In collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing e con Cosmofarma abbiamo identificato e analizzato i migliori post degli ultimi tre mesi per numero di interazioni che, in partnership tra influencer e aziende, trattano temi quali gli eritemi da pannolino, le dermatiti, le micosi e le principali malattie esantematiche.

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L’impatto emotivo dei contenuti che parlano di bambini è sempre alto, così come la responsabilità di chi li produce. Forse anche per questo abbiamo rilevato come le collabs nell’ambito delle malattie cutanee pediatriche non sono tante ma tutte correttamente pubblicate con la dicitura “partnership pubblicizzata” e gli hashtag di trasparenza #ADV o #giftedby.

La parola chiave prevalente è “Dermatite”, in particolare quella atopica. Come spiega in un reel “la tua dermatologa” Federica Osti, il 60% dei pazienti ha avuto i primi segni di malattia entro il primo anno di vita. La dottoressa sostiene la campagna di informazione e sensibilizzazione europea di un’azienda farmaceutica volta a sfatare i falsi miti sulla malattia infiammatoria della pelle più frequente, mettendosi a disposizione dei suoi 51.800 follower insieme ai suoi colleghi di altri paesi a rispondere alle domande ricevute con l’hashtag #AskTheDerm.

Mamme digital e passaparola

Tema caldo nella community di genitori, sono in particolare le mamme con un ampio seguito a stringere collaborazioni con le aziende per proporre i prodotti migliori per risolvere o quanto meno limitare la problematica per i propri bimbi.

L’attrice e beauty influencer Martina Pinto racconta ai suoi 246.000 follower di aver conosciuto una crema lenitiva grazie al suggerimento del pediatra quando è nata Polly per usarla sulla sua pelle “ultradelicata” che presentava arrossamenti e secchezza, e di avere poi iniziato a usarla anche su se stessa. Un video di qualità in cui non mostra la bimba ma la richiama con l’immagine del fasciatoio.

Con un carosello di foto della figlia, la creator “mamma giovane di due tremendine” Federica Moser propone, invece, ai suoi 21.400 follower il product placement di due prodotti cosmetici. “Tanto di cappello” Francesca Bressa, micro-influencer da 19.300 follower e mamma di 6 figli, raccomanda invece uno shop online dove trovare a prezzi bassi una marca di pannolini ideale per la dermatite atopica. La creator digitale #mammafit @sonia_olimpia85 posta infine la foto della figlia, reclusa causa scarlattina, con un pacchetto di popcorn offerto da un suo sponsor.

Esposizione dei minori sul web

La frequenza con cui sempre più influencer espongono i propri figli sul web ha portato l’apertura di un tavolo tecnico composto dal Ministero della giustizia, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, dal Garante per la protezione dei dati personali e dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Per i figli degli influencer sembra configurarsi in alcuni casi l’ipotesi di un lavoro minorile che, causa la ricerca del guadagno in tenera età, comprometterebbe lo sviluppo sano ed equilibrato al quale ciascun minorenne ha diritto. Non solo. Nonostante la legge che vieta l’uso di app digitali ai minori di 14 anni, complice la superficiale supervisione dei genitori, si sta abbassando l’età media di chi accede al web e stanno aumentando sia le ore di connessione che i casi di adescamento online.

I “baby influencer” potrebbero avere un ruolo importante in tal senso, non parlando solo alla Generazione Alpha ma anche ai loro genitori, influenzandone la cultura digitale (oltre ovviamente alla propensione all’acquisto). Si arriverà, come in Francia, a una legge in materia di sfruttamento commerciale dell’immagine online dei minorenni?