L’assunzione in gravidanza di paracetamolo non sarebbe associata a rischio di autismo, disturbo da deficit di attenzione e iperattività e disabilità intellettiva nei bambini.

E’ quanto messo in luce da un ampio studio di coorte condotto in Svezia e pubblicato su JAMA Network.

Lo studio condotto

Lo studio di coorte di carattere nazionale, con analisi di controllo dei fratelli, ha incluso un campione basato sulla popolazione di 2.480.797 bambini nati tra il 1995 e il 2019 in Svezia, con un follow-up fino al 31 dicembre 2021.

L’uso di acetaminofene (paracetamolo) durante la gravidanza è stato registrato prospetticamente dai registri prenatali e dalle prescrizioni mediche.

I principali risultati ottenuti

Dallo studio è emerso che il 7,49% del totale dei bambini, pari cioè a 185.909 bambini sono stati esposti all’acetaminofene durante il periodo di gestazione. 

I rischi assoluti grezzi a 10 anni di età per i soggetti non esposti rispetto a quelli esposti all’acetaminofene erano di 1,33% vs 1,53% per l’autismo, di 2,46% vs 2,87% per l’ADHD e di 0,70% vs 0,82% per la disabilità intellettiva. 

Nei modelli senza controllo dei fratelli, l’uso di acetaminofene durante la gravidanza è stato associato a un rischio marginalmente maggiore di autismo e disabilità intellettiva. 

Per affrontare il problema di eventuali fattori confondenti, sono state analizzate anche coppie di fratelli abbinati. Le analisi di controllo dei fratelli non hanno rilevato alcuna evidenza che l’uso di acetaminofene durante la gravidanza fosse associato all’autismo all’ADHD o alla disabilità intellettiva.

Allo stesso modo, non c’è stata evidenza di un modello dose-risposta nelle analisi di controllo dei fratelli. Ad esempio, per l’autismo, rispetto all’assenza di uso di acetaminofene, le persone con un uso medio giornaliero di acetaminofene basso (<25° percentile), medio (25°-75° percentile) e alto (>75° percentile) avevano Hazard Ratio di 0,85, 0,96 e 0,88, rispettivamente.

Osservazioni conclusive

L’uso di acetaminofene durante la gravidanza non è stato associato al rischio di autismo, sindrome da deficit di attenzione e iperattività o disabilità intellettiva dei bambini nell’analisi di controllo dei fratelli. Ciò suggerisce che le associazioni osservate in altri modelli potrebbero essere attribuibili a fattori confondenti.

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