Rischio cardiovascolare nel corso della vita

Pubblicato dal Ministero della Salute, il documento “Prevenzione delle malattie cardiovascolari lungo il corso della vita” fa il punto della situazione sulle patologie cardiovascolari nel nostro Paese, evidenziando i fattori di rischio immodificabili e quelli sui quali invece è possibile agire

Le malattie cardiovascolari rappresentano, insieme a tumori, patologie respiratorie croniche e diabete, il principale problema mondiale di sanità pubblica. Queste patologie croniche non trasmissibili sono, infatti, la prima causa di morbosità, invalidità e mortalità e il loro impatto provoca danni umani, sociali ed economici elevati. Rientrano in questa tipologia di malattie, tra le altre, le più frequenti patologie di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore, quali l’infarto acuto del miocardio, la sindrome coronarica acuta e l’angina pectoris, le malattie cerebrovascolari e le arteriopatie periferiche.

Rischio cardiovascolare, la situazione italiana

In Italia, negli ultimi anni la mortalità e l’incidenza di queste patologie si è progressivamente ridotta. Tale riduzione è stata favorita dal miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche, assistenziali e riabilitative di queste patologie e dei correlati fattori di rischio. «Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione favorisce un incremento della prevalenza di cronicità cardiovascolari nella popolazione, in particolare con l’avanzare dell’età, realizzando un’esigenza di salute che richiede notevoli risorse assistenziali, con un carico per il Sistema Sanitario Nazionale sempre più gravoso» si legge nel documento. La presenza di malattie cardiovascolari stabilizzate rappresenta, inoltre, un fattore prognostico negativo nelle malattie oncoematologiche, respiratorie, renali e infettive. Anche nella severità e nell’esito sfavorevole del Covid-19, la presenza di malattie cardiovascolari ha costituito un fattore determinante maggiore.

Patologie cardiovascolari: mortalità e incidenza

A livello globale si stima che nel 2019 le patologie cardiovascolari abbiano causato 18,6 milioni di decessi e che circa un terzo di questi si sia verificato prematuramente, in soggetti di età inferiore ai 70 anni. Secondo l’Istat, nel 2018 in Italia sono stati rilevati complessivamente 220.456 decessi per malattie del sistema circolatorio, con una prevalente incidenza tra le donne, 124.439 a fronte di 96.017 uomini.

Nello specifico, 62.434 decessi sono stati attribuiti a malattie ischemiche del cuore (32.765 maschi e 29.669 femmine), comprendenti 20.739 casi di infarto acuto del miocardio (11.792 maschi e 8.947 femmine), mentre 53.901 sono stati imputati alla voce “altre malattie del cuore” (22.863 maschi e 31.038 femmine) e 55.434 alle malattie cerebrovascolari (22.062 maschi e 33.372 femmine).

Le malattie ischemiche del cuore, le altre malattie del cuore e le malattie cerebrovascolari rappresentano le prime tre cause di morte in Italia, con il 27,1% di tutti i decessi del 2018, anche se i tassi di mortalità di queste patologie hanno subito un drastico ridimensionamento negli ultimi 15 anni, passando da 15,62 del 2003 a 8,03 decessi nel 2018 ogni 10mila abitanti. A livello standardizzato, emerge che il rischio di mortalità è trascurabile negli uomini sino ai 40 anni, compare tra i 40 e i 50 e poi aumenta all’aumentare dell’età; per le donne si manifesta invece in ritardo, a partire dai 60 anni d’età e cresce rapidamente nelle over70.

Per il 2019 è stata stimata per le malattie cardiovascolari un’incidenza a livello globale di 55,5 milioni di casi. In Italia i disturbi dell’apparato cardiocircolatorio hanno rappresentato la maggiore causa di ricovero; nel 2019 si sono registrate per queste patologie 863.505 dimissioni (14,3% del totale), con 6.222.673 giornate di degenza (7,2 giorni di degenza media).

Fattori di rischio: modificabili e non

I fattori di rischio cardiovascolari rappresentano il punto di partenza per esaminare il rischio di ciascun soggetto. I rischi si suddividono in modificabili e non.

I principali fattori di rischio modificabili comprendono tabagismo, consumo di alcool, sedentarietà, inattività fisica, sovrappeso e obesità, una scorretta alimentazione, diabete mellito, ipertensione arteriosa e ipercolesterolemia. Oltre, chiaramente, a uso di droghe, fattori socio-economici e ambientali. Nel quadriennio 2016-2019 il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) ha rilevato che su 100 intervistati, complessivamente il 40% presentava almeno 3 fattori di rischio cardiovascolari.

Tra i fattori di rischio non modificabili vanno riconsiderati i fattori genetici, il genere, l’età anagrafica e l’etnia. In Italia, ad esempio, il rischio di infarto miocardico acuto è più elevato nei soggetti provenienti dal Sud-Est Asiatico rispetto alla popolazione nativa sia nei maschi che nelle femmine.

Fattori di rischio per fasce d’età

Nonostante i rischi maggiori si manifestino in età avanzata, lo studio analizza in maniera dettagliata le diverse fasce d’età, a partire dai bambini, per proseguire con il target 19-29 anni, 30-65 e over65. Negli ultimi anni grande è la preoccupazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità verso le fasce d’età più giovani, sovente inclini a stili di vita e abitudini alimentari errate che possono predisporli all’insorgenza di patologie, tra cui quelle cardiovascolari. Infatti, è proprio sui quei fattori che occorre intervenire, sin dall’adolescenza, per garantirsi quanto più possibile un invecchiamento in salute.

Prevenzione primaria, quale ruolo

La prevenzione primaria è l’arma più importante per contrastare le malattie cardiovascolari, poiché mira a impedirne l’insorgenza. A tal fine è indispensabile intervenire lungo tutto il corso dell’esistenza per assicurare un buon inizio a ogni bambino, per prevenire comportamenti non salutari durante l’infanzia e l’adolescenza, per ridurre il rischio di insorgenza delle citate patologie nell’adulto, nonché per arrivare a un invecchiamento sano e attivo.

I principali determinanti delle malattie cardiovascolari, infatti, sono legati essenzialmente a stili di vita inadeguati e l’esposizione a un aumentato rischio cardiovascolare sin dall’età evolutiva si traduce spesso in una persistenza del livello di rischio e in una sua progressiva amplificazione negli anni successivi. A ciò si aggiunge l’importanza di una precoce individuazione di condizioni cliniche a rischio, per le quali il consiglio del farmacista e del medico di medicina generale rimangono cruciali.