Le numerose crisi che hanno caratterizzato gli ultimi anni – di natura economica, sociale e ambientale – unitamente alla crescente instabilità del contesto geopolitico e agli impatti sulla salute dei cittadini italiani, sono stati i temi al centro del dibattito, in occasione del Forum “Prevenzione e innovazione per l’evoluzione sostenibile del sistema sanitario e la crescita economica dell’Italia” realizzato da The European House – Ambrosetti lo scorso 20 novembre a Roma, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.  Nel corso dell’evento sono stati presentati anche i dati del 18° Rapporto Meridiano Sanità.

Le preoccupanti prospettive per il SSN

In questo scenario – in cui il nostro Paese è ancora intento a superare le conseguenze del Covid-19 tra crisi energetica, di materie prime e crescita dei tassi di inflazione – da una parte si afferma la contrazione del tasso di fertilità, che nel 2023 si è attestato a 1,2 figli per donna, molto distante dai 2,1 necessari a mantenere invariata la popolazione italiana, mentre dall’altra si assiste ad un progressivo invecchiamento della popolazione che nel 2050 si attesterà a 50,6 anni di età media e conterà 1 over65 su 3. Un target quest’ultimo che andrà a drenare il 70% delle risorse sanitarie, il 10% in più rispetto all’attuale 60%.

Ne consegue un quadro complessivamente preoccupante. Da una parte i bisogni di salute dei cittadini andranno ad aumentare, mentre dall’altra andrà a ridursi il numero di cittadini in età attiva, principali contribuenti alla spesa sanitaria.

Rafforzare sistemi informativi e collaborazione

Per rispondere ai crescenti bisogni di salute e di assistenza evidenziati dal rapporto, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe raggiungere i 211,3 miliardi nel 2050 (+56,9%), con una incidenza del 9% sul Prodotto Interno Lordo, valore ben superiore rispetto all’attuale 6,7% ma inferiore a quello di realtà come la Francia e la Germania che destinano alla sanità pubblica oltre il 10% del PIL.

Tuttavia, stante il problema nodale delle risorse, per garantire una continuità assistenziale che vada nella direzione di una sempre maggiore prossimità ad un numero crescente di pazienti cronici e poli-patologici occorre puntare su un potenziamento dei sistemi informativi, di condivisione dei dati e telemedicina oltre a promuovere crescenti collaborazioni tra professionisti impegnati nei setting di cure primarie come medici di medicina generale e farmacisti.