Nel libro “La cura” spiegata la correlazione tra malattia e conflitti

Simone Ramilli autore La Cura

Dopo il successo editoriale de Le origini della malattia, Simone Ramilli torna sul tema delle ferite d’amore guidando il lettore in un percorso di analisi delle cause, presa di coscienza e guarigione: La cura. Liberi da paure e malattie Ed. Tecniche Nuove, 2015, è il nuovo libro di Simone Ramilli, scrittore bolognese, naturopata, studioso di medicine olistiche, filosofia orientale e neurobiologia. Collocandosi all’interno dell’ampio panorama di studi sul rapporto tra mente e insorgenza della malattia, il testo ricostruisce i processi psicobiotici che generano la malattia sistematizzando le più importanti scoperte della ricerca scientifica degli ultimi anni, e suggerendo percorsi di guarigione individuali all’insegna del motto: “per guarire la malattia bisogna guarire le relazioni sociali coinvolte e la nostra visione mondo”.

C’è un filo di collegamento tra i due libri?

La cura raccoglie riflessioni sulla mia esperienza personale della malattia e il mio lavoro ventennale di naturopata e studioso di medicine olistiche e sistemi sociali, volto alla ricerca delle “cause della malattia”. Rispetto a Le origini della malattia, la prospettiva sulla malattia è allargata al piano delle relazioni sociali, modi e stili di vita, visioni mondo che ammalano e che guariscono, quindi, contiene una critica sociale a quelle dimensioni del vivere contemporaneo che creano conflitti interpersonali esasperati e ferite d’amore, oggi più che mai acutizzati dalla crisi economica. Del resto, gli ipocondriaci sono sempre in aumento, perché al malessere sociale si risponde con la paura della malattia. Ne La cura paradossalmente gli ipocondriaci trovano pane per i loro denti, nel senso che esiste per davvero una correlazione tra paure e malattie.

Qual è la tesi di fondo che attraversa le pagine del libro?

Un intero universo di relazioni e scambi sociali sono coinvolti nel processo della malattia: conflitti che chiamo “ferite d’amore” con i familiari, i colleghi di lavoro, gli amici, nelle relazioni affettive. Per guarire, oltre che affidarsi ai medici “che amano follemente”, cui dedico il libro, bisogna guarire i rapporti sociali. Del resto le recenti scoperte scientifiche fanno propendere per questa tesi.

Nel volume c’è anche molta teoria scientifica?

Quando scrissi Le origini la correlazione tra malattia e conflitti era avveniristica, da allora sono passati dieci anni, e in questo tempo, la ricerca medica tramite le biotecnologie, lo studio delle cellule staminali, la neurobiologia hanno fatto passi da gigante: la quantità di scoperte che hanno rivoluzionato il paradigma della medicina è tale che, anziché essere trascorsi dieci anni, è come se ne fossero passati cento. Ora sostenere la correlazione tra malattie e conflitti non è più un azzardo, ma un’ipotesi verso cui si stanno dirigendo ambiti di ricerca medica. La cura raccoglie e fa proprie queste scoperte inserendole in un quadro di riflessione sia sui risvolti etici che sulle opportunità che queste rappresentano per raggiungere nuovi traguardi nella medicina e nella cura della malattia.

Cosa sono le ferite d’amore?

Sono le nostre paure che derivano da piccoli o grandi eventi traumatici. Molte delle ferite d’amore nascono dal rapporto con i genitori, ma ogni occasione di relazione con l’ambiente (gli amici, i colleghi, i partner) può generarle o reiterarle. In genere di fronte a un fatto che ci fa soffrire il nostro cervello reagisce cercando di rimuovere il trauma, per farlo mette in atto delle “forme mentali” che ci portiamo dietro e che ci allontanano dal nostro vero essere.

Nel libro affronta vari casi di ferite d’amore, per esempio la paura di non essere amati.

La paura di non essere amati può derivare per esempio da un episodio di abbandono o di poca cura da parte dei genitori. Le persone che hanno subito questa ferita d’amore, nel rapporto di coppia, scacciano la paura di essere abbandonate o tradite cercando situazioni in cui portare all’estremo questo timore con partner anafettivi o inducendo il compagno/la compagna al tradimento o all’abbandono con atteggiamenti esasperanti, come la gelosia. Un eterno ritorno alla stessa ferita d’amore.

Come riconoscere le ferite d’amore e come affrontarle?

Come detto, all’origine della malattia ci sono conflitti e ferite d’amore. Quando insorge la malattia, non occorre risalire molto indietro nel tempo per individuarle. “La cura” aiuta a capire come, e ad affrontarle, a partire dal riconoscere la propria condizione umana e dismettere gli abiti mentali e le visioni mondo che ci ammalano. La cura, sostengo, “è’ ravvivare un sistema vivente malato riportandolo ai segreti della vita”.

Qual è la paura che connota maggiormente la società contemporanea?

Sicuramente quella atavica di morire di fame, che è anche alla base dell’individualismo imperante. A causa della crisi economica viviamo in una logica di scarsità e la paura di non riuscire a soddisfare i nostri fabbisogni genera l’attivazione di dispositivi biologici, cioè di meccanismi cerebrali e organici di lotta per la sopravvivenza.  L’atteggiamento del “ognuno per sé” ha portato all’assenza di collanti sociali. Ben diverso era il comportamento delle persone durante gli anni della ricostruzione o del boom economico, periodo in cui regnava un comune senso di speranza e una solidarietà diffusa. Questa sinergia d’intenti ha reso quell’epoca molto vivace sia per le numerose innovazioni tecnologiche sia culturali (le varie Nouvelle Vague nel cinema, la nascita del rock nella musica ecc…).

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