Indagare la disparità di genere nell’ambito della salute e della ricerca scientifica è stato il tema cardine della nona edizione del Libro Bianco sulla Salute della Donna dal titolo “Verso un’equità di genere nella salute e nella ricerca”, realizzato da Fondazione Onda – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di Genere con il contributo non condizionante di Farmindustria, presentato in Senato il 17 gennaio scorso su iniziativa della Senatrice Maria Domenica Castellone.

Avere un approccio di genere a salute e ricerca permette da una parte di comprendere meglio i determinanti di salute e malattia genere-specifici e dall’altra di garantire una maggiore equità di accesso alle cure – uno dei capisaldi del nostro SSN – per una medicina sempre più personalizzata e centrata sulla persona.

Medicina di genere e principi cardine del SSN

«Uguaglianza ed equità sono due dei pilastri del nostro Servizio Sanitario Nazionale, talvolta erroneamente intesi come sinonimi. L’uguaglianza presuppone di poter fruire dei medesimi diritti, indipendentemente da qualsiasi differenza, mentre l’equità si basa sulla modulazione degli interventi in relazione alle differenze, alle specificità, ai bisogni. L’uguaglianza è dunque il presupposto, il punto di partenza, mentre l’equità rappresenta l’obiettivo finale, il punto di arrivo, che consente di garantire a tutti le medesime opportunità, tenendo conto delle differenze», ha sostenuto in apertura Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda, nel ringraziare per il contributo Farmindustria, ormai partner dell’iniziativa dal 2012. 

I punti chiave del volume 2023

Il Libro Bianco 2023, partendo da un’analisi degli obiettivi relativi all’uguaglianza di genere delineati nell’Agenda ONU2030, svolge nella prima parte un’analisi del genere quale importante determinante sociale di salute, in grado di produrre significative disuguaglianze in termini di morbosità e mortalità tra uomini e donne. E questo avviene soprattutto per disparità ancora molto evidenti per quanto concerne l’istruzione, la sfera professionale e le condizioni lavorative, dove non sono infrequenti retribuzioni differenti tra uomini e donne a parità di mansione.

Il volume sottolinea quindi l’importanza di un approccio genere specifico in tutte le fasi della vita e in tutti i target di popolazione.

La situazione italiana: donne, lavoro, maternità

Un aspetto analizzato è quello relativo alla condizione femminile in Italia, un Paese in cui la maternità viene sempre più posticipata e vissuta dalla donna come una limitazione forte alla propria realizzazione professionale.

Inoltre, le donne sono coloro che vivono più a lungo, rappresentando la quota maggioritaria della popolazione anziana. Gli ultimi anni sono però spesso caratterizzati da un carico di morbilità importante. Un approccio di genere, rispetto a questo specifico target – così come a molti altri affrontati nel Libro Bianco: le malattie rare, la popolazione straniera, la violenza, la disabilità, la popolazione carceraria – sarebbe utile a promuovere appropriatezza e personalizzazione delle cure, superando così quel gender-gap ancora molto presente.

I gap ancora presenti nella ricerca

Il problema non è però solo circoscritto alla cura, ma si estende anche al mondo della ricerca scientifica, dell’innovazione digitale e finanche all’intelligenza artificiale laddove i modelli appresi dalle macchine sono prioritariamente maschili.

Ancora, nella ricerca spesso non viene specificato un dato di genere a fronte di un dato complessivo che non tiene conto delle caratteristiche specifiche di uomini e donne che potrebbero dimostrarsi estremamente utili nello sviluppo di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura.

Donne e mondo scientifico

Criticità si riscontrano infine ancora nel mondo scientifico. In chirurgia le donne sono meno del 30%, mentre, più in generale, solo l’8,3% delle donne medico riveste un incarico dirigenziale.

Enrica Giorgetti, DG di Farmindustria, ha ricordato i passi da gigante compiuti dal 2012 ad oggi: basi in tal senso pensare ai circa 800 farmaci in sviluppo per le donne.

Farmindustria è da sempre molto impegnata sul tema del divario di genere, ha quindi ricordato, non solo clinico, ma anche sociale e lavorativo. Nelle aziende farmaceutiche, la presenza femminile è del 44% del totale addetti e supera il 50% nell’ambito Ricerca e Sviluppo. E questo con un modello aziendale di welfare che prevede importanti misure in favore della conciliazione vita-lavoro, ma incentrato anche su prevenzione e formazione. Un esempio virtuoso che sarebbe auspicabile vedere replicato in tanti altri comparti.