È stato presentato nei giorni scorsi a Roma, presso l’Ara Pacis, l’Osservatorio 2022 su “Il sistema dei farmaci generici” in Italia. Il lavoro è frutto della collaborazione tra Nomisma ed Egualia e mira a dare un inquadramento dettagliato e indipendente delle caratteristiche e delle dinamiche delle imprese dei farmaci equivalenti nel nostro Paese.

L’indagine di quest’anno si è focalizzata sulla misurazione dell’impatto incrementale che i prezzi dei diversi fattori produttivi e dell’energia hanno avuto sulla struttura dei costi delle imprese di farmaci equivalenti nel triennio 2019-2021, fino a fornire una stima dei costi per il 2022.

I dati dell’analisi sono stati presentati dal direttore scientifico dell’Osservatorio, il professor Lucio Poma, e sono stati oggetto di un vivace dibattito durante la tavola rotonda che è seguita, alla quale hanno partecipato numerosi esponenti del mondo istituzionale, del panorama industriale e operatori del mondo sanitario.

La filiera degli approvvigionamenti del farmaco (supply chain) nel triennio 2019-2021 ha subito una pressione a livello mondiale che è diventata spesso insostenibile. Le criticità riguardano la disponibilità e i costi sia delle materie prime, sia, a volte in misura perfino maggiore, dei materiali di confezionamento, nonché la fluttuazione rapida, imprevedibile e cospicua del prezzo dell’energia, sotto gli occhi di tutti.

A parità di merce prodotta, di materiali e di risorse utilizzate, nel 2022 i costi totali di produzione dei medicinali generici in Italia sono cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente, per una cifra pari a circa 937 milioni di euro. In particolare, il costo di principi attivi ed eccipienti risulta in crescita del 26,5%, quello dei trasporti del 100% (il prezzo di noleggio di un container ha subito un incremento del 131% tra il I semestre 2020 e il I semestre 2022), quello dell’energia del 300%.

L’edizione dello studio 2022 ha indagato a fondo tutti questi aspetti, fornendo un’analisi quantitativa. I risultati emersi indicano la necessità impellente, che nessuno ha potuto negare, di avviare politiche di sostegno alle imprese che consentano di mantenere i bilanci in attivo e di non disperdere il patrimonio prezioso che ruota in modo diretto e indiretto intorno al mondo dei farmaci generici.

Il settore, infatti, ha un valore alla produzione pari a 8,8 miliardi di euro (effetto diretto: 3 miliardi; indiretto: 3 miliardi; indotto: 2,8 miliardi) con quasi 40.000 occupati (effetto diretto: 9784; indiretto: 13.940: indotto: 16.234; ricavi per dipendente: 481mila euro; rapporto tra margine operativo lordo (EBITDA) e ricavi: 11%-12%; grado di patrimonializzazione: 38,5%).

Se la convenienza produttiva viene a mancare, il rischio è che venga intaccata la disponibilità dei prodotti finali sia in farmacia sia negli ospedali, con grave danno per la collettività. «È giunto il momento di ragionare su criteri più allargati rispetto agli attuali per definire i prezzi dei farmaci in commercio. Inoltre, la tempistica di 4 anni attualmente individuata per la revisione del prezzo dei prodotti non è compatibile rispetto alla repentina evoluzione dei mercati internazionali – ha chiarito Poma – La carenza di medicinali sul territorio nazionale è il più grave rischio che corriamo già a breve termine, in assenza di interventi ad hoc da parte delle istituzioni e delle agenzie regolatorie» ha concluso.