Il termine dolcificante artificiale indica i sostituti dello zucchero utilizzati per dolcificare alimenti e bevande, come aspartame e sucralosio. Questi dolcificanti a basso contenuto calorico, come il dolcificante a base vegetale Stevia, sono collettivamente definiti come dolcificanti non a base di zucchero.

Stando ai dati del censimento degli Stati Uniti e del Simmons National Consumer Survey, ad utilizzare sostituti dello zucchero sono stati 141,18 milioni di americani nel 2020. 

I prodotti contenenti dolcificanti non a base di zucchero sono più spesso utilizzati da persone che cercano di ridurre l’assunzione di zucchero o di gestire il proprio peso, in quanto hanno un contenuto calorico di gran lunga inferiore a quello dello zucchero.

Gli effetti dei dolcificanti sulla salute

Recentemente, tuttavia, il loro utilizzo e i loro potenziali effetti sulla salute sono stati messi in discussione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS che ha pubblicato una nuova linea guida che ne sconsiglia l’uso sulla base di prove che suggeriscono che l’assunzione di questo tipo di dolcificanti non aiuta a controllare il peso e, soprattutto, determina “potenziali effetti indesiderati derivanti dal loro uso a lungo termine”, tra cui un aumento del rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari. 

Inoltre, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – IARC, ha recentemente classificato l’aspartame come possibilmente cancerogeno, sulla base di risultati che dimostrano come il consumo di più di 6 porzioni di soft drink alla settimana sia positivamente associato a un aumento del rischio di carcinoma epatocellulare nell’uomo.

Oltre a questi rischi potenziali, ci sono anche preoccupazioni sul modo in cui l’uso di dolcificanti artificiali non a base di zucchero può influenzare il microbioma intestinale e se i rischi potenziali sono legati ad alterazioni del microbioma intestinale.

Le potenziali alterazioni del microbioma

Il microbioma intestinale svolge un ruolo significativo in molti aspetti della salute e della malattia umana, tra cui la digestione e il metabolismo, la fisiologia, e la funzione immunitaria.

Gli squilibri delle popolazioni microbiche intestinali sono stati collegati a condizioni che vanno da patologie gastrointestinali, come le malattie infiammatorie intestinali e la sindrome dell’intestino irritabile e condizioni metaboliche come l’obesità e il diabete tipo 2, a malattie infiammatorie immuno-mediate e insufficienza cardiaca.

Tuttavia, è importante notare che la maggior parte di questi collegamenti è stata identificata utilizzando campioni di feci, che non sono rappresentativi dell’intero tratto gastrointestinale.

All’interno dell’intestino, l’intestino tenue svolge un ruolo chiave non solo nella digestione e nell’assorbimento dei nutrienti ma anche nella regolazione endocrina e per immunità. Per questa ed altre ragioni, appare pertanto importante studiare direttamente il microbioma dell’intestino tenue per valutare la sua relazione con le malattie.

Il consumo di dolcificanti non zuccherini porta a cambiamenti significativi nella diversità e nella composizione microbica fecale e del duodeno e si ripercuote sui livelli di marcatori infiammatori circolanti.

Lo studio condotto

Nello studio condotto da ricercatori della California, Stati Uniti e pubblicato su iScience, i ricercatori hanno analizzato campioni dello studio REIMAGINE –Revealing the Whole Intestinal Microbiota and its Associations with the Genetic, Immunologic, and Neuroendocrine Ecosystem, per valutare i potenziali effetti del consumo di dolcificanti non zuccherini sul microbioma luminale duodenale.

Il campione esaminato e i risultati emersi

Sono stati analizzati il microbioma luminale duodenale in soggetti che consumavano dolcificanti senza aspartame, nel numero di 35, solo aspartame, nel numero di 9 e in quello di 55 controlli, oltre al microbioma fecale di un sottogruppo di 40 soggetti. La diversità alfa duodenale è diminuita in coloro che utilizzavano dolcificanti non zuccherini senza aspartame rispetto ai controlli.

L’abbondanza relativa duodenale di Escherichia, Klebsiella e Salmonella (tutti phylum Proteobacteria) risultava più bassa sia in quanti utilizzavano dolcificanti senza aspartame sia in coloro che utilizzavano solo aspartame rispetto ai controlli.

L’abbondanza relativa fecale di Escherichia, Klebsiella e Salmonella era aumentata sia tra coloro che usavano dolcificanti senza aspartame, sia tra quanti assumevano solo aspartame rispetto ai controlli.

Le vie metaboliche duodenali previste alterate in quanti assumevano dolcificanti senza aspartame rispetto ai controlli includevano la biosintesi dei polisaccaridi e la degradazione del D-galattosio, mentre la biosintesi della cilindrospermopsina era significativamente arricchita tra coloro che usavano solo aspartame rispetto ai controlli.

Alcune osservazioni conclusive

Questi risultati suggeriscono che il consumo di dolcificanti non zuccherini può alterare in modo significativo la composizione e la funzione del microbioma nell’intestino tenue metabolicamente attivo, con alterazioni diverse osservate nelle feci, hanno concluso i ricercatori.