Smettere di fumare: quali trattamenti farmacologici?

Smettere di fumare: chi vuole farlo realmente, oltre alla ferrea volontà, di quale altro ausilio può avvalersi?

Secondo uno studio condotto presso l’ospedale di St. Michael di Toronto in Canada e presentato al Canadian Cardiovascular Congress (CCC) del 2019, smettere di fumare è più difficile per le donne, che hanno solo la metà delle probabilità di smettere di fumare rispetto agli uomini. Lo studio in questione è di tipo osservazionale, quindi è difficile capire perché per le donne è più difficile abbandonare il vizio, anche se sembra che la predisposizione femminile a soffrire di ansia e depressione renda per loro più difficile la disassuefazione. Probabilmente vi è anche un discorso economico, poiché le donne hanno spesso meno disponibilità di denaro per poter accedere ai farmaci o ai presidi, che possono aiutare nel percorso per smettere.

smettere di fumare

Smettere di fumare: quali percorsi sono disponibili?

Smettere di fumare senza avvalersi di un adeguato supporto psicologico è molto difficile; lo studio canadese, inoltre, suggerisce l’importanza di puntare anche sulla medicina di genere per riuscire nello scopo. Un percorso valido per la disassuefazione dovrebbe prevedere innanzitutto un confronto con il proprio medico di medicina generale, che potrà consigliare in merito ed eventualmente invitare a rivolgersi  al Centro Anti Fumo (CAF) più vicino. L’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di sanità – ISS ogni anno aggiorna il censimento dei CAF attivi presso strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) e del privato sociale. è possibile avere informazioni anche chiamando il Telefono Verde contro il Fumo 800 554088.

Trattamenti farmacologici

Un trattamento farmacologico finalizzato alla disassuefazione dal fumo può essere personalizzato in base alle esigenze del paziente e prevede diverse alternative. L’uso dei sostitutivi della nicotina prevede il ricorso all’uso di cerotti, gomme, caramelle, inalatori e spray sublinguali, commercializzati di recente. Si tratta in tutti i casi di farmaci da banco, che noverano pochi effetti collaterali: l’importante è usarli consapevolmente, utilizzando il giusto dosaggio per il divezzamento. Sono molto utili per ridurre il numero di sigarette fumate e per chi è moderatamente dipendente. In linea generale, chi comincia ad usarli dovrebbe scalare progressivamente il contenuto in nicotina per almeno tre mesi, con una riduzione del dosaggio di un terzo ogni mese.

Buproprione

Questo farmaco è indicato come trattamento nei forti fumatori e per chi non è riuscito a smettere con altri sistemi. La sua assunzione aiuta ad attenuare il desiderio di fumare e riduce l’astinenza. Deve essere somministrato e assunto solo dietro stretto controllo medico perché rientra nella categoria degli antidepressivi atipici: agisce contro l’umore depresso e contiene l’aumento di peso tipico della fase post cessazione sigaretta.

Vareniclina

Il trattamento con questo farmaco viene suggerito a chi ha una forte dipendenza, poiché è un agonista parziale della nicotina; la sua assunzione provoca un vero e proprio disgusto per il fumo e aiuta a ridurre il craving, ossia la ricerca spasmodica della sigaretta. L’uso della vareniclina è controindicato nei pazienti con ipersensibilità nota a questo farmaco, in chi ha meno di 18 anni, nelle donne in gravidanza/allattamento e nei soggetti con una storia di importanti malattie psichiatriche.

Citisina

La citisina è un farmaco galenico approvato dal 2015, che ha lo stesso meccanismo d’azione della vareniclina ma costa meno e sembra avere un migliore profilo di tollerabilità. Attualmente, infatti, viene consigliato come terapia per chi non tollera la vareniclina a causa di effetti avversi gastrointestinali. Non esistono ancora molti studi che ne evidenzino l’efficacia, soprattutto sul lungo periodo, ma i primi risultati sono incoraggianti.

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