La fascite plantare

Questa patologia infiammatoria è una delle cause più diffuse di dolore al piede, escludendo i traumi. Rappresenta circa il 10% di tutte le patologie che interessano il piede ed è una delle più comuni cause di dolore al tallone.

La fascite plantare (FP) è caratterizzata da un processo infiammatorio a carico del cosiddetto legamento arcuato o fascia plantare. Il sintomo principale è il dolore, che inizia dal calcagno, soprattutto alla parte interna, e può estendersi fino alla base delle dita, seguendo la fascia plantare, appunto. Quando si manifesta a livello del calcagno si parla di fascite plantare prossimale. Quando, invece, i sintomi sono a carico della parte centrale del piede si parla di fascite plantare distale.

Un po’ di anatomia

La fascia plantare è una struttura particolarmente robusta costituita da tessuto fibroso. Parte dal calcagno e va a inserirsi su tutte le falangi prossimali del piede. Riveste un ruolo importante nel trasmettere il peso del corpo mentre si cammina. Da un punto di vista anatomico e funzionale è in continuità con il tendine di Achille del calcagno.

Può essere suddivisa in tre parti distinte: mediale (lungo il bordo interno del piede), centrale (la più estesa e anche la più resistente) e laterale (sul bordo esterno del piede). Sopra la fascia plantare si trova il muscolo flessore breve delle dita che si inserisce sul calcagno. Sotto, invece, c’è il cosiddetto cuscinetto adiposo plantare, un accumulo di tessuto adiposo la cui funzione principale è quella di assorbire gli urti a cui il piede è sottoposto continuamente quando non è a riposo.

Incidenza

I dati statunitensi parlano di un 10% di popolazione colpita da fascite plantare almeno una volta nell’arco della vita. L’età dell’83% dei pazienti è compresa tra i 25 e 65 anni e si tratta di persone che conducono una vita attiva. In oltre un terzo dei casi il sintomo è bilaterale e si manifesta contemporaneamente a entrambi i piedi.

Sintomi

La sintomatologia della fascite plantare spesso è molto fastidiosa. Il dolore può essere acuto e più intenso al centro del tallone, oppure manifestarsi in mezzo alla pianta del piede, ripercuotendosi fino alle dita. In altri casi può perfino risalire lungo la gamba. Il momento in cui si accusa maggiormente il dolore è al mattino, appena si compiono i primi passi giù dal letto. Poi si attenua durante il giorno per ripresentarsi a seguito delle sollecitazioni specifiche, come correre o camminare a lungo, o verso sera.

Nei casi più lievi i sintomi sono a bassa intensità e possono consentire di continuare le attività o lo sport. Altre volte il dolore è così intenso e localizzato da costringere a fermarsi e da creare difficoltà anche nel semplice camminare. Infatti, il dolore provocato dalla fascite plantare può far zoppicare chi ne soffre e, quindi, può diventare causa di infortunio, soprattutto in chi corre o pratica sport che inducono i piedi a sollecitazioni prolungate, come saltare o giocare a pallone. Gli esperti suggeriscono di fare attenzione a non sottovalutare i sintomi perché la fascite plantare può diventare cronica se non si interviene precocemente in modo opportuno. Il farmacista può avere occasione di suggerire ai clienti di farsi vedere da uno specialista per indagare il problema.

La diagnosi

La diagnosi di fascite plantare si basa su un’attenta analisi dei sintomi. Di solito non è necessario ricorrere a indagini strumentali come radiografie o Tac, che possono essere prescritte solo in caso di dubbi e quando si debbano ricercare o escludere con la diagnosi differenziale altre cause alla base del dolore. Alcuni esempi sono fratture da stress, processi artrosici e neoplasie ossee.

Fattori di rischio

I fattori di rischio sono numerosi: età, obesità, sesso femminile, diabete, piede troppo piatto o troppo arcuato, alcuni sport, attività professionali che costringono a lunghe ore in piedi, come quella del farmacista, e scarpe inadeguate. In particolare, vanno evitate calzature troppo larghe, suole troppo sottili, tacchi alti o suole completamente piatte.

