di Massimo Canorro

Oltre un italiano su due controlla il proprio peso mensilmente o quasi (54,1%) e quasi uno su quattro con una regolarità almeno settimanale (23,8%); eppure circa 20 milioni di italiani conducono una vita sedentaria, solo il 5% consuma le 5 porzioni al giorno di frutta e verdura raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (con la regola aurea del 5 si intendono 2 porzioni di verdura e 3 di frutta, come minimo, quotidianamente) e l’obesità è cresciuta oltre l’11%.

Sono alcuni dei dati Istat 2022 relativi alle abitudini degli italiani che sono stati presentati al Senato, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, nel corso del quinto Italian Obesity Barometer SummitNo silos, strategie per contrastare l’obesità”.

Un appuntamento – su iniziativa della senatrice Daniela Sbrollini, Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato, Presidente dell’Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili” – durante il quale le istituzioni, gli esperti, le società scientifiche e le associazioni pazienti si sono confrontati per definire una serie di strategie da mettere in campo per contrastare la pandemia di sovrappeso e obesità nel nostro Paese.

Cominciare dalla prevenzione

Parliamo di malattie neurologiche, disturbi neurocomportamentali che non si “scelgono”, ma possono essere contrastate promuovendo l’educazione alla prevenzione – agendo a monte sui normopeso, e non su chi è affetto dalla malattia dell’obesità – e adottando corretti stili di vita fin da piccoli. Un approccio propositivo a cominciare dall’età evolutiva, infatti, rappresenta uno degli investimenti più produttivi e avveduti di politiche pubbliche.

Per il Ministero della Salute è una vera e propria priorità, come attestano le tante iniziative e strategie nazionali condotte mediante le “Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità” – documento approvato in Conferenza Stato-Regioni il 27 luglio 2022 – e in coerenza con le finalità del programma “Guadagnare salute” (nato dall’esigenza di rendere più facili le scelte salutari e di promuovere campagne informative volte a modificare comportamenti inadeguati che agevolano l’insorgere di malattie degenerative di particolare rilevanza epidemiologica) e del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 (adottato con Intesa Stato-Regioni del 6 agosto 2020, costituisce lo strumento basilare di pianificazione centrale degli interventi di prevenzione e promozione della salute da realizzare sul territori).

Italiani e attività fisica

Secondo le stime Istat, nel nostro Paese lo scorso anno la percentuale di adulti con sovrappeso e obesità, pari al 46,3%, è tornata ai livelli pre-pandemia, durante la quale si era raggiunto il picco del 47,6%. Ciò nonostante, è soltanto il numero di persone con sovrappeso che è sceso, tanto che quello delle persone con obesità è passato dal 10,9% del 2019 all’11,4% nel 2022, con un picco del 12% nel 2021.

Da parte sua, Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza, Istat, ha ricordato che l’Italia è uno dei paesi con i più bassi livelli di attività fisica. “Sebbene i dati sulla sedentarietà mostrino un miglioramento in tutte le fasce di età, in particolare tra i 45 e i 74 anni (-20% rispetto al 2001), rimane un comportamento ancora troppo diffuso nel nostro Paese, con un andamento crescente all’aumentare dell’età: nel 2022 riguarda quasi una persona su quattro tra i giovani di 18-24 anni (23,6%) e quasi sette su dieci tra gli over 74 (67,2%)”.

L’Italia è un “paese pigro”, dunque. Ragione per cui è giunto il momento di mettere in atto una serie di soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica capaci non solo di dare risposte tangibili ed efficaci, ma (soprattutto) di coinvolgere l’intera popolazione. Coinvolgendo tutte le istituzioni. “L’obesità rappresenta una sfida irrisolta di salute pubblica, che troppo spesso viene sottovalutata e ignorata. I problemi di salute correlati si riflettono ogni giorno sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, impattando sui bilanci economici delle famiglie e della spesa pubblica e sanitaria”, il commento di Nathan Levialdi Ghiron, Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata.