A livello globale, ad oggi 540 milioni di soggetti, pari a 1 su 10 del target 20-79 anni convive con il diabete; entro il 2045, la sua prevalenza interesserà 1 soggetto su 8.

Nel 90% dei casi si tratta di diabete tipo 2, alla cui base esiste una complessa interazione di fattori socio-economici, demografici, ambientali e genetici. A contribuire in modo significativo alla sua insorgenza: sovrappeso e obesità, sedentarietà e urbanizzazione.

L’importanza della diagnosi precoce

Nel diabete e nel pre-diabete gioca un ruolo cruciale la diagnosi precoce che consente di avviare tempestivamente i trattamenti, agire sugli stili di vita e ridurre il rischio di complicanze associate alla patologia.

Con questo intento, dall’International Diabetes Federation, la Federazione mondiale che include tutte le società di diabetologia e le associazioni di soggetti con diabete, una nuova definizione di diabete e pre-diabete.

La ‘mini curva’ e il Position Statement IDF

Proprio con questo obiettivo, il nuovo Position Statement IDF ha adottato la ‘mini-curva’ da carico di glucosio come strumento utile ad una diagnosi precoce in grado di anticipare almeno di due anni la diagnosi rispetto ai test attuali.

Il documento IDF, dopo attenta revisione della letteratura esistente, ha adottato il valore soglia di > 155 mg/dL alla prima ora della curva da carico di glucosio per la diagnosi di ‘pre-diabete’ nei soggetti con normale glicemia a digiuno; e superiore a 209 mg/dl sempre alla prima ora della curva da carico per la diagnosi di diabete tipo 2. 

Plauso della SIMI: un metodo pratico e sensibile 

«I nuovi criteri diagnostici alla prima ora della curva da carico – ha commentato il Professor Giorgio Sesti, ordinario di Medicina Interna alla Sapienza Università di Roma e presidente della Società di Medicina Interna SIMI – consentono di individuare precocemente i soggetti ad aumentato rischio di diabete o già diabetici, che sfuggono a questa diagnosi con gli attuali criteri diagnostici (glicemia a digiuno < 100 mg/dl, glicemia a due ore dall’OGTT < 140mg/dl, HbA1c < 5,7%). Questo significa che sarà possibile formulare la diagnosi di diabete e di prediabete attraverso una ‘mini-curva’ da carico glucidico di appena un’ora (anziché le due ore attuali). Ma soprattutto, consentirà di intercettare una serie di soggetti che i criteri attuali non permettono di individuare né come pre-diabetici, né come diabetici. La ‘mini-curva’ rappresenta un metodo più pratico e sensibile per ‘catturare’ un maggior numero di soggetti a rischio di sviluppare diabete franco e di riconoscere più precocemente i soggetti con diabete già conclamato».

I vantaggi per i pazienti

Grazie a questi nuovi criteri diagnostici i pazienti potranno avere una diagnosi più rapida, elemento questo che permetterà loro di intervenire tempestivamente in caso di patologia conclamata o di agire in maniera preventiva – attraverso un radicale cambiamento degli stili di vita – in caso di pre-diabete.

«Diagnosticare più precocemente il rischio di sviluppare il diabete o il diabete stesso – ha proseguito Sesti – consente di mettere in atto più tempestivamente una serie di misure preventive riguardanti lo stile di vita o farmacologiche, che aiutano a prevenire la progressione verso il diabete franco e a contenere i danni del diabete. Spesso infatti le complicanze vascolari sono già presenti al momento della diagnosi di diabete».

Altresì, studi longitudinali hanno dimostrato che l’innalzamento della glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio avviene più precocemente nel corso naturale della malattia diabetica, ovvero quasi due anni prima dell’innalzamento della glicemia alla seconda ora. 

L’importanza della ricerca italiana 

Il documento di consenso IDF è arrivato dopo un’attenta disamina di studi internazionali sul significato della glicemia alla prima ora della curva da carico, ai quali ha dato un notevole contributo la ricerca italiana con la pubblicazione di oltre 40 articoli sull’argomento. 

Più in particolare, di grande rilevanza era stato uno studio pubblicato nel 2015 sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism a firma del Professor Giorgio Sesti e dalla Professoressa Teresa Vanessa Fiorentino, Associato di Medicina Interna all’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro, che dimostrava come la glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio fosse in grado di predire con buona accuratezza il rischio di sviluppare un diabete conclamato entro i successivi 5 anni, anche nelle persone normoglicemiche, cioè con una glicemia a digiuno normale. 

«La glicemia alla prima ora della curva da carico – ha ricordato ancora il Presidente SIMI – è già da tempo usata per la diagnosi di diabete gestazionale, quindi rappresenta un elemento fisiopatologico importante, finora trascurato. L’iperglicemia precoce infatti è già un marcatore di diabete o di aumentato rischio di malattia. Quindi se è vero che i nuovi criteri diagnostici dell’IDF rappresentano una ‘novità’ nella diagnosi di diabete, l’importanza della glicemia alla prima ora dell’OGTT è già consolidata da tempo, dal punto di vista fisiopatologico», ha concluso.