Pazienti con apnee notturne presentano un rischio maggiore di sviluppare il glaucoma

Le persone che sperimentano le apnee ostruttive durante il sonno (OSAS, Obstructive Sleep Apnea Syndrome) soffrono di interruzioni nella respirazione a causa di ostruzione parziale o totale delle vie aeree superiori. Con un’interruzione del respiro da tre a dieci secondi si ha apnea, mentre si chiama ipopnea la riduzione parziale del respiro. Il disturbo interessa più di frequente gli uomini delle donne, in quest’ultime si osserva una frequenza maggiore della comparsa dopo la menopausa.

Le condizioni che favoriscono l’insorgenza delle apnee del sonno sono l’obesità e il sovrappeso, l’ostruzione delle vie aeree superiori (naso, bocca, gola), l’abuso di bevande alcoliche prima di andare a dormire e l’assunzione di sonniferi.

I principali sintomi sono l’eccessiva sonnolenza diurna, la difficoltà a concentrarsi e i colpi di sonno. Inoltre il paziente può lamentare cefalea e bocca asciutta al risveglio. Il sonno non è riposante ed è caratterizzato da sudorazioni, risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento, necessità di minzione notturna.

I maggiori effetti delle apnee notturne sull’organismo

Tutto ciò ha effetti a cascata sul corretto funzionamento della pressione sanguigna e del ritmo cardiaco. Oltre al rischio maggiore di patologie cardiovascolari come infarto e ictus, sono riconducibili alle apnee notturne circa 12mila gli incidenti stradali ogni anno.

Più di recente è stato osservato che i pazienti con apnee notturne presentano un rischio di 10 volte maggiore di sviluppare il glaucoma, forse a causa delle alterazioni della pressione oculare, secondo quanto riportato dalla Glaucoma Research Foundation americana.

Il mancato afflusso di ossigeno nel sangue e la diminuzione quindi della “saturazione” è in grado di indurre danni al nervo ottico. Si crea un ambiente che risente della mancanza di ossigeno in maniera costante e una sofferenza che aumenta la pressione intraoculare a valori che superano i 21 mm/Hg considerati “normali”.

“Si tratta di una connessione particolarmente subdola e pericolosa che rende ragione ulteriore di trovare un trattamento efficace per questo disturbo del sonno. In particolare i soggetti con apnea diagnosticata dovrebbero sottoporsi a controlli periodici regolari per intercettare al più presto eventuali segni di malattie oculari e impostare una terapia che rallenti la progressione della malattia”, spiega Luciano Quaranta, professore responsabile del Centro per il Glaucoma degli Spedali Civili di Brescia, “per individuare se le apnee avessero conseguenze a livello oculare è stata utilizzata una innovativa lente a contatto che ‘registra’ le fluttuazioni della pressione intraoculare in continuo grazie a un particolare sensore (CLS) che intercetta e registra le variazioni della curvatura e nella circonferenza della cornea che si verificano in risposta ai cambiamenti pressori. L’uso di queste speciali lenti a contatto avviene in concomitanza con la polisonnografia, l’esame che registra i cambiamenti notturni e le apnee, in modo da verificare se la pressione dell’occhio aumenta in corrispondenza dell’episodio di apnea”.

Nonostante non sia ancora chiaro il meccanismo che lega i due fenomeni, secondo gli esperti la diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue e lo stress ossidativo che si verificano in occasione dell’apnea, contribuiscano a danneggiare progressivamente il nervo ottico e in particolare le cellule ganglionari, la cui perdita progressiva è responsabile dei tipici sintomi del glaucoma, come la perdita periferica della visione.