Traumi, distorsioni e contusioni, i principali rimedi fitoterapici

Calendula

Un movimento inopportuno o una caduta accidentale possono essere causa frequente di traumi, distorsioni, contusioni: l’urto può causare, infatti, per compressione delle parti sottostanti a quella colpita, un danno sia ai vasi sanguigni che a quelli linfatici. L’inevitabile conseguenza sono ecchimosi ed ematomi provocati dalla fuoriuscita di sangue e dal passaggio di liquidi dai vasi nei tessuti circostanti.

Nei casi più traumatici può fare la sua comparsa l’edema, evidenziato dall’aspetto molle e pallido della cute che dapprima si presenta fredda e lucida, poi sempre più gonfia, dolorante e dura al tatto.

Traumi, contusioni ed ematomi generalmente vanno incontro a riassorbimento spontaneo, ma per un intervento realmente efficace è necessario favorire i processi di riparazione dei danni ai vasi, stimolando al tempo stesso il sistema linfatico a drenare i fluidi accumulati. Funzionali a tale scopo sono diversi principi attivi di origine naturale che, soprattutto per applicazione locale e utilizzati tempestivamente, possono favorire un recupero più veloce, riducendo sia il dolore che il processo infiammatorio che si accompagna alla formazione dell’ematoma. Tra i principi attivi più utilizzati rientrano quelli dell’Arnica, l’escina dell’Ippocastano e la bromelina dell’Ananas. In linea generale si può affermare che quanto più l’impatto del trauma è stato superficiale tanto più efficace è un prodotto topico (crema, pomata, gel), ma, a seconda dei casi, può essere utile impiegare alcuni dei suddetti rimedi naturali anche per via orale, associando entrambe le modalità d’uso mirando a un’azione sinergica.

Arnica

Quando si vuole intervenire in modo rapido ed efficace su distorsioni, traumi, stiramenti muscolari, lividi e contusioni l’arnica (Arnica montana) rappresenta un’eccellente alternativa ai prodotti farmaceutici più tradizionali. Si tratta di una pianta poco appariscente tipica delle zone montane, caratterizzata da solari fiori gialli, simili a grosse margherite, ricchi di principi attivi dall’attività antidolorifica e vulneraria, antireumatica e antinevralgica. Applicata tempestivamente sulla zona colpita, l’arnica è in grado di: far regredire rapidamente il gonfiore e l’edema dei tessuti molli, limitando la formazione di lividi e bernoccoli; dare rapido sollievo alla sensazione di dolore e tensione. La si può utilizzare quindi per applicazioni locali in caso di traumi (ematomi, distorsioni, contusioni, edemi da frattura), ma anche di artralgie e disturbi articolari a carattere reumatico.

Reperibile in commercio sotto forma di gel o crema, può essere utilizzata anche in forma di impacchi preparati con la tintura madre della pianta, diluendo, in circa 250 ml d’acqua, 1 cucchiaino da tè di tintura madre di arnica e intingendo poi nel liquido una garza o un pezzo di cotone della grandezza necessaria a coprire la zona colpita.

È essenziale, per evitare serie irritazioni della pelle, diluire la tintura madre in acqua non applicandola mai allo stato puro. Inoltre, per utilizzare l’arnica in sicurezza, sia in impacco sia in crema o gel, è bene evitarne l’applicazione quando sono presenti lesioni, ferite o escoriazioni per evitare la potenziale comparsa di dermatite e vescicole. L’arnica per via interna può essere tossica, ma la si può utilizzare in forma di rimedio omeopatico, iniziando con una somministrazione per via sublinguale di un tubo dose alla 30 CH, proseguendo poi con Arnica 5 CH, in dosi di 5 granuli 3-4 volte al giorno, rigorosamente lontano dai pasti (10-15 minuti prima o 2-3 ore dopo).

Escina

Conosciuto anche come “castagno d’India”, nome che ne rivela la provenienza orientale, l’ippocastano (Aesculus hippocastanum) è un albero originario della penisola balcanica che può raggiungere anche i 30 metri di altezza: si tratta di un antichissimo rimedio fitoterapico utilizzato da sempre nel trattamento dei disturbi venosi, proprio perché i suoi principi attivi (soprattutto l’escina) sono particolarmente efficaci nel riattivare e tonificare la circolazione sanguigna e nel favorire il ritorno venoso del sangue dalla periferia verso il cuore. L’uso di estratti naturali come quello ottenuto dai semi dell’ippocastano può favorire, grazie alle sue proprietà vasoprotettrici e antinfiammatorie, l’aumento della resistenza e dell’elasticità della parete dei capillari, facilitando la circolazione e favorendo il riassorbimento dei liquidi che possono ristagnare nei tessuti, ad esempio in caso di edema. Responsabile dell’efficacia di questo rimedio naturale è uno dei principi attivi presenti nel fitocomplesso, l’escina, una miscela di saponine, capace di esercitare sui vasi un’azione complessa: non solo aumenta il tono vasale grazie ad un’azione mirata sulla muscolatura liscia, ma protegge i capillari, riducendone la permeabilità e aumentandone resistenza ed elasticità. In questo modo contrasta la formazione dell’edema, favorendone il riassorbimento.

