La demenza è in crescente aumento nella popolazione generale, definita dal Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di Alzheimer Disease International una priorità mondiale di salute pubblica: “nel 2010, 35,6 milioni di persone risultavano affette da demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, del triplo nel 2050, con 7,7 milioni di nuovi casi all’anno (1 ogni 4 secondi) e con una sopravvivenza media, dopo la diagnosi, di 4-8-anni.

La stima dei costi è di 604 miliardi di dollari l’anno, con incremento progressivo e continua sfida per i sistemi sanitari. Tutti i Paesi devono includere le demenze nei loro programmi di salute pubblica; a livello internazionale, nazionale regionale e locale sono necessari programmi e coordinamento su più livelli e tra tutte le parti interessate”.

L’Italia e le demenze

Il fattore di rischio principale è dato dall’età, il che fa comprendere le dimensioni allarmanti del problema a fronte di una popolazione in constante e progressivo invecchiamento. Ad oggi la prevalenza della demenza nei paesi industrializzati è circa dell’8% negli over65, con picchi di oltre il 20% negli over80.

In Italia, nel 2015, gli ultrasessantacinquenni erano 13,4 milioni, il 22% del totale. La stima dell’indice di vecchiaia al 1° gennaio 2016 era pari a 161,1 persone di età pari o superiore ai 65 anni ogni 100 giovani con meno di 15 anni.

Le proiezioni indicano che nel 2051 l’Italia potrebbe addirittura presentare una prevalenza di 280 anziani ogni 100 giovani, con un incremento prevedibile di patologie croniche dovute all’età, tra cui la demenza.

Il documento ministeriale

Il documento ministeriale “Linee di indirizzo Nazionali sui Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) per le demenze” descrive gli elementi costitutivi di questi percorsi, relativi sia alla persona con demenza che alla sua famiglia, che potranno poi avere una diversa articolazione nei vari contesti locali in cui verranno sviluppati anche in relazione ad esigenze specifiche dei bisogni e dei sistemi.

L’obiettivo è quello di poter disporre di linee di indirizzo nazionali da poter utilizzare come guida a fronte di una forte eterogeneità e disomogeneità di percorsi di carattere regionale e locale.

La scelta di occuparsi dei PDTA, anche come approfondimento in relazione all’obiettivo 2 del Piano Nazionale Demenze – viene precisato nel documento – “nasce dalla necessità di disporre di un documento di riferimento nazionale sui PDTA attraverso il quale sostenere la riorganizzazione dei modelli assistenziali e dei servizi socio sanitari impegnati nella sfida che le cronicità, e tra queste le demenze, pongono”.