In ogni contesto organizzativo, sia professionale sia sociale, la programmazione risulta non secondaria al raggiungimento degli obiettivi prefissati. È certo che, inoltre, la programmazione debba svilupparsi secondo criteri e investimenti funzionali al traguardo da raggiungere e che, nel contempo, l’analisi di tutte le fasi di processo (sviluppo, svolgimento, in fase finale) siano fondamentali per migliorare e semplificare le performance di risultato.
Già, proprio il risultato, l’outcome per dirla all’inglese, dell’attività professionale del farmacista di comunità, vuole essere l’oggetto di alcune riflessioni che desidero proporre. L’operosità del farmacista è storicamente nota. Si è sviluppata massimamente negli anni recenti con la realizzazione pratica delle prestazioni professionali previste dalla legge n. 69/2009 (farmacia dei servizi e successivi decreti attuativi), creando a sua volta le fondamenta per l’ampliamento dell’assistenza sanitaria territoriale con la profilassi vaccinale (prevenzione primaria) e l’esecuzione dei tamponi oro-faringei (orientamento diagnostico virus Sars-Cov-2 e batterio streptococco).
Da attività professionali normate come esclusivamente emergenziali in fase pandemica, grazie all’instancabile impegno (formativo ed esecutivo) di tutti i colleghi e secondo l’orientamento della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani e dei rappresentanti di categoria, sono divenute prestazioni professionali ordinarie e strutturate nella cornice legislativa approvata dal Ministero della Salute. Tra i servizi di II livello effettuabili in farmacia, desidero porre attenzione al crescente sviluppo di quelli connessi con l’e-health e la telemedicina in ambito cardiologico.
Proprio in questo ambito, la presentazione dei dati del progetto di “Prevenzione primaria e secondaria delle patologie cardiovascolari”, nato dalla collaborazione tra Università di Brescia, Istituto superiore di sanità e Federfarma, in occasione del recente Congresso nazionale di cardiologia “Cardio-Brixia”, tenutosi presso l’Università degli Studi di Brescia nel mese di settembre scorso, è motivo di rilevante interesse.
Nell’attuale contesto demografico ed economico (aumento dell’età media, delle patologie croniche, incremento dei costi per l’assistenza sanitaria), la necessità di trasferire molte attività dall’ospedale al territorio, potenziando l’assistenza di prossimità, vede la farmacia di comunità come presidio sanitario estremamente performante, ancor più che in passato, anche nell’ambito della telemedicina cardiologica.
I risultati
Al recente Congresso di Brescia, spiccano sia i dati elaborati sul totale delle prestazioni sanitarie erogate in farmacia sia quelli relativi allo studio di un sottogruppo di Ecg registrati nel periodo febbraio 2022 – febbraio 2023.
Le prestazioni di telemedicina erogate dalla rete Federfarma-HTN (oltre 7.000 farmacie sull’intero territorio nazionale) ammontano, ad agosto 2023, a 1.313.634; di queste, si contano 839.211 elettrocardiogrammi (8,6% anomalie inaspettate di traccia Ecg non compatibili con dati anamnestici riferiti), 191.615 holter pressori (38% trend pressori anomali) e 282.808 holter cardiaci (31,3% aritmie maggiori come fibrillazione atriale, aritmie ventricolari minacciose, blocchi atrio-ventricolari avanzati con 5,9% dei pazienti da codice rosso, che ha richiesto invio immediato in pronto soccorso).
Tutte le persone a cui sono state rilevate anomalie significative (ma non critiche), attraverso la prestazione di telemedicina refertata in tempo reale da uno specialista cardiologo in remoto, sono state invitate dal farmacista a contattare il proprio medico curante per ulteriori valutazioni e/o approfondimenti diagnostici.
Di particolare rilievo, lo studio relativo a un sottogruppo di 266.602 Ecg (con raccolta da parte del farmacista di anamnesi, terapia e sintomi), di cui è stata valutata l’appropriatezza delle azioni intraprese nei confronti di prestazioni effettuate in particolare per prevenzione/screening (89%), dolore toracico (2,6%), dispnea (0,5%), cardiopalmo (1,2%). In 4.601 casi di questi 266.602 soggetti, sono state rilevate anomalie della traccia Ecg non compatibili con i dati anamnestici riferiti e tali da suggerire l’esecuzione di indagini supplementari (valutazione cardiologica, prescrizione esami strumentali, invio al pronto soccorso).
Invece, 1.987 pazienti su 266.602 sono stati inviati direttamente al pronto soccorso per situazioni di emergenza (986 per fibrillazione atriale non nota e 588 per ischemia miocardica in atto o Ecg non dirimente in paziente con rischio cardiovascolare elevato).
In aggiunta, la farmacia in cui è stata svolta la prestazione di telemedicina cardiologica ha potuto raccogliere, per ognuno di questi pazienti, sia la documentazione relativa alla dimissione ospedaliera sia un’analisi retrospettiva, la quale a sua volta ha consentito all’Università di Brescia di documentare, per quanto attiene al sintomo dolore toracico, un’appropriatezza nell’invio al pronto soccorso pari al 71,2%.
Risulta impressionante l’accuratezza dei dati generati, come pure la capacità della farmacia territoriale di svilupparsi, formarsi e attrezzarsi per proporsi realmente come presidio sanitario di facile accesso, a elevata specificità professionale, nel percorso di continuità bidirezionale ospedale-territorio. La volontà e lo sforzo di categoria è costante da parte di tutti i colleghi. La richiesta reale da parte della popolazione è in continuo aumento e gradimento. L’attenzione delle amministrazioni e degli assessorati regionali per sviluppare anche la telemedicina cardiologica in convenzione non è più un miraggio lontano.