di Massimo Canorro
“Un tema rilevante che non può essere dimenticato, né tantomeno secondario o non comunicato a dovere nell’ambito del dibattito politico tra tutte le parti coinvolte”. Così Federico Serra, capo segreteria tecnica Intergruppo Parlamentare sulle Allergie respiratorie, introducendo la conferenza di presentazione a Roma – presso la sala Giacomo Matteotti della Camera dei Deputati – del Patto di legislatura sulle allergie respiratorie. Un Patto che nasce per richiamare l’attenzione della politica all’impegno di porre le allergie respiratorie (è bene sottolineare che le malattie allergiche determinano un rilevante carico assistenziale, avendo toccato ormai una prevalenza nella popolazione generale del 20%, ed è ulteriormente allarmante il loro costante incremento) al centro della propria agenda legislativa.
Da qui, l’importanza di “potenziare e razionare l’assistenza alle persone che soffrono di queste patologie, aumentare i fondi per la ricerca, implementare la gestione integrata, promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini e assicurare il pieno accesso alle cure e ai trattamenti in modo omogeno sull’intero territorio nazionale, cosa che non si verifica attualmente con grandi disparità tra le varie regioni”.
Dalla cultura del dire alla cultura del fare. Le allergie respiratorie costituiscono una notevole criticità a livello globale (sono oltre 1000 le morti che avvengono ogni giorno nel mondo a causa dell’asma, molte delle quali evitabili se trattate in modo efficace) nonché un corposo onere sociale ed economico per i sistemi sanitari (le allergie respiratorie hanno un deciso impatto sui pazienti, le loro famiglie e la società).
C’è di più. Le malattie allergiche risultano strettamente correlate sia all’inquinamento sia all’immissione di nuove sostanze chimiche nell’ambiente di vita. Ragione per cui “è prevedibile che il carico assistenziale sarà destinato ad accrescersi ulteriormente nel tempo e con esso i costi sanitari che potrebbero invece essere ridotti con l’adozione di politiche pubbliche orientate alle buone pratiche della prevenzione”, ha ammesso Andrea Lenzi, presidente Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei Ministri e presidente dell’Health City Institute. Proprio su quest’ultimo aspetto, in Italia, i costi diretti dell’asma (derivanti dall’uso dei farmaci e dei servizi sanitari) rappresentano circa l’1-2% della spesa sanitaria, mentre superiori sono quelli delle allergie che coinvolgono 12 milioni di persone.
Punti chiave del Patto
Redatto dai presidenti dell’Intergruppo parlamentare sulle Allergie respiratorie –Paolo Ciani, presidente Intergruppo parlamentare sulle Allergie respiratorie e Segretario della 12a Commissione permanente (Affari Sociali) della Camera dei Deputati e la senatrice Daniela Sbrollini, Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato –, insieme ai membri del Comitato tecnico scientifico e dei Tavoli di lavoro dell’Intergruppo stesso, il Patto di legislatura sulle allergie respiratorie include una serie di punti chiave: potenziare e razionalizzare l’assistenza alla persona con allergie respiratorie; aumentare i fondi per la ricerca sulle allergie respiratorie; implementare la gestione integrata tra i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta con le strutture specialistiche; incrementare i posti per i medici in formazione specialistica in allergologia ed immunologia clinica; tutelare i diritti della persona con allergie respiratorie nell’attività lavorativa, scolastica e sportiva.
Il Patto prevede, inoltre, di favorire linee guida sulle allergie respiratorie inserite nel sistema nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità, in linea con la legge n. 24/2017 sulla responsabilità professionale; promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, coinvolgendo il Ministero della Salute, i comuni e le autorità sanitarie locali sulle allergie respiratorie; inserire le malattie allergiche nel Piano Nazionale della cronicità del Ministero della Salute e nella missione 6 del PNRR; promuovere il monitoraggio aerobiologico di pollini allergenici e spore fungine attraverso siti di misura, disposti a rete, diffusi su tutto il territorio nazionale; assicurare il pieno accesso alle cure e ai trattamenti in maniera omogenea sull’intero territorio nazionale in particolare in età pediatrica, non rimandando la presa in carico del bambino con allergie respiratorie.
Infine, garantire l’equo accesso all’impiego delle terapie più avanzate per il trattamento delle allergie respiratorie, incluse le terapie desensibilizzanti e le NPP (“Named Patient Products”) disciplinate dall’articolo n. 5 della Legge n. 94/1998, in linea con i principi di appropriatezza terapeutica, della sostenibilità per il sistema sanitario nazionale e dell’equità di accesso alle cure in tutte le regioni eliminando ogni sorta di disequità; favorire lo sviluppo della telemedicina nella gestione delle allergie respiratorie; condividere le best practices (volte a migliorare la tempestività della diagnosi e l’efficacia della presa in carico) così da ridurre la gravità della malattia e la disabilità.
Allergologia e Immunologia Clinica
L’Intergruppo parlamentare sulle allergie respiratorie ha inteso, dunque, animare il dibattito nella XIX legislatura attorno a questa malattia. “In particolare – ha precisato l’onorevole Ciani – chiediamo che la Missione 6 del PNRR riservi una peculiare attenzione legislativa e istituzionale al ruolo dello specialista in Allergologia e Immunologia Clinica, in tema di riordino dell’assistenza territoriale, considerando una grave mancanze che la figura dell’allergologo non venga mai ricompresa tra i numerosi professionisti che saranno chiamati a fornire assistenza nelle case della comunità”.
Sulla stessa linea Mario Di Gioacchino, presidente Comitato scientifico dell’Intergruppo parlamentare sulle Allergie respiratorie e Presidente Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAIAC). Ritenendo prima di tutto grave l’assenza di ogni riferimento alla definizione di una rete clinica dedicata all’allergologia, rispetto a quanto previsto per numerose altre discipline a minore impatto epidemiologico ed assistenziale (“la mancata definizione di un modello assistenziale reticolare a complessità crescente – Hub, Spoke e primo livello – significa ritenere che le patologie allergologiche non siano degne di essere gestite in modo integrato, consentendo al paziente di essere inserito in un percorso assistenziale coordinato tra i diversi livelli a crescente complessità, a partire dal proprio medico di famiglia”) e in parallelo rilevante “che a livello di casa della comunità, di livello Hub, sia espressamente prevista la figura dello specialista allergologo, in grado di prendere in trattamento non la malattia singola, ma il paziente nella globalità”.
Basti pensare – ha concluso Di Gioacchino, “che c’è la tendenza, per i farmaci più innovativi, a permetterne l’uso agli specialisti di settore di organo e a non dare la possibilità di prescrizione allo specialista di allergologia che invece potrebbe evitare, in qualche modo, anche delle duplicazioni”.