A livello europeo, sono quasi 63 milioni coloro che convivono con malattie cardiovascolari, prima causa di mortalità nel vecchio continente. Al contempo, nell’ultimo decennio si è assistito ad un’impennata dei casi di diabete tra gli adulti, che sono quasi raddoppiati toccando i 32,3 milioni nel 2019.

L’impatto di patologie cardiovascolari non si riflette soltanto sulla salute dei cittadini, ma colpisce in modo significativo sulla sostenibilità dei sistemi sanitari e sullo sviluppo sociale ed economico.

L’iniziativa europea Jacardi

In questo contesto si inserisce l’iniziativa Jacardi – Joint Action on cardiovascular diseases and diabetes – presentata a Roma lo scorso 27 novembre presso la sede dell’Istituto Superiore di Sanità – ISS, che sarà l’ente capofila dell’iniziativa che vedrà il coinvolgimento di 21 Paesi.

Jacardi rappresenta la seconda azione congiunta con il più alto finanziamento mai stanziato, potendo contare su 53 milioni di euro messi a disposizione dalla Commissione Europea.

Il progetto coinvolge 21 Paesi – inclusa l’Ucraina – e vede la partecipazione di 76 partner e oltre 300 esperti di sanità pubblica. 

Gli obiettivi dell’iniziativa

L’obiettivo cardine di questa iniziativa è quello di ridurre il carico delle malattie cardiovascolari, del diabete e dei fattori di rischio ad essi correlati, sia a livello individuale che di popolazione, e in diversi contesti.

Il programma è quadriennale e prevede l’implementazione di 142 studi pilota volti a raggiungere oltre 1 milione di cittadini europei affetti da queste condizioni. Dall’esperienza raccolta verranno poi elaborati piani di sviluppo nazionali e regionali che siano in linea con la sostenibilità del sistema sanitario.

L’area italiana del progetto

A livello italiano – con l’ISS capofila – saranno coinvolti 22 partner tra cui Regioni, Asl, IRCCS e Ministero della Salute, con una disponibilità nazionale di circa 15 milioni di euro.

«Una costante nell’approccio di Jacardi ha spiegato Benedetta Armocida, ricercatrice Iss e coordinatrice del progetto è la priorità degli aspetti trasversali e intersezionali, affrontando le complesse sfide sanitarie in maniera inclusiva, con un focus specifico sui determinanti sociali e commerciali della salute, la diversità culturale ed etnica e la promozione dell’equità, anche dal punto di vista del genere. Un quadro esplicativo identificherà le principali dimensioni sociali delle disuguaglianze nelle malattie cardiovascolari e nel diabete, coprendo l’esposizione ai fattori di rischio, le limitazioni nell’accesso alle cure e le conseguenze sociali di queste condizioni».

«In questo contestoha aggiunto Graziano Onder, ricercatore della Fondazione Policlinico Gemelli e Coordinatore scientifico del progettoè fondamentale menzionare la coesione dei partner italiani nel lavorare a livello regionale e nazionale, con il supporto del Ministero della Salute e la partecipazione delle società scientifiche, per lo sviluppo del primo registro nazionale di malattia diabetica. Il registro previsto dal Dpcm del 2017, avente come ente presso il quale verrà istituto il Ministero della Salute, verrà sviluppato anche attraverso questa iniziativa, che servirà come impulso iniziale per l’armonizzazione a livello regionale e la definizione delle finalità a livello nazionale».