I plantari utili in caso di problemi ai piedi

Non tutti i piedi sono uguali e a seconda della tipologia di problema e di struttura del paziente si possono distinguere diversi tipi di dispositivi medici su misura per la loro correzione: i plantari correttivi sono utilizzati soprattutto nel bambino e nell’adolescente per correggere una problematica nell’età evolutiva riportare il piede, ed eventualmente la colonna vertebrale, nel giusto assetto al fine di prevenire e/o curare i difetti  posturali.

piedi

«Si utilizzano nei pazienti in fase di accrescimento, in cui l’apparato muscolo-scheletrico è in grado di rispondere agli stimoli dati dal plantare stesso», spiega Antonio Pacilio, podologo e posturologo, presidente della Società Italiana di Podologia (Sipo).

I plantari antalgici hanno, invece, lo scopo di ridurre il dolore localizzato al piede e trovano utilizzo soprattutto in presenza di deformità quali l’alluce valgo, dita a martello o in presenza di ipercheratosi (callosità) dolenti. «Questo tipo di dispositivi personalizzati consente una migliore distribuzione del carico su una superficie maggiore del piede e aumenta il comfort, perché la superficie superiore è realizzata con materiali morbidi. Sono destinati a pazienti particolari, come i diabetici o persone con insufficienza venosa cronica, artrite reumatoide, problematiche artrosiche», aggiunge Pacilio.

I plantari biomeccanici aiutano a ristabilire la corretta funzionalità del piede ottimizzando la dinamica del passo in ogni sua fase. La loro funzione è di assorbire l’onda di shock a cui il calcagno è sottoposto durante la prima fase di appoggio, riducendo la forza istantanea applicata; di normalizzare i tempi di contatto del piede al suolo rispettando la corretta prono-supinazione del piede e di trasferire il peso del corpo durante il movimento del piede, modificando gli assi di movimento al fine di normalizzare la funzione del passo. Spiega ancora l’esperto: «In questo caso si valuta il movimento delle articolazioni e la tipologia di appoggio e di deambulazione, anche grazie ad apparecchiature computerizzate quali la baropodometria elettronica. È sempre necessario, prima di effettuare l’impronta su calco del paziente, effettuare una valutazione specialistica podoposturobiomeccanica per capire la tipologia migliore di plantare da realizzare, stabilire l’iter terapeutico e i follow up».

In un paziente giovane, infatti, il primo controllo può essere effettuato anche dopo un mese dalla consegna del plantare, mentre un paziente diabetico dovrà essere rivisto già dopo una settimana poiché, visto che la patologia diabetica può comportare una ridotta o assente sensibilità al piede (neuropatia) oltre che problematiche di tipo vascolare, è necessario verificare in tempi brevi i presidi realizzati per apportare subito le eventuali modifiche al plantare che si rendessero necessarie.

Il consiglio in farmacia

La specificità del dispositivo in base al problema del singolo paziente fa sì che spesso i plantari siano realizzati su misura a opera di uno specialista podologo, come spiega Antonio Pacilio: «L’utilizzo delle solette standardizzate, prodotte in larga scala e che si trovano in farmacia possono essere consigliate unicamente quando l’utente che si reca in farmacia non sia diabetico e non abbia particolari segni e sintomi che necessitano un approfondimento clinico da parte di uno specialista.

Questo è di fondamentale importanza: nel diabetico, ad esempio, è necessaria una valutazione specialistica onde evitare problematiche maggiori viste le complicanze del diabete stesso. Bisogna considerare anche altri fattori che guidano il personale della farmacia di fiducia al giusto consiglio, ad esempio se l’utente ha delle alterazioni cutanee come ipercheratosi (callosità), particolari tipi di dermatiti o eczemi a livello podalico, problemi di sudorazione, vesciche, fissurazioni e lesioni ulcerative.

Il farmacista può consigliare una soletta morbida e di comfort di tipo standardizzato solo quando non ci sono problematiche evidenti, in caso contrario è meglio indirizzare il cliente da un podologo qualificato per una visita più accurata. Le solette prodotte industrialmente apportano benessere al piede e ammortizzano il passo, ma non riescono a scaricare i punti dolenti e/o a compensare i deficit di appoggio del piede come fanno in plantari realizzati su misura».

Il presidente della Sipo sottolinea anche le possibili sinergie di azione che potrebbero essere attivate tra farmacisti e podologi nell’ottica di fornire al cliente/paziente un servizio puntuale, accurato e scientificamente validato: «Il farmacista, tramite delle domande poste al paziente, lo può indirizzare verso una terapia personalizzata. Oltre a consigliare una soletta da utilizzare in modo temporaneo per alleviare il dolore, il farmacista può indirizzare il cliente  al centro podologico di riferimento più vicino. Questa sinergia potrebbe anche essere creata, ad esempio, tramite i portali delle rispettive associazioni di categoria e potrebbe anche includere corsi pratici di formazione. Podologo e farmacista, infatti, sono spesso le prime due categorie a interfacciarsi con l’utente per problematiche relative ai piedi».

Oltre che le solette complete, in farmacia si trovano anche talloniere che ammortizzano solo a livello del tallone e che sono disponibili nelle versioni con o senza foro calcaneare. Anche questi tipi di ausilio – spiega il podologo – sono utili come prima linea di intervento in fase particolarmente acuta: «Possono essere utilizzate per avere un sollievo iniziale, quando il paziente non sa ancora dove indirizzarsi; queste tendono a scaricare momentaneamente e minimamente il dolore. Laddove però la sintomatologia dolorosa non dovesse regredire, sarà necessario capire la causa del dolore podalico e compensare quindi i deficit di appoggio».

