Il consumo di sale, a livello globale, risulta quasi doppio rispetto all’obiettivo target di meno di 5 grammi al dì raccomandato dall’Oms. In Italia, i dati hanno evidenziato un miglioramento nell’ultimo decennio, anche se l’obiettivo resta ancora lontano

A livello globale, il consumo quotidiano di sale risulta essere, in media, il doppio di quello raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), inferiore ai 5 g al dì. Nel nostro Paese, nel biennio 2018-2019 è stato riscontrato (attraverso la raccolta delle urine delle 24 ore in campioni di popolazione di età compresa tra 35 e 74 anni residenti in 10 Regioni) un consumo medio giornaliero di sale pari a 9,5 g negli uomini e 7,2 g nelle donne.

Un consumo inferiore ai 5 g è stato registrato solo nel 9% degli uomini e nel 23% delle donne. Valori che destano preoccupazione, anche se in miglioramento rispetto a quelli di quasi un decennio prima. Nel periodo 2008-2012 infatti, la media era stata di 10,8 grammi negli uomini e 8,3 nelle donne, con un consumo inferiore ai 5 grammi riscontrato solo nel 4% degli uomini e nel 15% delle donne.

Un consumo eccessivo di sale risulta pericoloso perché favorisce l’aumento della pressione arteriosa, con un conseguente accresciuto rischio di insorgenza di gravi patologie cardio-cerebrovascolari correlate all’ipertensione arteriosa, quali l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale, ed è stato associato ad altre malattie cronico-degenerative, quali tumori, in particolare dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

La mission di WASSH

Ogni anno, dal 2005, World Action on Salt, Sugar and Health (WASSH) promuove la settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale. L’obiettivo principale è quello di sensibilizzare i Governi circa la necessità di un’ampia strategia in materia, nonché sull’importanza di incoraggiare le aziende alimentari a ridurre il sale nei loro prodotti. Basti pensare che ¾ del sale consumato risulta infatti presente in cibi processati e confezionati.

Dal 2020 inoltre, WASSH ha incluso anche un focus sullo zucchero e sulle calorie in eccesso, per cercare di ridurre anche il consumo di zucchero aggiunto, la cui assunzione eccessiva può favorire l’insorgenza di altre patologie. La riduzione del consumo di sale rientra anche all’interno del nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 – approvato con l’intesa Stato-Regioni del 6 agosto 2020 – confermando così l’importanza dell’obiettivo nell’ambito della promozione di una sana alimentazione per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili.

Il claim della settimana mondiale di quest’anno, che si è esvolta dal 14 al 20 marzo, è stato “Shake the Habit!”, ossia “Cambia abitudine!”, per sensibilizzare l’industria alimentare a ridurre il contenuto di sale nei propri prodotti.

5 azioni concrete per ridurre il consumo di sale:

  • Utilizzare spezie ed erbe aromatiche, pepe e agrumi in sostituzione al sale
  • Scolare e risciacquare verdure e legumi in scatola e mangiare più frutta e verdura fresca
  • Controllare le etichette prima dell’acquisto, andando a scegliere, tra i prodotti, quelli meno salati
  • Ridurre gradualmente il sale nelle proprie ricette
  • Non portarlo in tavola per non incentivarne l’utilizzo