Stili di vita poco salutari, pochi screening oncologici, tasso di depressione decuplicato rispetto alla popolazione generale e una difficoltà di accesso ai servizi sanitari, a causa di una discriminazione ancora molto forte. Sono i dati principali dello studio sullo stato di salute della popolazione transgender condotto dall’Iss

Lo scorso anno l’Istituto superiore di sanità (Iss), con la collaborazione di centri clinici distribuiti su tutto il territorio nazionale e le associazioni e i collettivi transgender, ha avviato uno “Studio sullo stato di salute della popolazione transgender adulta in Italia”. Alcuni dati sono stati presentati lo scorso 7 giugno in occasione di un convegno organizzato con l’UNAR – Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali, della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

È emerso che la popolazione transgender ha stili di vita poco salutari, livelli di depressione fino a dieci volte superiori a quelli della popolazione generale e una bassa adesione agli screening oncologici.

Le criticità riscontrate nel rapporto medico-paziente

Tra le criticità riscontrate più di frequente da questa fetta di utenza c’è la mancata conoscenza circa la salute transgender da parte del medico, elemento questo che rappresenta una barriera nel rapporto con lo stesso.

I dati preliminari di una survey tuttora in corso hanno rivelato come gli stessi medici sottolineino la necessità di una formazione specifica sugli aspetti di salute legati all’identità di genere che non è attualmente parte del curriculum di studi universitario. Per far fronte a questa situazione, dal 2023, saranno disponibili sulla piattaforma dell’Istituto superiore di sanità dei corsi di formazione specifici rivolti a personale medico e sanitario.

Lo studio ISS

L’indagine condotta dall’Iss si compone di quattro sezioni: dati socio-anagrafici (età, cittadinanza, residenza, titolo di studio, condizione lavorativa, reddito, sesso registrato alla nascita, identità di genere), stili di vita (attività fisica, dieta, fumo di sigaretta, consumo di alcol, uso di droghe), stato di salute (accesso ai servizi sanitari e loro utilizzo, prevenzione, malattie, cure mediche e chirurgiche), identità di genere e salute (supporto psicologico, trattamento ormonale o chirurgico di affermazione di genere).

Stili di vita

Lo studio ha evidenziato stili di vita poco salutari in questo target di popolazione. Basti pensare che a non praticare attività fisica sono oltre il 60% (il 64% delle persone transgender AMAB, donne transgender e persone non binarie assegnate maschio alla nascita, e il 58% delle persone transgender AFAB, uomini transgender e persone non binarie assegnate femmina alla nascita, rispetto al 33% e al 42% rispettivamente degli uomini e delle donne nella popolazione generale.

Rispetto al fumo, più a rischio le persone AFAB, fumatrici nel 37% dei casi. Anche il consumo eccessivo di alcool appare più marcato nella popolazione transgender: 23% AMAB e 17% AFAB nella popolazione transgender a fronte del 12,5% uomini e del 5,5% donne nella popolazione generale. A giocare un ruolo determinante in questi comportamenti sono ancora una volta atteggiamenti transfobici e discriminatori nei loro confronti.

Stato di salute

I dati relativi allo stato di salute sono ancora in fase di analisi: è stato possibile tuttavia evidenziare un livello molto significativo di depressione nella popolazione transgender, che tocca il 40%, un valore quasi decuplicato rispetto a quanto riscontrato nella popolazione generale. Per quanto attiene all’HIV, anche qui i dati evidenziano una prevalenza maggiore rispetto a quella stimata nella popolazione generale.

Difficoltà di accesso ai servizi sanitari

Lo studio mostra l’importanza e la necessità di un’azione sanitaria specifica su questa fascia di popolazione, sottolineando la difficoltà di accedere ai servizi sanitari, in particolare agli screening oncologici. Esiste infatti un problema discriminatorio tuttora molto significativo, che interessa quasi un soggetto transgender su due (46%). Difatti, stando ai dati, solo il 20% dei soggetti trans femmine alla nascita esegue il pap-test. A soffrire di depressione sono poi circa 4 su 10, mentre il 60% del campione analizzato ha dichiarato di non svolgere attività fisica.

Puntare su sensibilizzazione e formazione specifica

Per superare i pregiudizi e ridurre la discriminazione tuttora molto forte nei confronti delle persone trans, occorre puntare su una corretta sensibilizzazione della popolazione e formazione dei professionisti sanitari.

«Questi numeri mostrano quanto sia urgente nell’ambito dei servizi sanitari costruire una formazione specifica del personale che lavora in ambito sanitario – ha sostenuto Marina Pierdominici, responsabile scientifico dello studio sullo stato di salute della popolazione transgender, dell’Iss – Il corretto accesso ai servizi sanitari in questa fascia di popolazione è il motore della prevenzione e il suo funzionamento riguarda sia la sensibilizzazione della popolazione transgender rispetto all’importanza della tutela della salute sia la competenza del personale sanitario coinvolto nell’azione di prevenzione».