“Nuovi” farmaci: il primo passo verso il territorio

Lo scorso giugno, con la nota 97, l’Aifa ha stabilito che, oltre agli specialisti, anche i medici di famiglia possono prescrivere i nuovi anticoagulanti orali nel caso della fibrillazione atriale. Un provvedimento che apre un varco per l’ingresso di questi medicinali nell’ambito delle cure primarie e per la loro distribuzione nelle farmacie di comunità

Da tempo medici di famiglia e farmacisti di comunità avevano a gran voce avanzato la richiesta. Ma ci è voluto il Covid-19 perché quest’ultima si concretizzasse. Lo scorso 17 giugno l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale la determinazione che adotta la nota 97, con la quale è stata estesa ai medici di medicina generale la possibilità di prescrivere i nuovi anticoagulanti orali, come apixaban, dabigatran, edoxaban, rivaroxaban, finora di pertinenza esclusiva degli specialisti. Stilata dalla Commissione tecnico-scientifica dell’agenzia per far fronte alla pandemia, la disposizione è valida solo per quanto riguarda la fibrillazione atriale non valvolare e per un periodo di 120 giorni. In questi mesi, nel momento in cui rilascia la ricetta, il medico non dovrà compilare il consueto piano terapeutico, che risulta temporaneamente sospeso, ma una scheda cartacea di valutazione della prescrizione e del follow-up, che verrà in seguito informatizzata. Ha, inoltre, l’obbligo di conservarla e di consegnarne una copia al paziente, da aggiornare durante le successive visite di controllo.

La soddisfazione dei medici di famiglia

La notizia del provvedimento è stata accolta con favore dai medici di famiglia, che si battevano da anni per poter prescrivere nei loro ambulatori anche le “nuove” molecole.
«La nota riconosce la competenza professionale dei medici di medicina generale che, conoscendo bene i propri pazienti, possono effettuare un’accurata personalizzazione della terapia, garantendo al cittadino una maggiore tutela della salute. La disposizione pone, inoltre, le basi per affrontare e risolvere questioni rilevanti, come le lunghe liste d’attesa in ospedale e la necessità di una continuità assistenziale tra strutture ospedaliere e territoriali» ha dichiarato Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). Un plauso è giunto anche dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), il cui presidente Filippo Anelli ha sottolineato: «Attraverso questo documento, l’Aifa ha manifestato la volontà di coinvolgere i medici di medicina generale nella prescrizione di farmaci che si sono dimostrati sicuri ed efficaci e che hanno facilitato l’aderenza alla terapia. Inoltre, proprio la prossimità del medico di famiglia al paziente facilita il monitoraggio terapeutico, consentendo anche di rilevare i possibili effetti collaterali».

La soddisfazione dei farmacisti

Soddisfatti del provvedimento anche i farmacisti, che hanno fatto subito sentire la loro voce. «Consentire ai medici di medicina generale di prescrivere i trattamenti per importanti patologie croniche è indispensabile per potenziare l’assistenza territoriale, diminuendo il carico di lavoro dell’ospedale» ha affermato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi). «Tuttavia questo procedimento, per essere completo, deve prevedere la distribuzione di tali farmaci attraverso le farmacie di comunità».

In futuro anche i farmaci anti-diabete

Sulla scia del provvedimento dell’Aifa, Fimmg si è rivolta alle istituzioni per avanzare ulteriori richieste. Come, ad esempio, l’attivazione di procedure per portare gli strumenti diagnostici nello studio del medico di famiglia. «In questo momento, sarebbe particolarmente utile per la prescrizione dei nuovi anticoagulanti orali poter effettuare un elettrocardiogramma» ha fatto notare Scotti.

L’auspicio di medici e farmacisti è, tuttavia, che il caso dei nuovi anticoagulanti orali, che hanno aperto un importante varco, non resti isolato. Entrambe le categorie sperano, infatti, che la procedura venga estesa oltre il periodo di emergenza e che possa riguardare anche altri farmaci, a cominciare dai nuovi ipoglicemizzanti orali per il trattamento del diabete, come gliptine, gliflozine, incretine, e dalle terapie per la broncopneumopatia cronica ostruttiva. «La nota sui nuovi anticoagulanti orali, che segna la fine di un’anacronistica anomalia tutta italiana, è un primo importante passo, al quale ne devono seguire altri» ha commentato Scotti, preannunciando possibili evoluzioni in seguito a un incontro con il direttore dell’Aifa Nicola Magrini, alla presenza del ministro della Salute Roberto Speranza. In particolare, a proposito dei farmaci anti-diabete la Società italiana di medicina generale (Simg) ha annunciato la propria proposta, come ha spiegato il presidente Claudio Cricelli: «In sostituzione degli attuali piani terapeutici, abbiamo elaborato una nota con le informazioni scientifiche e le procedure da rispettare per un’appropriata prescrizione. Discuteremo il documento con gli specialisti della Società italiana di diabetologia e con l’Associazione dei medici diabetologi e poi lo invieremo al ministero della Salute e all’Aifa con la richiesta di avviare un tavolo di confronto».