Integratori nutrizionali, un mercato in salute

ragazza con pillolaA fronte di un contesto economico caratterizzato da consumatori in difficoltà e gran parte delle categorie merceologiche che presenta un calo delle vendite, l’ambito degli integratori nutrizionali ha una buona prestazione. Pur non crescendo a due cifre come qualche anno fa, i dati delle vendite sia a valore sia a volume presentano un segno positivo. Questo secondo quanto spiegato da Gianluca Fini di Nielsen durante il seminario sullo scenario degli integratori alimentari nei canali farmacia e Gdo, organizzato da Federsalus, l’Associazione Nazionale Produttori Prodotti Salutistici, a Milano. Infatti, il giro d’affari del settore ha registrato un valore di 2 miliardi di euro nei canali farmacia, parafarmacia, iper e supermercato, nel periodo da settembre 2013 ad agosto 2014. La farmacia ha una quota dell’87,7 % (più di 1.797 milioni di euro) e, rispetto l’anno precedente, vanta un + 6,6 % a valore e un + 5,3 % a volume, pari a 117 milioni di confezioni vendute. Nella Gdo gli integratori hanno movimentato un valore di 145 milioni di euro (+ 7,7 % sui 12 mesi precedenti) per un totale di 22,6 milioni di confezioni vendute (+ 7,7 %). In sofferenza, invece, la parafarmacia con una flessione sia a volumi (- 7,6 %) sia a valori (- 6,4 %), rispetto all’anno precedente. Un dato che è in controtendenza rispetto l’analisi fornita da Nielsen, sempre per Federsalus, considerando il periodo gennaio 2013 – gennaio 2014.
In farmacia, al contrario di quanto accada nella Gdo, è in sofferenza il mercato degli alimenti senza glutine. L’ambito dell’alimentazione “particolare”, intendendo gluten free, alimenti a base di soia, kamut, farro, e l’intero comparto del biologico hanno il segno più negli iper e supermercati. Questo è in parte spiegabile, secondo Marco Limonta dell’Iri, dal fatto che il consumatore è sempre più un professionista della spesa: razionale e attento, sceglie dal volantino i prodotti di cui necessita e non per fare scorte. In questa ricerca della convenienza ne risentono i prodotti “primi prezzi” e si riduce la fedeltà a una marca e a un punto vendita. In sintesi i consumatori sono anche disposti a spendere qualcosa in più nel momento in cui riconoscono al prodotto “premium” un valore desiderabile.
E in farmacia il consumatore cosa fa? È Paolo Bertozzi di Trade Lab che fornisce un breve quadro di come le persone si comportano: il 34,7 % interagisce con i prodotti presenti, intesi come attrezzature e materiali, e il 21,6 % di chi entra tocca i prodotti. Un valore non altissimo, che però va inquadrato nella storia di questa tipologia di punto vendita, infatti solo fino a una decina di anni fa gran parte della merce era chiusa negli armadi e visibile, al massimo, attraverso il vetro che rivestiva le ante. In media il tempo di permanenza in farmacia, nonostante l’impegno dimostrato negli ultimi tempi dai farmacisti a seguire le regole del marketing, è ancora basso e si aggira attorno ai 2 minuti e mezzo.
In questa situazione di riorganizzazione della società in cui i consumatori sono più informati e selettivi, i farmacisti non stanno fermi a guardare, conferma Bertozzi, anzi si stanno muovendo sia differenziandosi sia incrementando le strategie di networking.