Continua il nostro viaggio in dieci tappe per ripercorrere e scoprire i fatti salienti che hanno contraddistinto la storia della Farmacia.

Il percorso sarà oggetto della Mostra “Il Farmacista: nascita di una professione. Viaggio in una storia millenaria” con contenuti a cura delle redazioni di Farmacia News e Tema Farmacia, in esposizione a Cosmofarma 2022 (piazza Innovasoft, pad. 30).

Dopo la tappa dedicata all’Età antica , scopriamo in questo articolo l’evoluzione dell’arte farmaceutica durante il Medioevo. Con la caduta dell’Impero Romano e l’affermazione del Cristianesimo si assiste anche al declino della medicina greco-romana. Si fanno sentire gli influssi della cultura e della civiltà araba e di pensieri “alternativi”: è un primo esempio di contaminazione fra Occidente e Oriente. Intanto in Europa sorgono i monasteri, luogo privilegiato per la conoscenza delle erbe alla base dell’arte farmaceutica.

La nascita dei Monasteri nel ‘600

Menta, papavero, aloe, finocchio, olio, giusquiamo, canfora, arsenico, zolfo: sono solo alcune delle specie vegetali utilizzate nel Medioevo per la cura di malattie e malanni. L’attribuzione di proprietà curative a piante e erbe non va intesa secondo la concezione moderna. Allora le capacità terapeutiche erano infatti attribuite solo su basi irrazionali, ad esempio attraverso la “signatura”, la dottrina secondo cui le caratteristiche esteriori della pianta come forma, colore, struttura, richiamando la struttura delle diverse parti corporee, ne decretavano il miglior utilizzo per uno specifico stato morboso. Per esempio le foglie di Pulmonaria officinalis, simili per forma al polmone, la rendevano adatta per la cura di patologie d’organo.

L’uso delle piante e essenze vegetali esplode nel Medioevo all’interno di monasteri e conventi: è l’avvento della medicina monastica che in Italia ha come primo centro il Monastero di Montecassino, fondato nel 529 da San Benedetto di Norcia, studioso di “cose mediche” e ritenuto un grande guaritore. In prossimità dei monasteri sorgono così ospedali e si sviluppa la cultura medica conventuale che, similmente a un moderno network, passa da monastero a monastero dello stesso ordine o di ordini diversi in tutta l’Europa. I monaci annotavano saperi e conoscenze negli Hortuli, i testi scritti della medicina monostica, contenenti le descrizioni dei “semplici”, ovvero piante coltivate quasi esclusivamente negli orti dei monasteri, impiegate per preparare unguenti, decotti e impiastri secondo i consigli di Galeno e Dioscoride. Le ricette di norma erano tramandate dal monaco erborista (infirmarius) a un allievo di sua fiducia. L’infirmarius aveva anche l’incarico e le competenze per preparare i medicamenti ed era custode dell’armarium pigmentariorum in cui venivano riposte le erbe medicinali.

La diffusione della medicina araba e l’alchimia

L’Alto Medioevo, tra il VII e l’VIII secolo, risente del forte influsso della civiltà islamica: agli arabi va il merito di aver avviato l’estrazione dalle erbe e dalle piante medicinali dei primi principi attivi ad azione farmacologia attraverso l’alchimia (al-kimiya). Questa “scienza” nata nell’ambiente ellenistico dell’Egitto nel I secolo d.C. può essere considerata progenitrice della chimica moderna da cui si svilupperanno la chimica e la chimica farmaceutica. Padre dell’alchimia fu Geber (Abu Musa Jiabir ibn Hayyan, VIII secolo) che introdusse nuove sostanze vegetali: anice, noce vomica, canfora, cassia, zafferano e soprattutto sostanze chimiche come alcool, sublimato, potassa, sali d’oro e acido acetico. Accanto a lui, altri medici celebri come Avicenna, ar-Rāzī, al-Kindī contribuiscono a diffondere conoscenze su altre piante come rabarbaro, senna, agrumi e su nuovi farmaci tra cui colchico, tamarindo, valeriana tramite la stesura di opere dedicate, iniziando a tessere rapporti fra mondo orientale e quello occidentale. Tuttavia a causa della sempre maggior complessità dell’arte farmaceutica si assiste a uno “scisma” dalla pura arte medica: inizia così l’indipendenza della farmaceutica come disciplina a sé. Il medico ar-Rāzī scrive uno dei primi ricettari, il Totum continens e nell’ospedale di Baghdād si apre una delle prime farmacie.

