La regola base per soggetti con diabete tipo 2 è l’attenzione all’alimentazione, in particolare in termini di conta dei carboidrati e calorie assunte. Tuttavia, potrebbe non essere abbastanza. Determinante sembra essere, infatti, anche il grado di lavorazione dei cibi che finiscono nel piatto che, come hanno messo in luce diversi studi, impatta negativamente sulla salute.

Lo studio dell’IRCCS Neuromed

Una ricerca condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, ha inteso comprendere se il consumo di cibi sottoposti a intensa lavorazione industriale potesse rappresentare un fattore di rischio anche per i pazienti affetti da diabete tipo 2.

In tal senso, i risultati dello studio parlano chiaro: un consumo elevato di cibi ultra-processati è associato a un aumentato rischio di mortalità, sia per malattie cardiovascolari che per tutte le altre cause, indipendentemente dalla qualità nutrizionale della dieta seguita.

I cibi ultra-processati

I cibi ultra-processati sono quelli che hanno subito processi di lavorazione molto intensi e che in genere vengono realizzati con sostanze non utilizzate abitualmente in cucina, come le proteine idrolizzate, le maltodestrine o i grassi idrogenati. Gli stessi contengono generalmente diversi additivi, il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti quanto, piuttosto, esaltarne il sapore, l’aspetto e prolungarne la durata.

Purtroppo nella “black list” non rientrano solo snack, merendine e bevande gassate, ma anche cereali per la colazione, sostituti vegetali della carne o yogurt alla frutta.

Lo studio Moli-sani

La ricerca italiana, condotta nell’ambito del Progetto Epidemiologico Moli-sani, avviato nel marzo 2005 con il coinvolgimento di circa venticinquemila cittadini residenti in Molise per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori, ha preso in esame 1.066 partecipanti affetti da diabete di tipo 2 all’avvio dello studio.

«Esaminando l’evoluzione della loro salute nel corso di 12 anni» ha commentato Marialaura Bonaccio, epidemiologa del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli e primo autore dello studio «è stato possibile evidenziare che una alimentazione ricca di alimenti ultra-processati esponeva le persone con diabete a una ridotta sopravvivenza.

Quelle che riportavano un consumo più elevato di cibi ultra-processati mostravano un rischio di mortalità per ogni causa del 60% più alto, rispetto ai pazienti che consumavano questi prodotti in quantità minore. Il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, che sono già frequenti nella popolazione con diabete, aumentava più del doppio».

Queste nuove evidenze saranno importanti per future linee guida finalizzate alla gestione ottimale dei pazienti con diabete tipo 2, ma non soltanto.