Perchè alcune persone si ammalano di Covid e sviluppano forme gravi mentre altre contraggono forme lievi di infezione o non si infettano? La risposta risiede nei geni: un gruppo di essi è specializzato nel distruggere l’unica molecola capace di costruire una valida barriera all’infezione: l’interferone. La scoperta, pubblicata su Nature, è il punto di arrivo di una ricerca avviata nel 2020 dal consorzio internazionale di genetica “Covid Human Genetic Effort”, cui ha partecipato anche l’Italia con diverse strutture

L’infezione da SARS-CoV-2 è benigna nella maggior parte dei casi; nel 10% di essi tuttavia dà vita a una polmonite ipossemica che diventa critica in circa il 3% dei casi. È stato inoltre rilevato che il rischio di morte è doppio negli uomini rispetto alle donne e aumenta all’aumentare dell’età. Quali sono le determinanti molecolari e cellulari che consentono lo sviluppo della polmonite critica è la domanda che si sono posti i ricercatori di uno studio internazionale avviato nel 2020 e coordinato da Jean-Laurent Casanova della Rockefeller University, in collaborazione con il consorzio Internazionale di genetica Covid Human Genetic Effort, al quale l’Italia ha partecipato con il gruppo di Giuseppe Novelli, dell’Università di Roma Tor Vergata, e con l’Istituto San Raffaele di Milano, l’Università di Brescia e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma.

Il ruolo dell’interferone

La risposta risiede nei geni. I ricercatori hanno infatti identificato errori congeniti di interferoni (Ifn) di tipo I, inclusi i deficit autosomici di TLR3 e TLR7 legato all’X, nell’1-5% dei pazienti con polmonite critica di età inferiore ai 60 anni e in una percentuale inferiore nei pazienti più anziani. Pertanto, «almeno il 15% dei casi di polmonite critica da Covid-19 può essere apparentemente spiegato» hanno scritto gli autori nella ricerca pubblicata sulla rivista Nature.

La produzione dipendente da TLR3 e TLR7 di interferoni di tipo I da parte delle cellule epiteliali respiratorie e delle cellule dendritiche plasmacitoidi, rispettivamente, è essenziale per la difesa dell’ospite contro il Sars-Cov-2. Secondo modalità che possono essere influenzate dall’età o dal sesso del soggetto, un’immunità insufficiente dell’interferone di tipo I nel tratto respiratorio durante i primi giorni di infezione può spiegare la diffusione del virus, portando a infiammazione polmonare e sistemica.

Questa scoperta implica che la differenza, rispetto allo sviluppo di una forma più o meno grave di infezione, è determinata dall’ospite. Si tratta di una scoperta che apre importanti scenari. Da una parte spinge ad approfondire i meccanismi della così detta ‘immunità innata’ che determina una reazione differente da parte di chi si infetta sulla base delle capacità innate di ciascun individuo di difendersi dal virus; dall’altra stimola lo sviluppo di test genetici volti a individuare chi può sviluppare la forma grave della malattia, aprendo così le porte a terapie personalizzate.

Fonte:

  • Zhang, Q., Bastard, P., “COVID Human Genetic Effort. et al. Human genetic and immunological determinants of critical COVID-19 pneumonia”. Nature (2022). https://doi.org/10.1038/s41586-022-04447-0