Fenagifar chiede una profonda riforma dell’Enpaf

I giovani farmacisti di Fenagifar (Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti) hanno chiesto di effettuare una riforma dell’Enpaf (Ente Nazionale Previdenza e Assistenza dei Farmacisti) per dare a tutti i farmacisti, anche a quelli che si affacciano al mondo della professione in questi ultimi anni, una certezza sul proprio futuro pensionistico.

Ai sette punti critici evidenziati da Fenagifar corrispondono altrettante proposte di modifiche fatte direttamente al presidente dell’Enpaf, Emilio Croce. Sul sito dell’associazione dei giovani farmacisti, infatti, tali richieste sono riportate in forma di una petizione che tutti i farmacisti sono invitati a sottoscrivere.
I miglioramenti auspicati, in effetti, non riguardano solo i giovani farmacisti, ma anzi i professionisti di ogni età e di tutte le categorie.
Tanto che la stessa Fofi ha fornito il proprio sostegno all’iniziativa con le parole del segretario della federazione, Maurizio Pace: “L’iniziativa della Fenagifar in materia previdenziale è un fatto importante e positivo”. “In primo luogo per i contenuti della petizione, che sono in sintonia con l’azione riformatrice dell’Enpaf che ora sta prendendo corpo, e poi perché testimonia l’attenzione e la compattezza di tutte le componenti della professione nel chiedere un cambiamento di rotta, e quest’ultima è una condizione necessaria perché si giunga davvero ad ammodernare il sistema previdenziale dei farmacisti”, prosegue Pace, che riveste anche il ruolo di delegato della federazione nel Cda dell’Enpaf.

“Invitiamo tutti i farmacisti a sottoscrivere la petizione, consultabile sul sito Fenagifar. Maggiore sarà il numero di adesioni, più forza avrà la nostra richiesta nei confronti dell’Enpaf per ottenere migliori condizioni per la nostra posizione pensionistica”, sottolinea Davide Petrosillo, presidente Fenagifar. “Con questa proposta ci siamo permessi di evidenziare le principali aspettative di molti farmacisti”, conclude Petrosillo, “a partire dai giovani che più di tutti hanno ragione di chiedere oggi modifiche che possano portare a concreti miglioramenti per il futuro. Vogliamo comunque farci portavoce di tutti i farmacisti: un atto simbolico e significativo che parte dalle giovani generazioni”.

Le modifiche di riforma dell’Enpaf proposte

1. Obbligo di attività professionale

L’obbligo dell’attività professionale per godere di prestazioni pensionistiche ha creato e crea nel metodo e nel merito una contabilizzazione farraginosa: 20 anni minimi altrimenti perdita del diritto alla pensione e così via. Si crede che, da quando è stato introdotto, abbia contribuito al deterioramento del rapporto degli iscritti nei confronti dell’Enpaf. Non risulta che l’obbligo dell’attività professionale sia presente nei regolamenti di altre casse.
Proposta: se ne chiede l’abolizione.

2. Contributo di solidarietà

Il contributo di solidarietà viene versato da più di ventimila iscritti che con tale scelta dimostrano di non credere assolutamente nell’utilità della contribuzione all’Ente, versando già contributi ad altro Ente di cui godono piena assistenza. E’quindi visto come odioso onere senza averne in cambio alcuna utilità.
Proposta: Soluzione idonea sarebbe riservare tale forma di contribuzione solo per i pensionati attivi professionalmente (si veda successivo punto 5) mentre, per gli iscritti che versano già ad altro Ente, prevedere un contributo di pari importo che vada a costituire un fondo pensione riscattabile; sarà sicuramente esiguo, ma concettualmente più accettabile.

