Dalle smalls molecules a farmaci biotecnologici e medicinali per terapie avanzate: è la sfida e il nuovo paradigma di cura del prossimo futuro. Una rivoluzione iniziata da circa 15 anni e che sta traghettando da una medicina per masse di popolazione a una medicina paziente-specifico. A una medicina, ovvero, di precisione che mette al centro il paziente, producendo farmaci dedicati alla cura del singolo.

Se ne è parlato a “Made in Italy, tra eccellenze e nuove sfide”, il primo convegno interamente organizzato da NCF (Notiziario Chimico Farmaceutico) con il patrocinio di AFI (Associazione Farmaceutici Industria) e il sostegno di Aseptconn AG, Eurpack, IMA, Olon e Pharmintech powered by Ipack-Ima, nel corso della relazione Presente e futuro degli ATMP: tra sfide e opportunità, tenuta da Maria Luisa Nolli, Consigliere AFI, Founder/Ceo NCNbio SrL.

L’evoluzione-rivoluzione 

Abbraccia tutti i settori della filiera: coinvolge i prodotti, con il passaggio dalle small molecules, le piccole molecole, a farmaci biotech come gli anticorpi monoclonali, fino a terapie avanzate a base di cellule e di acidi nucleici. Coinvolge il modello di business, il processo di produzione, il regolatorio, la clinica, l’accesso ai pazienti e la sostenibilità in relazione agli elevatissimi costi delle terapie avanzate, anche one-shot (a singola e unica dose).

«Smalls molecules, biotecnologici e terapie avanzate quali la terapia cellulare, la terapia genica, le Car-T e l’ingegneria dei tessuti – spiega Nollidevono essere tra loro integrate, arrivando a saturare molti degli attuali unmets needs, e quindi a rendere curabili molte patologie, ad oggi orfane di trattamento. L’innovazione sta nel fatto che queste terapie non curano i sintomi, compito delle smalls molecules, ma la malattia stessa in quanto agiscono sul genoma. Attualmente sono utilizzate nella cura di malattie rare e di tumori ematologici, ma il futuro apre la via al trattamento anche di tumori solidi. E già si ipotizza che le Car-T, entro il 2030, si possano sostituire al trapianto».

Sono in arrivo molti prodotti dagli Stati Uniti, dove le terapie avanzate – le cosiddette ATMPs (Advanced Therapy Medicinal Products) – sono largamente impiegate, ma ancora l’Europa ha un atteggiamento molto prudenziale all’utilizzo. Anche l’Italia, nonostante il primo prodotto di terapia cellulare sia stato approvato nel 2009, e dove molti prodotti inizialmente immessi in commercio sono stati ritirati non per mancanza di efficacia ma per scarsa sostenibilità del mercato.

«Alcuni di questi prodotti – prosegue Nolli – sono nati da studi e progetti italiani, quale Strimvelis ad esempio, terapia genica per Ada-Scid, malattia rara che nel bambino porta a morte, altamente costosa (one-shot dose 598 mila euro), ma con garanzia di efficacia del 98%. Terapie, compreso Strimvelis, che rappresentano un modello di business favorevole grazie alla cooperazione di più realtà: la piccola biotech che incontra la Charity che avvia la ricerca, la biotech che si dedica alla produzione, l’azienda che sponsorizza lo sviluppo sul mercato. Strimvelis è stato oggi donato a Telethon cui EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ha dato recentemente l’AIC (Autorizzazione Immissione in Commercio): è pertanto necessario che la Charity trovi i finanziamenti per lo sviluppo e la produzione di mercato, ma ciò apre a scenari di alleanze e co-marketing con il coinvolgimento anche dell’industria farmaceutica, compreso le più tradizionali».

Evoluzione di processo 

Muterà anche il “paradigma” della produzione con la creazione di impianti dedicati, tailored-made, molto innovativi in cui le camere bianche saranno sostituite da sistemi chiusi e da isolatori, fino a impianti su rotelle, mobili: scenari cui gli stakeholder devono essere pronti e preparati ad affrontare.

«Sono terapie – sottolinea la dottoressa – che permettono di fare il trattamento giusto, al paziente giusto e nel tempo giusto in cui un ruolo cruciale è e sarà svolto dalle Supply Chain. Si tratta, infatti, di prodotti che possono essere congelati, ma anche di prodotti a fresco le cui cellule non possono essere conservate per più di 24 ore, pena la morte della cellula stessa. È necessario pertanto che la Supply Chain garantisca una officina vicina alla struttura ospedaliera in cui vengono trattati i pazienti o che la Supply Chain si adegui per consentire il “right time”, ricordando che tali terapie vengono somministrate in prima in III o IV linea, dopo ad esempio terapia citotossica (small molecule) e anticorpi monoclonali per abbassare l’infiammazione, secondo – come anticipato – un approccio integrato. Inoltre, oggi sono disponibili anche anticorpi bi-specifici che agiscono contemporaneamente su due diversi recettori. L’obiettivo è arrivare a trattare anche tumori solidi, in generale di difficile cura a causa dell’eterogeneità antigenica, dell’azione soppressiva del sistema immunitario, del microambiente particolare o per la difficoltà a far entrare nella lesione tumorale le cellule T, confidando tuttavia in nuovi sistemi di delivery molto innovativi».

Presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, per esempio, è stato avviato uno studio sperimentale per il trattamento del neuroblastoma nel bambino e giovane adulto, con Car-T, basate sul recettore GD2, con una percentuale di successo stimata del 60%. 

Il futuro 

È dunque proiettato all’innovazione in termini di sistemi di somministrazione, adattata alla tipologia di nuovi prodotti; di produzioni monouso che necessitano quindi anche la rivisitazione degli impianti.

Il futuro del manufacturing è nell’automazione, nei sistemi chiusi e nella robotica, scelti in funzione delle dimensioni del prodotto. E soprattutto negli isolatori, nuova frontiera che sostituiranno le camere bianche e gli impianti fissi, prevedendo una collocazione in una zona non classificata e un cambio di classe.

«Tanto complessa è la produzione – conclude Nolli – quanto lo è la clinica: le terapie avanzate rappresentano ciò che sono stati gli antibiotici negli anni ’50, pertanto occorre andare incontro all’innovazione nella speranza che davvero le Car-T possano sostituirsi in tempi rapidi al trapianto». Con gli innumerevoli vantaggi che ciò comporterà.