I runner amatoriali

Balzati all’onore delle cronache perché refrattari a sospendere la propria attività di corsa agli inizi del lockdown, i runner amatoriali sono soggetti a rischio di andare incontro alla fascite plantare, specialmente se sono in sovrappeso. Chi non corre per fare gare di professione ha un ritmo più lento e appoggia il piede in modo completo, esercitando maggiore pressione e sollecitazione su di esso. Ritmi veloci e più impegnativi hanno un tempo di appoggio minore e, quindi, contrariamene a quanto si potrebbe pensare, sollecitano meno la fascia. Anche corse troppo veloci e troppo frequenti, però, rappresentano un rischio, soprattutto se vengono fatte con scarpe non abbastanza protettive. La costrizione dentro casa dovuta alle norme sulla pandemia può aver indotto anche chi prima non correva a improvvisarsi runner per avere una scusa per uscire di casa, quando è tornato a essere permesso. Quindi, le persone che lamentano dolore al tallone e vengono a chiedere consiglio in farmacia potrebbero essere aumentate negli ultimi tempi.

La spina calcaneare

A volte la fascite plantare è associata alla spina calcaneare, una protuberanza ossea che si può formare nel punto di inserzione della fascia plantare, o del muscolo flessore breve delle dita che corre appena sotto, sul calcagno.

Come bisogna comportarsi?

Il primo consiglio da dare a chi ha un dolore riconducibile alla fascite plantare è quello di evitare di caricare la fascia e di interrompere l’attività fisica che ha riacutizzato il fenomeno finché il dolore non passa. Inoltre, si può provare a trattare con talloniere e cuscinetti posti sotto la volta del piede, esercizi di stretching del polpaccio e appositi tutori da indossare durante la notte. Se l’infiammazione è favorita da un piede piatto o troppo arcuato, è possibile che il paziente tragga giovamento da plantari personalizzati con scarico elettivo della fascia plantare.

Rimedi farmacologici

Il paracetamolo e gli antinfiammatori non steroidei (Fans) possono senz’altro essere consigliati in farmacia. Nei casi che non rispondono a queste terapie con farmaci da banco il medico potrà decidere se prescrivere infiltrazioni di cortisone a volte abbinato ad anestetico locale. Comunque, bisogna tenere conto del fatto che l’attenuare o far scomparire il dolore non vuol dire che il paziente può tornare ad abusare dei propri piedi. A parte la temporanea risoluzione del sintomo, infatti, il problema persiste e se non si sta attenti si rischia di andare a lesionare la fascia. Se ci sono cause predisponenti sarà necessario correggerle per evitare che la fascite diventi un fenomeno cronico. Questo aspetto è di pertinenza medica. Se il problema, invece, è un allenamento scorretto, sarà necessario modificarlo in modo da non danneggiare la zona plantare.

Approccio fisioterapico e chirurgia

Oltre il 90% delle fasciti croniche viene curato con un approccio conservativo sfruttando terapie fisiche, come le onde d’urto, massaggi ed esercizi propriocettivi, di stretching e dinamici. Solo nei casi refrattari ai rimedi più semplici viene presa in considerazione la chirurgia con un intervento denominato “release della fascia plantare”. Piccole incisioni consentono di rilasciare e allungare la fascia plantare.

Consigli di prevenzione

Il farmacista può consigliare di adottare alcune precauzioni per evitare che un disturbo iniziale possa consolidarsi e creare problemi più seri. Come prima cosa bisogna suggerire di indossare scarpe che assicurino una buona ammortizzazione del tallone in modo che non venga sottoposto a uno stress eccessivo. In alcuni casi è sufficiente questo accorgimento, magari inserendo all’interno della scarpa una soletta in gel di silicone che solleva il tallone, per far sparire un dolore presente da tempo.

I runner dovrebbero impostare periodi e lunghezze di corsa basandosi sul proprio allenamento effettivo e non su desideri di gare che piacerebbe fare, ma che potrebbero non essere alla loro portata. Un buon consiglio è quello di non correre solo su asfalto o pista ma di alternare le superfici di allenamento.

Esercizi di stretching frequenti sono utili, soprattutto quelli specifici per il tendine di Achille. Le scarpe con i tacchi alti sono deleterie in generale e non devono essere indossate prima di allenarsi. Eventualmente dopo.