3. Ripristino dei contributi ridotti per i neo iscritti per i primi 3 anni

Nella particolare attuale situazione di difficoltà economica del settore, al fine di agevolare il primo accesso al mondo del lavoro, anche a favore di prime realistiche proposte di lavoro (lavoro occasionale, tirocini, stage ecc.), è necessario individuare forme speciali di contribuzione.
Proposta: È pertanto opportuno prevedere, per esempio, un contributo di 1.000 € almeno per i primi 3 anni di iscrizione, qualunque sia la tipologia di contratto (borsa di studio, tirocinio, libero professionista o sostituzione occasionale), da applicare in tutti i casi in cui non si possa far valere il diritto alla riduzione.

4. Contributo 0,90%

È certamente il dispositivo più osteggiato, in quanto erogato solo dalle farmacie in una misura media che si stima in circa 5 mila euro/anno, cui non corrisponde alcuna prestazione aggiuntiva. Sappiamo quale sia l’origine solidaristica di tale contributo, ma siamo certi che le attuali condizioni in cui versano le farmacie forniscono più di una valida ragione per chiedere una modifica normativa.
Proposta: modificarne la natura del contributo 0,90% attraverso richiesta di modifica della normativa, al fine di trasformarla in forma aggiuntiva di prestazione pensionistica a favore dei farmacisti iscritti che la versano.

5. Contributo solidarietà solo post pensionamento

Oggi chi è iscritto all’Ordine, se esercita l’attività, è obbligato a pagare la quota intera Enpaf anche dopo il pensionamento. La pensione media si aggira intorno ai 6.000 € lordi annui che serve in pratica per pagare il contributo Enpaf.
Proposta: dare l’opportunità di mantenere l’iscrizione dopo il pensionamento Enpaf o Inps pagando il solo contributo di solidarietà, eviterebbe le cancellazioni di moltissimi iscritti, in particolare ora che sussiste anche la possibilità di restare soci in farmacia come soci di capitale anche se non iscritti. Ciò consentirebbe al farmacista di rimanere comunque iscritto al proprio Ordine e agli Ordini di non perdere risorse economiche.

6. Iniquità

Si crede sia opportuno rimuovere alcune discriminazioni. Mentre il pensionato Enpaf, non esercitante, può chiedere la riduzione dell’85% e un dipendente che usufruisce della quota ridotta e apre la partita iva per meno di 6 mesi in 1 anno ha diritto a mantenere la riduzione per quell’anno, un dipendente che usufruisce della quota ridotta e che acquista una farmacia o diventa socio anche solo per 1 mese in 1 anno è tenuto al pagamento della quota intera (art 21).
Proposta: riformulare in modo più equo il regolamento dell’Ente

7. Rapporti con gli iscritti

Si evidenzia infine come, a fronte di oggettiva difficoltà per il neolaureato nell’acquisire informazioni sul complesso regolamento dell’Ente, si ha notizia di frequenti onerose quanto insostenibili conseguenze per i giovani iscritti, ai quali viene negata la riduzione della contribuzione, quando la richiesta perviene all’Ente con un solo giorno di ritardo, rispetto a quanto previsto dal regolamento.
Proposta: si chiede una maggiore informazione presso i neo laureati e una minore rigidità in sede di applicazione di regole che non stravolgano la gestione dell’Ente. Non essendoci una pensione integrativa di categoria, l’Enpaf con un regolamento opportunamente modificato potrebbe essere considerato come tale da tutti gli iscritti.

Il segretario della Fofi si trova concorde sui temi toccati dai giovani farmacisti. “Tutti aspetti che”, precisa Pace, “trovano oggi un consenso trasversale e che quindi saranno parte di quella trasformazione dell’ente alla quale finalmente si sta lavorando in modo concreto, ovviamente considerando un ingresso graduale nel nuovo sistema fino ad arrivare a regime, così da evitare conflittualità tra generazioni. Confido che si arrivi rapidamente a questa riforma, così come si è giunti ora a un intervento organico sul piano della copertura sanitaria integrativa, siglando la convenzione con l’Ente di Mutua Assistenza per i Professionisti Italiani”.

Articoli correlati:

Petrosillo: “Le nostre proposte sono lo specchio delle criticità percepite dai farmacisti, vogliamo discuterne con Enpaf”