La vitamina D è importante in quanto facilita l’assorbimento del calcio, cruciale per un corretto sviluppo di ossa e denti. La sua assunzione viene, pertanto, incoraggiata a tutte le età.

La vitamina D non si assume soltanto attraverso il cibo (anche se si trova in alcuni tipi di pesce, come orata, merluzzo e sogliola e in alcune tipologie di carne, uova e latticini) ma necessita della luce solare. Stando agli esperti, sarebbe necessaria un’esposizione al sole dai 5 ai 30 minuti almeno due volte alla settimana.

Tuttavia, ad oggi, i benefici della vitamina D sul cuore non erano noti. Una ricerca (Vitamin D supplementation and major cardiovascular events: D-Health randomised controlled trial) condotta in Australia per un periodo di 6 anni, pubblicata sul British Medical Journal, ha mostrato, invece, i suoi importanti effetti su eventi cardiovascolari maggiori, come infarto e ictus.

Lo studio condotto

L’obiettivo dello studio era indagare se l’integrazione in soggetti over 60 di dosi mensili di vitamina D modificasse l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori. Lo studio condotto, un trial clinico randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto un campione di 21.315 australiani di età compresa tra 60 e 84 anni al momento dell’arruolamento, seguiti dal 2014 al 2020.

Ai due gruppi sono stati somministrati: 60.000 UI/mese di vitamina D (n =10.662) o placebo (10.653), assunti per via orale per un periodo di 5 anni. Sono stati 16.882 i partecipanti che hanno completato il periodo di studio: 8.270 soggetti del gruppo placebo (77,6%) e 8.552 soggetti assegnati al gruppo vitamina D (80,2%).

I risultati emersi

Nel periodo di studio 1.336 partecipanti hanno avuto un evento cardiovascolare maggiore: gruppo placebo 699 (6,6%), gruppo vitamina D, 637 (6%).

Il tasso di eventi cardiovascolari maggiori è risultato inferiore nel gruppo vitamina D rispetto al gruppo placebo, soprattutto tra coloro che assumevano farmaci cardiovascolari al basale.

Complessivamente, la differenza nell’incidenza cumulativa standardizzata per causa specifica a cinque anni è stata di -5,8 eventi per 1.000 partecipanti (intervallo di confidenza al 95% da -12,2 a 0,5 per 1.000 partecipanti).

Il tasso di infarto miocardico e di rivascolarizzazione coronarica è risultato più basso nel gruppo di soggetti che assumevano vitamina D, mentre non è stata riscontrata alcuna differenza nell’incidenza di ictus.

Alcune osservazioni conclusive

L’integrazione di vitamina D potrebbe ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori, anche se la differenza di rischio assoluto risultava modesta e l’intervallo di confidenza era coerente con un risultato nullo.

Questi risultati dovrebbero indurre a valutare ulteriormente il ruolo dell’integrazione di vitamina D, in particolare nelle persone che assumono farmaci per la prevenzione o il trattamento delle malattie cardiovascolari, hanno concluso i ricercatori.