Ai nastri di partenza il grande progetto europeo guidato dalla Norvegia che punta sulla prevenzione per ridurre l’onere del cancro e di altre malattie non trasmissibili in Europa.

Si chiama Joint Action PreventNCD, è cofinanziato dall’Unione Europea e può contare su un budget di 95,5 milioni di euro, pari al 20% del budget sanitario complessivo dell’Unione Europea. Avrà una durata di 4 anni e il coinvolgimento di 25 Paesi. Per l’Italia è l’Istituto Superiore di Sanità – ISS, l’autorità di coordinamento.

Lo scenario alla base del progetto

Ad oggi, oltre il 75% dei cittadini dell’Unione Europa è a rischio di sviluppare una malattia non trasmissibile come cancro, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie, con un peso sanitario ed economico enorme. Basti pensare che ogni anno la spesa per le malattie non trasmissibili a livello europeo è pari a 115 miliardi di euro.

Appare dunque chiaro quanto le stesse rappresentino una sfida fondamentale per la salute pubblica e la sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali. L’innovativo progetto JA PreventNCD riunisce 25 nazioni in un’azione di collaborazione volta proprio ad affrontare il crescente onere del cancro e delle altre malattie non trasmissibili a livello transfrontaliero, puntando sulla prevenzione.

Difatti, nonostante siano ormai noti i principali fattori di rischio – prevenibili – alimentazione scorretta, stile di vita sedentario, fumo o il consumo di alcol, i costi sociali ed economici sono in continuo aumento, sottolineando l’urgenza di un’azione coordinata.

Un cambio di paradigma

Guidato dalla Norvegia e sostenuto da oltre 100 partner, il progetto Joint Action Prevent NCD mira ad affrontare le malattie non trasmissibili e i loro fattori di rischio sia a livello individuale che sociale. 

Linda Granlund, responsabile del coordinamento e direttore di divisione presso il Directorate of Health norvegese, ha sottolineato l’importanza di questo impegno, evidenziando come cancro e malattie non trasmissibili rappresentino una percentuale molto significativa del carico totale di malattia in UE.

«Le malattie non trasmissibili potrebbero essere prevenute – ha sostenuto Granlund – Tuttavia finora non siamo riusciti ad affrontare le sfide in modo sufficientemente efficace e coordinato. Questo progetto rappresenta un cambiamento di paradigma, con il 20% del bilancio sanitario dell’UE dedicato alla prevenzione, simbolo dell’evoluzione dell’approccio europeo alla salute».

Politiche eque per superare le disuguaglianze

A sottolineare l’importanza di politiche eque cruciali per superare le disuguaglianze è stato il coordinatore scientifico del progetto, il Professor Knut-Inge Klepp dell’Institut of Public Health norvegese, il quale ha rimarcato: «Non dovremmo tollerare che alcuni gruppi si ammalino e muoiano più precocemente di altri. Le politiche che affrontano i determinanti sociali della salute, come l’istruzione e lo status socioeconomico, sono essenziali per creare pari opportunità di buona salute».

Di fatto, le sfide da affrontare sono per tutti le medesime ed è pertanto cruciale una collaborazione transfrontaliera per affrontarle meglio e in modo più efficace. «La pandemia ha sottolineato l’importanza della cooperazione transfrontaliera nell’affrontare le crisi sanitarie. Anche le malattie non trasmissibili, pur essendo più lente nella loro progressione, rappresentano una crisi sanitaria significativa che richiede un’azione coordinata», ha quindi aggiunto.

A fargli eco Raffaella Bucciardini, dottoressa e Direttore dell’Unità di Disuguaglianze di Salute, Centro Nazionale per la Salute Globale (GLOB), ISS, Leader del WP7 “Social Inequalities” della Joint Action che ha sostenuto che «il contrasto alle disuguaglianze socio-economiche è una priorità fondamentale per qualsiasi agenda di Sanità Pubblica che voglia ridurre l’incidenza e la prevalenza del cancro e della altre malattie non trasmissibili nella popolazione». Al fine di contrastarle, si dovrebbe promuovere un approccio per la salute in tutte le politiche, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

L’importanza di poter contare su dati certi

«Senza i dati dei Registri di patologia e delle Sorveglianze su stili di vita, determinanti sociali e accesso ai servizi, ogni intervento di prevenzione volto a contrastare il cancro e le malattie non trasmissibili in generale è destinato a produrre risultati non dimostrabili né riproducibili. Solo se si ha una idea precisa delle condizioni reali e si misurano i cambiamenti, nel tempo e nello spazio, è possibile capire se una politica o una linea di intervento sta andando nella direzione giusta. La partecipazione a questo progetto ci dà una grande opportunità di confronto con i sistemi di raccolta, trattamento e condivisione di questi dati nelle molte Nazioni Europee partecipanti, e ci aspettiamo di poter condividere principi di classificazione, metodi e pratiche per armonizzare e arricchire reciprocamente i sistemi di Sorveglianza e i Registri» ha sottolineato Giovanni Capelli, Direttore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute (CNaPPS), ISS e Co-Leader del WP8 “Monitoring” della Joint Action.