La singolarità della forma del piede di ogni persona fa sì che il podologo debba eseguire un’attenta valutazione clinica e biomeccanica prima di poter consigliare e realizzare il dispositivo su misura. Tale analisi si avvale anche di tecnologie strumentali computerizzate, quali pedane baropodometriche elettroniche che permettono di rilevare la forma, la tipologia di piede e di impronta, il tipo di deambulazione ed eventuali deficit di intra/extrarotazione così ottenuta per la progettazione dei plantari.

Il calco del piede verrà poi ottenuto con metodi più tradizionali, come ad esempio mediante calco gessato. «Gli esami computerizzati consentono di conoscere e approfondire l’appoggio plantare, la deambulazione del paziente ed eventuali deficit posturali presenti a livello delle strutture soprasegmentarie o del piede stesso», sottolinea il professor Pacilio.

I materiali dei plantari

Molto vasta e complessa è la struttura dei plantari su misura fabbricati dal podologo, che vedono l’accoppiamento di numerosi tipi di materia prima al fine di ottimizzare le caratteristiche strutturali e funzionali del prodotto finito; si tratta, infatti di materiali termoformabili da alta densità e ammortizzamento, dermocompatibili, fungistatici e batteriostatici. «Le solette in silicone hanno come scopo principale quello di ammortizzare e dare comfort a un piede che non ha particolari problematiche. Il plantare personalizzato, invece, può comprendere dai quattro ai dodici materiali diversi, combinati in modo da creare una serie di scarichi selettivi a livello del piede. In genere questi materiali subiscono modifiche con il calore e con il peso corporeo adattandosi perfettamente alla forma del piede. La tipologia specifica di materiale varia a seconda della tipologia di paziente, ad esempio sportivo, anziano, reumatico o diabetico. Per un paziente flebologico ad esempio, le tipologie di materiale cambiano  in funzione della patologia principale e dell’obiettivo che ci si pone con l’intervento», spiega il presidente della Sipo.

Tra i principali tipi di materiali utilizzati ricordiamo i polimerici elastomeri o elastomeri. I primi che si deformano in modo permanente quando subiscono uno sforzo (schiume di polietilene, etilvinilacetati, poliuretani, policarbonati, fibra di carbonio, etilenevinilacetato più schiume di polietilene e poliesteri); i polimeri elastomeri riprendono la forma originaria una volta cessato lo sforzo di deformazione, presentano un’elevata resistenza allo sforzo e sono generalmente costituiti da gomme naturali o sintetiche. Materiali termoformabili ad alta capacità di assorbimento degli shock, alta memoria di forma e con elevato potere traspirante sono spesso utilizzati per la produzione di plantari per utenti con necessità particolari, come ad esempio gli sportivi o il piede diabetico. «Nel caso degli sportivi, l’esame del piede viene condotto anche con speciali solette elettroniche sensorizzate, che permettono di analizzare il gesto atletico e realizzare un plantare specialistico per il gesto atletico, oltre a un plantare utile durante il resto della giornata», spiega il podologo/posturologo.

Qualunque sia la tipologia del paziente e del plantare da esso utilizzato, in generale esso va posto all’interno della calzatura previa rimozione dell’eventuale soletta in essa contenuta. Si evita, in questo modo, che il paziente debba acquistare una scarpa del numero più grande. La calzatura nella quale viene inserito il plantare deve idealmente avere la pianta un po’ più larga del normale, non presentare cuciture nella zona anteriore del cappelletto per evitare pressioni sulle dita, deve essere realizzata in materiali morbidi e non troppo rigidi e presentare un forte e un contrafforte stabilizzanti. «Per i pazienti diabetici esistono, invece, calzature studiate apposta per evitare i conflitti delle dita e per inserire all’interno un plantare più avvolgente, a contatto totale. Sono calzature ortopediche particolari in materiali elastici denominati pelflex o setaflex. Le calzature sportive sono già predisposte per l’eliminazione della soletta e l’inserimento del plantare personalizzato, per qualsiasi tipo di informazione si può fare riferimento al portale della Società Italiana di Podologia (Sipo) www.siponline.it», conclude Pacilio.

Le principali affezioni del piede

Piede piatto: l’arcata plantare ha una curvatura meno accentuata del normale. Si distinguono una forma infantile, spesso asintomatica e che regredisce con l’avanzare dell’età, e una forma adolescenziale che può essere sintomatica (piede piatto contratto o strutturato) o meno (piede piatto funzionale).

Piede cavo: l’arcata plantare è eccessivamente arcuata e le dita tendono a ripiegarsi a griffe. Il piede cavo è una problematica podalica diffusa specialmente tra le donne

Metatarsalgia: affezione dell’avampiede, soprattutto a carico del metatarso, dovute a diverse cause quali alterazione della meccanica del piede, traumi, presenza di instabilità, sindromi pronatorie o supinatorie.

Alluce valgo: è una deformità dell’alluce e in particolare del metatarso, l’osso lungo che precede le falangi; questo è “ripiegato” sulle altre dita del piede, che a loro volta possono venire deformate lateralmente o arcuarsi a griffe. Spesso è associato a forti callosità.