L’omeopatia è la medicina non convenzionale più utilizzata al mondo ed è riconosciuta come tale anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. In Italia i medicinali omeopatici sono stati classificati farmaci con obbligo di AIC dal 2006 e possono essere venduti esclusivamente da un farmacista.

Nonostante il riconoscimento internazionale, tuttavia, l’omeopatia ha subito negli anni molti attacchi dalla comunità scientifica ed è guardata con diffidenza dai professionisti della salute. Al contrario, gode ancora di grande fiducia presso il pubblico. Una recente indagine ha rivelato che oltre il 40% degli italiani ha utilizzato un rimedio non convenzionale negli ultimi 12 mesi e buona parte di essi ha dichiarato che nel prossimo futuro si rivolgerà al proprio farmacista per l’acquisto di un farmaco omeopatico.

I sondaggi parlano chiaro: i cittadini identificano nel farmacista il professionista a cui affidarsi per un consiglio e l’acquisto del rimedio più indicato, in particolare nel caso di piccole patologie o per la cura di soggetti fragili come i bambini, le donne in gravidanza o gli anziani, spesso anche piccoli animali, grazie all’assenza di tossicità e di effetti collaterali. Più in generale, i dati di mercato ci indicano che dopo la pandemia la vendita in farmacia di prodotti considerati complementari è nettamente aumentata. Siamo testimoni di un’attenzione sempre maggiore al naturale e alla ricerca di uno stato di benessere fisico e mentale a 360 gradi.

Questo tipo di approccio integrato e olistico, che si occupa dello stato della salute della persona prima che della malattia, non può essere sottovalutato dal farmacista, che a mio avviso dovrebbe intercettare i bisogni di salute della sua comunità. Purtroppo, invece, la maggioranza dei farmacisti dichiara di non credere o non conoscere la medicina omeopatica e solo uno su dieci la consiglia spontaneamente. In difesa dei giovani colleghi, possiamo ammettere che negli ultimi anni è venuta a mancare una seria programmazione didattica di questa disciplina ed è sicuramente mancato un cambio generazionale tra gli operatori del settore.

Non voglio sostenere che il farmacista debba sempre allinearsi alle motivazioni o alle scelte profonde dei suoi clienti. Credo, però, che l’omeopatia rappresenti per molti cittadini una via complementare al percorso di cura e che in ogni caso sia nostro dovere dedicare del tempo alla sua conoscenza. Il rimedio omeopatico non viene venduto online e trova la sua naturale collocazione in farmacia. Per questo motivo, per informare al meglio i pazienti e saper consigliare il prodotto corretto o anche solo per motivare la nostra contrarietà, dovremmo dimostrarci preparati e conoscere la materia meno superficialmente di quanto spesso facciamo, riconoscendole la dignità di altre discipline.