadini. «La medicina è davvero una scienza impareggiabile perché guarda non solo alla cura ma al benessere delle persone a 360° – ha commentato la Senatrice Maria Domenica Castellone, ricercatrice e medico, membro della Commissione Permanente Igiene Sanità – La medicina della scelta è quella che lascia al medico l’opportunità di scegliere il percorso di cura più appropriato per ciascuno».

La Senatrice ha ricordato che la Commissione Igiene e Sanità sta lavorando per rafforzare le infrastrutture, il personale sanitario partendo dalla formazione e per colmare l’assenza di determinati specialisti, frutto di assenza di programmazione, e la revisione della governance. «È importante che questo sia l’anno della svolta, perché determinate scelte non sono più rimandabili» ha aggiunto.

Attenzione al malato e non alla malattia

Un altro punto essenziale sollevato dal libro del professor Cavicchi è l’attenzione che oggi il medico deve prestare al malato e non solo alla malattia. Di qui la necessità di un differente approccio, necessario a recuperare la singolarità del paziente. «Il medico deve tornare a essere colui che si assume la responsabilità di scelte diverse. Le Linee Guida sono importanti, ma talvolta occorre discrezionalità e coraggio di osare» ha sottolineato a tal proposito la dottoressa Maria Luisa Agneni, pneumologa e coordinatrice della Commissione Medicine non Convenzionali dell’OMCeO di Roma.

«Oggi si sta andando sempre più verso la personalizzazione delle cure, in ambito oncologico, ma non soltanto, e la si sta imponendo la complessità del paziente – ha commentato Francesco Cognetti, presidente FOCE, Confederazione Oncologi, Cardiologi ed Ematologi – La pandemia ha messo in luce tutte le nostre debolezze, ma al di là delle riforme, certamente indispensabili, è fondamentale restituire dignità agli ospedali e ai medici che lavorano al loro interno».