Siamo una società che invecchia e tra le più longeve. Uno stato di fatto che impone la presa di coscienza e di posizione verso l’attivazione di misure concrete e di prevenzione che possano contribuire ad arginare lo sviluppo di condizioni, croniche, ma soprattutto invalidanti tipiche dell’invecchiamento, a tutela della qualità di vita della persona e della salute dei sistemi.

Sono stati alcuni temi, oggetto di discussione del Convegno “Longevity & Ageing”, tenutosi a Milano, promosso da Nucleate – organizzazione internazionale no profit attiva in ambito Bio-Entrepreneurship – in collaborazione con G-Gravity – hub phygital di Innovazione e Centro di competenza dedicato all’Healthcare.

Arginare la patologia

Prevenire, controllare, evitare l’evoluzione di stati patologici verso condizioni debilitanti, limitanti e di invalidità permanente è l’impegno della medicina e della società moderna, dei “sistemi” in generale, con l’intento di contenerne i costi: individuali, assistenziali, sociali, relazionali.

«Basta pensare al diabete di tipo 2 – spiega Roberta Gilardi, CEO di G-Gravity – che differentemente dal tipo 1 di origine autoimmune, si sviluppa negli anni per cause indotte anche da stili di vita scorretti, quali ad esempio l’abuso di zuccheri e dunque per una attenzione trascurata alla glicemia: fattori spesso sottostimati per le potenziali problematiche correlate e gli effetti importanti, fino a poter essere devastanti per la qualità di vita della persona e della spesa pubblica. Ne sono un esempio i “costi” per la gestione di disturbi e patologie del sistema cardiovascolare, correlati al diabete, così come l’invecchiamento precoce e/o lo sviluppo di altre patologie dipendenti. Da un lato occorre lavorare ed educare alla conoscenza di quanto la ri-modulazione dello stile di vita e dei comportamenti nutrizionali possono aiutare ad arginare lo sviluppo di patologie specifiche, come il diabete, e favorire una vita media centenaria, condotta con una buona qualità di vita; dall’altro è necessario che vengano “calcolati” l’impatto e la ricaduta sui sistemi.

«Se queste sono, per il prossimo futuro, le prospettive di vita media, grazie a nuove ricerche anche in ambito genetico, all’utilizzo di nuove tecnologie, e alla capacità di cronicizzare la malattia, in una visione politica di sistema Paese – prosegue Gilardi – occorrerà chiedersi quali possano essere le ricadute anche in termini sociali, lavorativi, pensionistici. Oltre che, naturalmente, per il sistema sanitario nel suo complesso: quest’ultimo al centro della sostenibilità, anche in termini di investimenti da parte dello Stato, pari a circa 120 miliardi annui nel nostro Sistema Paese. Una spesa sanitaria ingente di cui, secondo gli ultimi dati, quasi l’80% è assorbita dalle cronicità».

Contrastare la cronicità, oltre che un intervento medico, richiede anche una azione individuale: l’adozione, in prevenzione, di stili di vita più corretti e la limitazione di fattori di rischio tra questi il fumo, l’uso/abuso di alcolici e/o di altre sostanze che possano danneggiare l’organismo e in parallelo l’attivazione di politiche “educazionali”, laddove necessario, al fine di evitare i costi sociali.

«In alcuni sistemi come l’Inghilterra  – porta ad esempio Gilardi – ci si è posti il problema di come limitare la crescita di (accaniti) fumatori, propendendo per limitare le cure, tipicamente del tumore al polmone in questa fascia di popolazione, al fine di favorire l’auto-responsabilizzazione della persona. Le cure non vanno negate a nessuno, ma è necessario invece lavorare sull’educazione alla limitazione di comportamenti che possono arrecare un danno: limitazioni, lo sottolineo, non proibizionismi che spesso portano a esiti contrari, aumentando anziché contenendo il problema che si tenta di arginare».

Una risposta concreta

Occorre spingere all’attivazione di ulteriori politiche di prevenzione, spesso intesa come poco “redditizia”, ma al contrario premiante nel lungo termine e misurabile in funzione di un risparmio sensibile di fondi e del mantenimento di prestazioni di buon livello nel settore pubblico. Senza trascurare l’impatto sociale e la sostenibilità dei costi, dal lavoro ai sistemi pensionistici, come anticipato.

«Occorre stimolare i Sistemi Sanitari e le istituzioni – conclude Gilardi – a non ricorrere a soluzioni del passato, ovvero a non “mettere pezze” sull’esistente, ma a trovare soluzioni e tecnologie nuove: tutte le situazioni non adeguatamente gestite o previste hanno infatti ricadute importanti sui cittadini. La politica e le istituzioni devono essere “visionarie”, anticipando e adottando soluzioni che possano garantire lo sviluppo e la crescita del Paese. La scienza progredisce rapidamente e garantisce nuove opportunità di cura, anche per malattie difficili e rare, il pianeta è sovrappopolato e i bisogni, compreso i consumi, sono in costante crescita: occorre prevedere, a livello planetario, scenari di equità in grado di offrire a tutti, senza distinzione, salute, cibo, acqua».

Ciò è alla base della Longevity, del vivere bene e più a lungo, del vivere bene e in salute. Anche per la sostenibilità e la salute dei sistemi.