Tra il IX e l’XI secolo, dopo la conquista di vaste aree del bacino del Mediterraneo, Sicilia compresa, la medicina araba conosce il massimo splendore e sviluppo culturale. In Italia intanto l’arte farmaceutica dei monaci progredisce notevolmente. Si approfondiscono le conoscenze sulla distillazione appresa dal mondo arabo e con essa l’uso di distillati e di olii essenziali entra nella preparazione dei medicamenti realizzati nei monasteri, e ci sia avvia anche all’uso di tecniche quali la frantumazione, la triturazione, la macerazione, l’infusione e il decotto. Anche in Italia gli alchimisti cercano di preparare la quintessenza dei medicamenti, la panacea universale, l’elisir di lunga vita, cui si dedicarono in particolare modo Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, Arnaldo da Villanova e gli alchimisti.

La Scuola Salernitana

Alla fine del IX secolo la formazione dei medici incomincia ad organizzarsi in Europa in maniera più strutturata con la nascita delle Scuole Mediche. La prima è stata quella “leggendaria” di Salerno: si narra infatti che a quel tempo quattro personaggi (l’arabo Adela, il greco Pontus, il latino Salernus e l’ebreo Helenus) decisero di unire il loro saperi in una sorta di “Sancta Sanctorum”. La medicina araba, già presente in Italia, entra così a far parte della Scuola Salernitana che ne perfezionò la tecnica farmaceutica. Appartengono alla Scuola Salernitana importanti opere fra cui il Regimen Sanitatis Salernitanum, che si data intono al XIII secolo: una sintesi di conoscenze mediche e di consigli salutistici, che verrà adottato anche come testo per l’insegnamento della medicina fino al XIX secolo.

All’inizio del XIII secolo sorgono in Italia le prime università: ne è un esempio quella di Napoli, voluta dal re Federico II di Svevia che iniziò a promuovere l’avanzamento delle scienze e del pensiero scientifico attraverso lo studio della cultura araba e di ambiti quali la matematica, l’alchimia e le scienze naturali. inoltre, Federico II promulgò a Melfi nel 1240 le Costitutiones: un primo esempio di servizio farmaceutico con cui istituì il ruolo del farmacista, stabilì le regole per l’esercizio della farmacia, fissò il controllo del numero degli esercizi degli speziali in rapporto al numero di abitanti, introdusse la tariffa dei medicinali, obbligò medici e speziali ad un preciso giuramento.

Infine nel corso del XIII e del XIV secolo si sviluppa la ‘galenica’ come derivazione della ‘materia medica tossicologica’, dedicata alla preparazione di formulazioni medicamentose atte alla somministrazione. La galenica sarà successivamente chiamata ‘tecnica farmaceutica’.

I capitolari e le Corporazioni degli speziali

Si ha testimonianza che intorno al 1200 Dante Alighieri si iscrisse alla Corporazione degli Speziali a fini sia politici ma soprattutto per avere accesso alle biblioteche delle farmacie e consultare libri e manoscritti rarissimi. Intorno alla metà del 1200 fanno la comparsa gli Statuti dell’Arte degli Speziali italiani, di cui i più antichi e prestigiosi sono il Capitolare degli Speziali di Venezia del 1258 (emanato dal Doge Zen), lo Statuto dell’Ars Medicorum et Spetiarorum di Firenze del 1266, gli Statuti di Siena del 1356 e il Capitolare del Nobile e salutifero Collegio degli Aromatari di Palermo del 1407. In essi viene sancito l’obbligo del giuramento per l’esercizio della professione, al pari del giuramento di Ippocrate per i medici, si impone l’osservanza di un Codice Ufficiale dei medicamenti, si pondo delle regole sulla dispensazione dei framaci, si prevede la visita periodica alle spezierie da parte di una commissione mista composta da medici e speziali, si vieta di dare percentuali al medico in cambio di ottenute prescrizioni.

Il viaggio continua! Prossima puntata: “Il Rinascimento“.

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Bibliografia:

  • Luciano Caprino, Il farmaco, 7000 anni di storia, dal rimedio empirico alle biotecnologie, AIFA, Armando editore, 2012
  • Raimondo Villano, appunti di Storia della farmacia