L’utilità e l’efficacia dei dispositivi indossabili è testata e confermata in diversi contesti clinici, quali il monitoraggio di parametri vitali, tra cui battito cardiaco, pressione arteriosa, o in relazione ai livelli di alcuni valori ematici, la glicemia nel paziente diabetico. Tale efficienza, specificatamente attraverso il ricorso a uno smartwatch, potrebbe essere applicata anche alla valutazione della risposta anticorpale alla vaccinazione anti-Covid-19 e alla sintomatologia associata in caso di infezione. Le evidenze emergono da due studi clinici, entrambi americani, pubblicati su npj Digital Medicine e Cell Reports Medicine.

Il primo studio

Utilizzare un dispositivo indossabile, uno smartphone nel caso, per “misurare” la risposta immunitaria successiva alla vaccinazione anti-covid. Con questo obiettivo è stato sviluppato dallo Scripp Research Translational Institute di Jolla, US, uno studio (Inter-individual variation in objective measure of reactogenicity following COVID-19 vaccination via smartwatches and fitness bands.”) dedicato a triplice valenza:

  • validare l’efficacia di questa soluzione high-tech allo scopo
  • monitorare, in un’ottica di visione, l’andamento della curva di Sars-CoV2 (Covid-19) in una dimensione quanto più amplia ed estesa possibile,
  • con un obiettivo terapeutico di prevenzione ed eventuale cura mettere a punto un vaccino personalizzato sulle varianti virali e in una prospettiva ottimistica, universale.

La reattogenicità al vaccino, spiegano i ricercatori, può associarsi all’alterazione di alcuni paramenti fisiologici rilevabili, che uno strumento high-tech (lo smartphone) potrebbe rilevare. Risposte che potrebbero poi trovare impiego nella formulazione di un vaccino che aiuti a meglio controllare la risposta immunitaria al virus stesso: dunque la relazione tra i due fattori (dispositivo indossabile e sintomi di malattia) potenzialmente potrebbe essere stretta.

Operatività

Attraverso una specifica piattaforma basata su una app per smartphone è stato possibile reclutare 39.700 volontari e raccogliere, condividendole, una serie di informazioni riferibili ai sintomi postumi alla vaccinazione, i risultati dei test Covid-19 e informazioni sulla stessa vaccinazione. Di 7728 individui che si erano sottoposti ad almeno una prima dose vaccinale, 7298 avevano ricevuto un vaccino a mRNA e di questi 5674 fornito poi dati adeguati dal periodo peri-vaccino. Su questa popolazione è proseguita l’analisi, che si è basata sulla valutazione di parametri vitali, quali il sonno e la frequenza cardiaca a riposo (RHR), misurate con sensori dedicati.

È emersa, in gran parte dei casi, un’alterazione del parametro cardiaco rispetto ai valori fisiologici dopo l’esecuzione del vaccino, evidenziando ad esempio un forte picco della frequenza al giorno 2, poi tornata alla normalità entro il giorno 6. Inoltre, la deviazione della RHR dallo standard, ovvero sopra il normale schema giornaliero, è risultata sensibilmente aumentata nel 47% dei partecipanti alla seconda dose di vaccino: un esito atteso, dicono i ricercatori, non rilevato tuttavia in pazienti che in precedenza erano risultati positivi al COVID-19. Un aumento più pronunciato si è osservato in caso del vaccino Moderna. Ulteriori parametri di maggiore reattività, dopo l’aggiustamento per possibili fattori confondenti, sono risultati il sesso femminile, solo dopo la prima dose, e l’età <40 anni.

I ricercatori concludono che tali preliminari evidenze suggerirebbero la possibilità d rilevare cambiamenti sottili ma importanti rispetto alla normalità di un individuo, indicando quindi un potenziale utilizzo di questo dato clinico come surrogato della risposta immunitaria indotta dal vaccino.

Il secondo studio

Uno studio dell’Università del Michigan (“Consumer-grade wearables identify changes in multiple physiological systems during COVID-19 disease progression”) confermerebbe l’utilità, a fini terapeutici, dei dispositivi indossabili, consentendo cioè di monitorare sul paziente in tempo reale insorgenza, manifestazione, intensità dei sintomi associati alla patologia specifica per Covid-19.

Lo studio è stato costruito sulle informazioni di 43 stagisti medici e 72 studenti universitari e laureati Covid positivi, sintomatici, e in grado di fornire specifici dati rilevati da dispositivi indossabili in un preciso arco temporale: da 50 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi a 14 giorni dopo la comparsa delle manifestazioni.

Sempre in riferimento alla frequenza cardiaca, lo studio avrebbe messo in evidenza la relazione esistente tra alterazione di quest’ultima e gravità dell’infezione virale. Nello specifico in caso di positività a Covid si rileverebbe che la variazione circadiana della frequenza cardiaca e l’autocorrelazione della frequenza cardiaca sono significativamente alterate, qualificando in questo modo il periodo sintomatico rispetto a quello sano. Ovvero l’aumento della frequenza cardiaca e l’autocorrelazione dei parametri registrati dallo smartphone sembrerebbero iniziare all’insorgenza dei sintomi, con una alterazione sensibilmente maggiore in pazienti con tosse.

Si ipotizza che tale esito possa essere favorito anche dallo stato febbrile o dall’aumento dell’ansia; un dato quest’ultimo che potrebbe spiegare anche il possibile coinvolgimento dell’adenosina, l’ormone correlato allo stress, e al fatto che la frequenza cardiaca tendeva a correlare maggiormente all’insorgenza dei sintomi.

Fonti:

  • Quer G, Gadaleta M, Radin JM, Andersen KG, Baca-Motes K, Ramos E, Topol EJ, Steinhubl SR. Inter-individual variation in objective measure of reactogenicity following COVID-19 vaccination via smartwatches and fitness bands. NPJ Digit Med. 2022 Apr 19;5(1):49.
  • Mayer C, Tyler J, Fang Y, Flora C, Frank E, Tewari M, Choi SW, Sen S, Forger DB. Consumer-grade wearables identify changes in multiple physiological systems during COVID-19 disease progression. Cell Rep Med. 2022 Apr 19;3(4):100601.