L’ippocastano deve però in parte la sua efficacia ad altri elementi del fitocomplesso quali alcuni flavonoidi come la quercetina e la rutina (o fattore vitaminico P), sostanze note per la loro azione trofica per l’endotelio capillare. L’ippocastano si può utilizzare sia per via topica sia come estratto secco titolato e standardizzato in capsule, a una dose tale da assicurare una quantità giornaliera di escina di circa 100–150 mg.

La dose, variabile a seconda dell’estratto usato, andrebbe suddivisa in 2-3 somministrazioni giornaliere, preferibilmente a stomaco pieno. In alternativa si può utilizzare la tintura madre alla dose di 25-30 gocce per tre volte al giorno in poca acqua o 50 gocce di macerato glicerico sempre diluite in poca acqua, 2 volte al giorno.

L’uso interno è prevalentemente sicuro, ma in alcuni casi potrebbero verificarsi disturbi gastrici e talvolta allergie. È bene non sottovalutare la capacità dell’escina di legarsi alle proteine plasmatiche, che potrebbe essere causa dell’alterazione del metabolismo di alcuni farmaci. L’uso interno di estratti di ippocastano viene sconsigliato in caso di insufficienza renale, per l’ipotesi che alte dosi di escina possano danneggiare i glomeruli e i tubuli renali, mentre la presenza di cumarine rende questo rimedio sconsigliato, per la sua potenziale pericolosità, in associazione con farmaci anticoagulanti.

Ananas

Dal frutto e dal gambo di Ananas comosus, pianta originaria dell’America Centrale, ma coltivato in tutti i paesi a clima tropicale e subtropicale, si ottiene un estratto secco ricco di principi attivi tra i quali si distingue per efficacia la bromelina: si tratta di un enzima proteolitico in grado di esercitare un’attività antiedematosa ed antinfiammatoria, utile per favorire il ripristino del normale trofismo cutaneo.

In realtà la bromelina è presente nell’ananas in due forme, quella del frutto e quella del gambo: in quest’ultimo, la concentrazione di bromelina è maggiore che nel frutto e, rappresentando peraltro uno “scarto” della produzione alimentare, costituisce una fonte di estrazione più economica dei principi attivi. Trattandosi di un enzima, la sua concentrazione è espressa generalmente in “unità proteolitiche” (o “unità Rorer o ancora U.I., ossia Unità Internazionali) e non solo in unità ponderali, con riferimento alla purezza dell’estratto e non solo alla sua percentuale quantitativa.

Grazie alle molteplici proprietà della bromelina, gli estratti d’ananas trovano impiego nel trattamento degli stati infiammatori dei tessuti molli legati a un trauma, ma anche nelle infiammazioni localizzate soprattutto in presenza di edema e negli interessamenti tissutali postoperatori. L’azione antinfiammatoria della bromelina, a differenza di altri Fans, si basa su un diverso meccanismo d’azione che ne rende sicuro l’uso anche ad alte dosi: mentre i Fans più classici inibiscono la ciclossigenasi, bloccando la sintesi di prostaglandine, la bromelina avrebbe dimostrato di essere in grado di “dirottare” la suddetta sintesi, aumentando la produzione di prostaglandine dotate di attività antinfiammatoria a discapito di quelle ad azione pro-infiammatoria, con una netta limitazione dei danni gastrointestinali tipici degli antinfiammatori più tradizionali.

La bromelina incrementa inoltre la depolimerizzazione della fibrina e forse anche di altre proteine, facendo aumentare di conseguenza la permeabilità della parete dei vasi sanguigni e favorendo così il rientro nel letto vascolare del materiale edematoso, riducendo in tal modo la stasi nei tessuti perivascolari. La formulazione maggiormente utilizzata è l’estratto secco nebulizzato e titolato in unità enzimatiche, da assumere per via orale, caratterizzato da rari effetti collaterali poco rilevanti (disturbi gastrointestinali e reazioni di ipersensibilità), il cui uso va però sconsigliato in pazienti con gravi disfunzioni renali o epatiche, limitando sotto uno stretto controllo medico l’uso nei pazienti emofiliaci e in presenza di disordini della coagulazione.

Calendula per le ferite

Calendula

Non sempre, in presenza di ecchimosi ed ematomi è possibile ricorrere ai principi attivi naturali come l’arnica o l’escina: in presenza di tagli, ferite e/o escoriazioni è bene infatti evitare di applicare queste sostanze a diretto contatto con le zone sanguinanti per non causare irritazioni, alterazioni della coagulazione e ritardi di cicatrizzazione.

In tali eventualità, tra i principi attivi naturali, si distingue per efficacia e delicatezza d’azione la calendula dotata di proprietà lenitive e disarrossanti, capaci di favorire i processi di rigenerazione della pelle e limitare il sanguinamento. Tra i principi attivi responsabili dell’azione curativa, vanno evidenziati i flavonoidi, che le conferiscono proprietà antinfiammatorie, riepitelizzanti e lenitive, vasoprotettrici a livello del microcircolo e le mucillagini, principi attivi dotati di proprietà emollienti ed addolcenti garantiscono alla pianta proprietà ammorbidenti e reidratanti ma anche “filmogene”, capaci cioè di creare un vero e proprio velo protettivo sulla pelle.

La presenza, tra i principi attivi, anche di un olio essenziale, attribuisce alla calendula una leggera attività antisettica e antifungina, utile per prevenire infezioni e micosi.

Stefania La Badessa