Le terapie destinate ai pazienti con tumore al polmone sono spesso poco efficaci a causa di cellule resistenti. Un nuovo studio, pubblicato su Frontiers in Oncology, ha individuato le cellule resistenti agli antitumorali, caratterizzate dall’espressione della proteina embrionale Cripto, aprendo una nuova strada per comprendere la risposta alle terapie nei carcinomi polmonari

Il tumore del polmone è la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne e una delle patologie neoplastiche responsabili del maggior numero di decessi, che nel nostro Paese ammontano a circa 34mila ogni anno. Nonostante l’avanzamento di trattamenti sempre più targettizzati, soprattutto nel corso dell’ultimo decennio, e, in particolare, dell’immunoterapia, la risposta alle terapie appare ancora oggi insufficiente a causa di cellule tumorali resistenti.

Lo studio dell’Iss

Pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista Frontiers in Oncology, lo studio guidato dalla dottoressa Ann Zeuner, prima ricercatrice del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto superiore di sanità, sostenuto da Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro, e svolto in collaborazione con i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Napoli e dell’Università cinese di ChongQing, ha indagato le modalità con le quali le cellule del tumore al polmone sopravvivono alle terapie e ne limitano l’efficacia.

I ricercatori dell’Iss hanno osservato che le cellule capaci di sopravvivere alle terapie antitumorali presentano caratteristiche tipiche delle cellule staminali, come l’espressione della proteina embrionale Cripto.

Quanto emerso dallo studio apre la strada a nuovi importanti scenari; i risultati ottenuti forniscono una prospettiva innovativa, utile a comprendere la risposta alle terapie sui tumori polmonari, ponendo le basi per lo sviluppo di nuovi metodi volti a monitorare l’andamento della malattia.