Il diabete di tipo 1 è una patologia cronica autoimmune caratterizzata da fluttuazioni del glucosio. Gli studi di laboratorio suggeriscono che la velocità di elaborazione cognitiva si riduce in corrispondenza di ipoglicemie e iperglicemie, cioè laddove i valori del glucosio nel sangue risultano troppo bassi o troppo elevati. 

Fino a poco tempo fa, le limitazioni tecnologiche impedivano ai ricercatori di capire come le fluttuazioni del glucosio che si verificano naturalmente impattassero sulle fluttuazioni cognitive. 

Uno studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato su NPJ Digital Medicine ha sfruttato i progressi del monitoraggio continuo del glucosio e la valutazione momentanea ecologica (EMA, ecological momentary assessment) cognitiva, un metodo utilizzato per comprendere le differenze tra persone e catturare la variazione intra-persona nella cognizione nel tempo.

Lo studio condotto e il campione arruolato

Lo studio ha incluso 200 soggetti adulti con diabete di tipo 1 ed età media pari a 46 anni. I soggetti arruolati erano in prevalenza donne, il livello medio di emoglobina glicata – HbA1c, era pari a 7,5% e quello del glucosio era di 182,3 mg/dl. 

Secondo i dati ricavati ogni 5 minuti dai dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio (CGM), la glicemia era nell’intervallo target (70-180 mg/dl) in media nel 54,6% dei casi e superiore al valore soglia di 180 mg/dl nel 42,5%.

I risultati ottenuti

Coerentemente con gli studi di laboratorio, i ricercatori hanno ipotizzato che le prestazioni cognitive si riducessero in presenza di glucosio basso e alto, riflettendo la vulnerabilità cognitiva alle fluttuazioni del glucosio. 

Grandi fluttuazioni del glucosio erano associate a una velocità di elaborazione più lenta e meno accurata, mentre lievi aumenti del glucosio (rispetto alle medie a livello di persona) erano associati a una velocità di elaborazione più rapida. Le fluttuazioni del glucosio non erano correlate all’attenzione sostenuta. 

Sette caratteristiche cliniche hanno predetto le differenze individuali nella vulnerabilità cognitiva alle fluttuazioni del glucosio: età, tempo di ipoglicemia, eventi ipoglicemici gravi nel corso della vita, complicazioni microvascolari, variabilità del glucosio, affaticamento e circonferenza del collo. 

Alcune osservazioni conclusive

I risultati suggeriscono che ridurre al minimo le fluttuazioni del glucosio è importante per ottimizzare la velocità di elaborazione e identificano diverse caratteristiche cliniche che possono esacerbare la vulnerabilità cognitiva alle fluttuazioni del glucosio. 

L’autore senior dello studio, Laura Germine del McLean Institute for Technology in Psychiatry, ha enfatizzato che «mantenere un livello stabile di glucosio è importante per la salute generale e probabilmente si tradurrà anche in una funzione cognitiva più stabile di ora in ora e di giorno in giorno».

Lo studio ha tuttavia evidenziato risultati differenti tra i pazienti a fronte di uno stesso livello di glucosio. «Anche se la maggior parte dei pazienti aveva una velocità di pensiero più lenta con livelli glicemici bassi o molto alti, differivano molto nel modo in cui il loro pensiero veniva influenzato dai cambiamenti nel glucosio – ha aggiunto la senior author, la quale ha concluso – I cambiamenti quotidiani del glucosio hanno reso alcune persone notevolmente più lente nella rapidità di risposta, mentre per altre non hanno fatto una grande differenza».

Germine ritiene che i medici dovrebbero essere consapevoli del fatto che i pazienti possono avere risposte molto diverse allo stesso livello di glucosio e che quest’ultimo può essere associato a difficoltà di pensiero per un paziente ma non per un altro, elemento quest’ultimo che apre importanti direttrici di ricerche future.