I disturbi mentali rappresentano complessivamente la seconda causa del carico di disabilità e mortalità prematura legato a tutte le malattie, superiore a quello delle patologie neoplastiche e comparabile a quello delle malattie cardiovascolari. I disturbi dell’umore e d’ansia, insieme alla schizofrenia e ai disturbi da abuso di sostanze e alcol, sono quelli che contribuiscono maggiormente a questo carico.

Salute mentale: alcuni dati

L’Organizzazione Mondiale della Sanità attesta che il solo disturbo depressivo maggiore colpisce ogni anno circa 350 milioni di persone in tutto il mondo: numeri, questi, purtroppo destinati ad aumentare.

Stando alle previsioni, infatti, nel 2030, il disturbo depressivo maggiore potrebbe rappresentare la patologia associata a maggiore carico assistenziale tra tutte le cronicità. Dietro questi numeri non va dimenticata la sofferenza dei pazienti, anche perché il disturbo mentale si riflette su tutti gli aspetti della vita personale e lavorativa del soggetto.

Nei disturbi psichiatrici più gravi, inoltre, la compromissione della qualità di vita si accompagna ad una più alta morbilità e mortalità, non solo connessa al rischio di suicidio ma anche alla presenza di stili di vita poco salutari e comportamenti a rischio.

Salute mentale e pandemia

La pandemia da Sars-Cov2 ha, da una parte, riportato il tema della salute mentale al centro e dall’altra ha messo in luce l’importanza della medicina territoriale. La prossimità delle cure e il coinvolgimento tempestivo del paziente in una rete socio-assistenziale possono difatti ridurre l’impatto delle emergenze e prevenire o gestire al meglio le patologie croniche che necessitano di cure integrate, come è il caso della salute mentale.

Anche se idealmente in Italia i servizi dedicati alla salute mentale rientrano in un ideale modello organizzativo di integrazione con servizi sociale e con i dipartimenti di cure primarie, sono necessari maggiori investimenti nell’ambito di un approccio che possa coinvolgere anche altri settori, come scuola e lavoro. Occorre ricordare che l’investimento in salute mentale genera salute nel suo complesso oltre ad importanti benefici economici.

Rafforzare i servizi dedicati alla salute mentale

Appare dunque imprescindibile rafforzare i servizi sanitari pubblici e creare una rete diffusa che supporti i soggetti a partire dall’infanzia, cioè da programmi psico-educativi già nella scuola, consentendo un’identificazione precoce dei disturbi. In tal senso, un’attività di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità è già in corso, insieme ad attività di prevenzione secondaria su adolescenti e giovani adulti a rischio.

Inserire la salute mentale nelle politiche sanitarie e sociali

Il nuovo documento strategico sulla salute mentale adottato dall’Unione Europea nel giugno 2023 prevede l’inserimento della salute mentale in tutte le politiche sanitarie e sociali. “Non c’è salute senza salute mentale” ha sostenuto l’OMS.

Questo implica considerare questo aspetto della salute in tutte le politiche di welfare, promuovendo l’inclusione sociale e lavorativa delle persone colpite da disturbi mentali e combattendo lo stigma.

Potenziare la ricerca e la prevenzione

Un altro asset portante è quello della ricerca, preclinica e clinica in questo ambito per identificare nuove ed efficaci terapie anche con approcci di medicina personalizzata o di precisione.

Il potenziamento della ricerca mirata all’identificazione di fattori di rischio e di specifiche vulnerabilità, risulta fondamentale per attuare strategie di prevenzione primaria e per sviluppare approcci terapeutici ad elevata efficacia. Occorre poi sviluppare un sistema di monitoraggio degli esiti, utile anche per la condivisione dei dati.

L’impegno dell’ISS

Dal canto suo, l’Istituto Superiore di Sanità si occupa di ricerca nei vari ambiti della salute mentale: dall’eziologia dei disturbi del neurosviluppo e delle malattie psichiatriche, alla ricerca epidemiologica sui determinanti ambientali e sociali della salute mentale, a ricerca sulla prevenzione primaria e secondaria dei disturbi mentali e la ricerca sui servizi sanitari, nell’ambito di attività sostenute da progetti competitivi sia nazionali che internazionali.

Negli ultimi anni, le azioni più rilevanti hanno riguardato: il contrasto dell’impatto della pandemia sui cittadini e sui servizi di salute mentale, il monitoraggio degli effetti della pandemia sulle fasce vulnerabili di popolazione, l’avvio dell’indagine della sofferenza psicologica dei bambini e degli adolescenti, una emergenza amplificata dalla pandemia.