Le terapie attualmente disponibili per il trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali, come la colite ulcerosa o la malattia di Chron, non sono sufficienti a debellare la patologia che, benché gestita, rimane comunque latente. Di qui l’esigenza di individuare nuovi target terapeutici. Una delle strategie più promettenti è costituita dal ripristino della barriera che ricopre l’intestino. Il tema è stato discusso in occasione del Convegno Monotematico SIF tenutosi a Firenze nei giorni scorsi

A livello globale le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), che comprendono colite ulcerosa e malattia di Chron, interessano oltre 6,8 milioni di soggetti, di cui oltre 200 mila in Italia. Per quanto le due condizioni differiscano a livello patologico, vengono accomunate da una comune sintomatologia (dolore addominale, presenza di sangue nelle feci, diarrea) associata a perdita di peso.

Attualmente, queste patologie vengono trattate con farmaci antinfiammatori e immunosoppressori di sintesi e biotecnologici che aiutano a modulare le risposte immunitarie, migliorando la sintomatologia, prevenendo le ricadute e ripristinando una buona qualità di vita. Tuttavia, anche se sotto controllo, la patologia non viene debellata, rimanendo comunque latente. Inoltre, i farmaci immunosoppressivi espongono i pazienti che ne fanno uso a un aumentato rischio infettivo e a numerosi effetti collaterali.

Nuovi target terapeutici

Proprio per questa ragione, la ricerca di nuove strategie terapeutiche rimane prioritario. Tra i target più promettenti per il trattamento delle MICI, il ripristino della barriera che ricopre l’intestino, una superficie di circa 400 metri quadrati, costituita da uno spesso strato di cellule epiteliali specializzate che vivono in simbiosi con il microbiota.

«Tale barriera – ha spiegato la dottoressa Elena Lucarini dell’Università di Firenze, in occasione del Convegno Monotematico della Società italiana di farmacologia (Sif), dal titolo “Nuove strategie terapeutiche per il trattamento delle patologie algiche intestinali”, tenutosi a Firenze il 16 e 17 febbraio scorsi – protegge l’organismo da eventuali patogeni o tossine, garantendo comunque l’assorbimento di nutrienti e l’escrezione di prodotti di scarto. In presenza di patologie come le malattie infiammatorie intestinali, si osserva un progressivo deterioramento epiteliale e l’instaurarsi di una condizione di disbiosi (alterazioni del microbiota), la quale non solo compromette l’integrità della barriera lungo il tratto digerente, ma altera anche la comunicazione fra l’intestino e il resto dell’organismo».

Verso il ripristino della barriera epiteliale intestinale

«È necessario individuare nuovi target molecolari e cellulari su cui agire per trattare in maniera sicura ed efficace queste due patologie. Per questo, la ricerca futura potrebbe basarsi su nuove strategie di riparazione della mucosa finalizzate al ripristino dell’integrità della barriera epiteliale intestinale – ha sostenuto il professor Matteo Fornai dell’Università di Pisa – Le nuove strategie terapeutiche per la riparazione, il ripristino e la rigenerazione dell’epitelio prevedono l’utilizzo di farmaci in grado di agire selettivamente sulla mucosa, di specifici biomateriali (idrogel, nano/microparticelle, scaffold costruiti in 3D), di probiotici e metaboliti microbici intestinali o una combinazione di questi da impiegare in associazione con le classiche terapie farmacologiche. In queste condizioni diventa altresì importante ristabilire un ‘buon’ microbiota, il quale possa cooperare nel mantenimento della barriera».